È sempre più facile imbattersi, su social media come Facebook e Instagram, in post che promuovono servizi alla persona (parrucchiere, estetiste, dietiste, perfino tatuatori…) da parte di chi non ha titoli per farlo e lo fa in maniera abusiva e in modo non conforme dal punto di vista fiscale.
“Questo fenomeno – commenta Giancarlo Santunione, presidente della categoria Benessere di Lapam Confartigianato Modena e Reggio Emilia – è grave sia perché in questo modo si configura una concorrenza sleale nei confronti di chi svolge regolarmente e in modo serio queste attività e sia perché si rischia di mettere a repentaglio la salute di chi si affida a queste persone. Chi esercita queste professioni in modo fraudolento, infatti, non è sottoposto ai controlli. Basti pensare, ad esempio, a chi svolge il mestiere di parrucchiera abusivamente: chi controlla i prodotti che letteralmente vengono usati sulla ‘testa’ del cliente? O, altro esempio, chi controlla, la veridicità medica e scientifica di alcune diete o prodotti dietetici promossi sui social da alcune dietiste ‘abusive’? Scegliere chi esercita regolarmente questo mestiere, quindi, non è soltanto una scelta etica ma anche di sicurezza”.
“Si tratta – prosegue Santunione – di una piaga che ha sempre afflitto il nostro Paese ma ora, tramite le piattaforme social, se ne fa esplicita menzione e addirittura i social divengono un canale di promozione di queste attività abusive. Chiediamo alle istituzioni preposte maggiori controlli su chi esercita illegalmente queste professioni legate ai servizi alla persona e su chi si promuove sui social media”.