Questa mattina si è svolta a Palazzo D’Accursio la conferenza stampa di presentazione del progetto di ricollocazione dell’opera di Giuseppe Romagnoli “L’Amor Patrio e il Valore Militare” nella sua sede originaria sulla facciata di Palazzo d’Accursio in Piazza Maggiore, fortemente voluto e promosso dall’imprenditore bolognese Francesco Amante.
Dopo ben 75 anni, grazie al lungimirante mecenatismo di Francesco Amante, le due magnifiche statue Liberty dello scultore Giuseppe Romagnoli, rimosse e parzialmente distrutte nel 1943 per ordine della Repubblica di Salò, torneranno ad affiancare, insieme alla lapide di Re Umberto I, il lato destro della porta d’ingresso di Palazzo d’Accursio, ritrovando posizione nella loro collocazione originale.
Il lavoro di Francesco Amante ha inizio nel 2012, quando l’Amministrazione comunale fa scoprire all’imprenditore bolognese i due altorilievi bronzei abbandonati nel cortile dell’Accademia di Belle Arti.
Francesco Amante, sensibile all’arte, non solo grande appassionato ma attivo sostenitore di attività culturali di alto livello, prende a cuore il progetto e inizia a interessarsi alle possibilità e modalità di restauro e ricollocazione dei due capolavori del Romagnoli, considerati fra gli esiti più alti del Liberty in Italia.
“Ho due passioni, l’arte e i motori e in entrambi i campi mi piace restituire qualcosa alla mia città, che mi ha dato tanto” – Francesco Amante
Il progetto viene dunque sostenuto dall’Amministrazione comunale fino ad arrivare nel 2018 all’approvazione, su impulso dell’assessore alla Cultura e Promozione della città Matteo Lepore, di un Patto di Collaborazione tra il Comune di Bologna e l’imprenditore e mecenate Francesco Amante, che si è fatto carico dell’intero processo di restauro e di ricollocazione sulla base di un progetto approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
Il progetto è ritenuto, come si legge nell’atto di Giunta: “Di grande interesse per Bologna sotto molteplici profili: culturale, poiché permette una valorizzazione delle opere di uno scultore bolognese stimato a livello nazionale quale Giuseppe Romagnoli, ancora oggi meritevole di attenzione e di studio; storico e filologico, poiché volto a ricreare l’immagine di Piazza Maggiore, come si presentava fino al 1943”.
Il restauro, che sarà eseguito dalla ditta Leonardo S.r.L (la stessa che ha lavorato al restauro della Fontana del Nettuno di Giambologna), inizierà a fine giugno e si concluderà nel mese di ottobre, con la ricollocazione prevista per il 4 ottobre in occasione della festa del Patrono di Bologna, San Petronio.
Dopo ben 75 anni, le due statue di Romagnoli torneranno a ornare l’ingresso principale di Palazzo D’Accursio su Piazza Maggiore, nello spazio vuoto sul lato destro della porta d’ingresso, assieme alla lapide dedicata al re Umberto I.
CENNI STORICI
I due bronzi, realizzati da Giuseppe Romagnoli e rappresentanti l’Amor Patrio e il Valore Militare, facevano parte del monumento commemorativo al Re Umberto I, inaugurato nel 1909, originariamente collocato sulla facciata di Palazzo D’Accursio in Piazza Maggiore.
La città di Bologna, con questo grande monumento, voleva rendere omaggio al “Re Buono” Umberto I, considerato uno dei più grandi sostenitori della libertà e degli ideali democratici, che aveva, infatti, visitato la città in occasione della liberazione dagli austriaci e che fu brutalmente assassinato a Monza nel 1900.
Il 21 dicembre 1943 le parti in marmo del monumento furono distrutte dai “repubblichini” in base all’ordinanza della Repubblica di Salò in cui veniva disposto “che tutte le intestazioni, indicazioni o insegne, comunque riferentesi alla ex casa regnante o ai suoi componenti dovranno essere eliminate o sostituite con altre di indole repubblicana”. I due bronzi superstiti furono collocati presso la Villa delle Rose nel 1945 e depositati successivamente nel cortile dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
IL RESTAURO E LA RICOLLOCAZIONE
La definizione dello stato di conservazione è stata compiuta attraverso l’osservazione delle superfici in vista, permettendo di definire un quadro di usura tipico dei manufatti in bronzo che sono oggetti a degradi differenti, provocati dalla diversa esposizione ambientale e dalle proprietà tecnologiche del manufatto. Vista l’impossibilità di spostare i bronzi per via delle loro notevoli dimensioni, il rilievo delle superfici è stato realizzato attraverso una tecnica altamente tecnologica, per la prima volta utilizzata fuori dall’ambito accademico, con la quale è stato possibile acquisire un “calco digitale” delle statue, a basso costo e con tempi rapidi. Sulla base di questi rilievi, è stato pensato un intervento di restauro che prevede principalmente la pulitura e la protezione dei bronzi.
Al processo di restauro seguirà la ricollocazione dei bronzi nella loro posizione originaria, ossia sulla facciata principale di Palazzo D’Accursio, restituendo così alla vista della città una significativa testimonianza storica e artistica, vittima della reazione antisabauda della Repubblica di Salò.