“La decisione della Regione Emilia Romagna di abolire il ‘superticket’, lasciandolo tuttavia in vigore per i redditi superiori ai 100mila euro, non può non vedere d’accordo le parti sociali.
L’articolazione del ticket sanitario su base reddituale accoglie in pieno quelle che sono le nostre richieste. Inoltre, si muove nel solco di quell’equità sociale che ha sempre contraddistinto la nostra regione. E che ci ha sempre visto tutelare sia le fasce più deboli sia quelle intermedie che hanno pagato un pesante tributo alla crisi”. Così Luigi Giove, segretario generale Cgil Emilia Romagna; Giorgio Graziani, segretario generale Cisl Emilia Romagna e Giuliano Zignani, segretario generale Uil Emilia Romagna.
“A dare ancora più valore a questa scelta, c’è anche il dato che le minori entrate verranno coperte con fondi regionali senza che ciò comporti alcun aggravio per i cittadini emiliano-romagnoli. Segno ciò di un’accurata gestione delle risorse ‘interne’. Oltretutto, questo strumento non inficerà il corposo piano di assunzioni in ambito sanitario che abbiamo concordato con la Regione Emilia-Romagna, in attuazione in questi mesi. Piano di assunzioni che deve continuare a coprire il cospicuo turnover e, di conseguenza, elemento imprescindibile per garantire qualità nelle prestazioni sanitarie, qualità a cui si dovrà dare necessariamente continuità nel futuro.
Da ultimo, ma non per questo, meno importante, la scelta di dare un differente scaglionamento del ticket può essere, a buon titolo, ascritta a quegli interventi integrativi previsti dal Patto per il Lavoro tesi a supportare i redditi dei lavoratori emiliano-romagnoli e quindi a dare risposte ai bisogni delle famiglie e dei cittadini”.