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Inquinamento, a Modena quasi la metà è originata dagli impianti di riscaldamento

Qualche giorno fa a Roma l’Ispra, L’Istituto Superiore per la protezione e ricerca ambientale, ha diffuso i dati relativi all’andamento della produzione di PM10, un’analisi che ha preso in esame 120 città, tra le quali Modena. Con dati per certi versi positivamente sorprendenti, che evidenziano innanzitutto la forte diminuzione registrata in dieci anni, dal 2005 al 2015, di questi particolari inquinanti. Nella nostra città, infatti, si è passati dalle 455,8 tonnellate di particolato del 2005, alle 290,2 del 2015, con una diminuzione del 36,3%. A fronte di un calo che, a livello nazionale, si è fermato al 19%.

A contribuire a questa rilevante diminuzione un po’ tutti i settori, tranne i rifiuti e, soprattutto, il riscaldamento, che nel 2015 da solo, a Modena, valeva il 48,3% della produzione complessiva delle PM10 (il 20,5% nel 2005).

Ecco le tabelle (dati sono espressi in tonnellate).

PM10 a Modena: i fattori inquinanti

Le tabelle successive mostrano, invece, l’andamento dei vari fattori nel decennio 2005-2015 e la variazione della loro incidenza sul totale complessivo delle PM10 prodotte nella nostra città nel 2005 e nel 2015

Numeri che dimostrano in modo palese come oggi gran parte dell’inquinamento di particolato sia dovuto al riscaldamento (sia quello domestico che commerciale – uffici e centri commerciali – ed istituzionale, come scuole e luoghi pubblici). “Se nel 2005 le caldaie erano responsabili del 20,5% di questo tipo di inquinamento – osserva Alberto Papotti, Segretario di CNA Modena – nel 2015 queste emissioni sfioravano la metà di quelle complessive, nonostante i riscaldamenti siano in funzione solo cinque mesi all’anno. Se il calo dell’industria è dovuto, almeno parzialmente, alla crisi, ben più significativa è la diminuzione dell’inquinamento di particolato dovuto al traffico, sceso al 25%”.

“Sono numeri che fanno riflettere e che devono essere alla base delle manovre antismog. Cifre che dimostrano come sia necessario continuare a favorire la sostituzione dei mezzi inquinanti, compresi quelli commerciali, solitamente caratterizzati da una vita media più lunga di quelli privati. Da questo punto di vista, continuiamo a sottolineare come sia stata poco lungimirante la scelta di escludere i diesel euro 6 dagli incentivi per la rottamazione dei vecchi camion. Ma diventa sempre più importante agire anche sul fronte dei riscaldamenti pubblici e privati, innanzitutto iniziando un’attività di controllo sulle caldaie per ora rimasta sulla carta, attività che peraltro l’entrata in vigore del Criter, il Catasto regionale degli impianti termici, dovrebbe in qualche modo favorire, purché non rimanga fine a sé stesso. Poi incentivando, sia a livello nazionale che locale, l’adozione di sistemi meno inquinanti, dal fotovoltaico all’installazione di caldaie di ultima generazione”.

















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