Da mercoledì 18 luglio, docenti, studenti e diplomati del master in Analisi Chimiche e Chimico-Tossicologiche Forensi dell’Università di Bologna saranno al lavoro per analizzare i residui dell’esplosione che il 2 agosto 1980 ha causato la Strage alla Stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. Gli esperti saranno al lavoro per cercare nuovi reperti ed indizi legati sia all’esplosivo utilizzato che al funzionamento dell’ordigno.
Il gruppo che lavorerà sulla perizia è composto da diplomati e studenti del master in Analisi Chimiche e Chimico-Tossicologiche Forensi e guidato da Danilo Coppe, perito nominato dalla Corte di Assise e docente del master Unibo, insieme a Stefano Girotti, chimico analitico e direttore del master.
L’incarico è stato affidato ai consulenti dell’Alma Mater nell’ambito del processo attualmente in corso. Le analisi si svolgeranno nell’area dei Prati di Caprara dove sono conservati i materiali recuperati dall’esplosione.
“La prima fase dei lavori proseguirà per almeno due o tre settimane – spiega il professor Girotti – poi valuteremo se saranno necessarie ulteriori analisi. Trovare tracce dell’ordigno non sarà semplice, visti i molti anni passati dall’esplosione, ma non è impossibile: speriamo di riuscire a recuperare nuovi dati utili”.
Arrivato quest’anno alla sua sesta edizione, il master in Analisi Chimiche e Chimico-Tossicologiche Forensi è un corso unico in Italia che punta a formare esperti in chimica forense con competenze specifiche per le analisi di laboratorio a supporto delle indagini e dell’attività della magistratura, o di consulenza per le parti.