“Il sacrificio delle vittime della barbarie nazifascista ci deve spingere, ogni giorno, a contrastare con forza chi richiama o compie gesti che si rifanno al fascismo, all’antisemitismo, all’intolleranza e alla xenofobia”. Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, intervenuto questa mattina al Parco collinare di Paderno, in provincia di Bologna, per le celebrazioni del 74° anniversario dell’eccidio di Sabbiuno. Con Bonaccini anche il sindaco di San Giovanni in Persiceto e presidente del Comitato per le onoranze ai caduti di Sabbiuno, Lorenzo Pellegatti, il componente della segreteria nazionale Anpi, Paolo Papotti, insieme a sindaci e rappresentanti delle sezioni locali Anpi dei Comuni della bassa pianura bolognese dai quali provenivano le persone assassinate nel dicembre del 1944.
La cerimonia ricorda gli oltre cento martiri trucidati dai tedeschi tra il 14 e il 23 dicembre 1944, i cui corpi furono gettati nei calanchi. Le salme vennero recuperate solo nel 1945, dopo la Liberazione. Delle vittime, a solo 58 è stato possibile attribuire un nome.
“Davanti a questo Sacrario e nel ricordo di coloro a cui è stata strappata la vita, da tutti noi deve arrivare un ‘no’ fermo, senza alcun tipo di eccezione, di fronte a segnali preoccupanti di una nuova barbarie, dove anche la memoria non viene più rispettata e ferita nei suoi simboli, come è accaduto nei giorni scorsi a Roma con il furto delle pietre di inciampo testimoni della Shoah. Troppi- sottolinea Bonaccini- si affannano a ridimensionare il valore dell’antifascismo e il sangue versato da tanti per liberare il nostro Paese, tantissimi qui nelle nostre terre. Un errore storico, culturale e morale. Non ci deve essere spazio alcuno per il desiderio di revisionismo, mascherato da presunta ricerca di obiettività ed equidistanza delle posizioni, sintomo solo di un vergognoso qualunquismo. A tutto questo dobbiamo opporci- chiude il presidente della Regione-. L’Emilia-Romagna vuole essere aperta e solidale, qui odio e rancore non hanno diritto di cittadinanza e non permetteremo a nessuno di calpestare i valori di democrazia e libertà nati dalla Resistenza e sanciti nella nostra Costituzione”.
La storia
Il 5 dicembre 1944 i tedeschi e i fascisti realizzarono due grandi rastrellamenti ad Anzola Emilia, ad Amola di Piano (San Giovanni in Persiceto) e in diversi altri centri della bassa pianura bolognese. Oltre 200 persone furono portate nelle sedi delle SS tedesche a Bologna e, dopo gli interrogatori, nel carcere di San Giovanni in Monte, dove si trovavano già centinaia di detenuti. Partigiani, la cui identità e attività erano certi, insieme a diversi civili, furono portati a Sabbiuno di Paderno, sulla collina a sud della città, e uccisi in massa. I corpi rotolarono lungo i fianchi della collina verso il Reno. L’eccidio fu compiuto in due tempi: il 14 e il 23 dicembre 1944. Altri rastrellati furono deportati a Mauthausen (Austria) e a Gries (Bolzano). Ancora oggi il numero esatto delle vittime non è certo, perché i resti di molti potrebbero essere rimasti sepolti nei calanchi.
Il memoriale
Il monumento, uno tra i più importanti della Resistenza in Emilia-Romagna, è stato realizzato nel 1974 su progetto del gruppo “Città nuova”, frutto del lavoro volontario e gestito dal Comitato per le onoranze ai caduti di Sabbiuno. Il memoriale sottolinea i luoghi con segni tangibili, che permettono ai visitatori di rivivere quei tragici eventi. Collocato sul crinale tra Reno e Savena offre, per la sua posizione dominante, ampie vedute panoramiche sulle due vallate. Un’aula a fianco del monumento ospita una mostra fotografica e uno spazio dedicato ad attività didattiche per le scuole.