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Forzavano bancomat con fiamma ossidrica: la Corte d’Appello conferma per 7 napoletani la sentenza di condanna del Tribunale di Reggio Emilia

Money Burning, “denaro in fiamme”, questa l’operazione condotta nell’ottobre del 2016 dai carabinieri in forza alla stazione di Castellarano e alla compagnia di Castelnovo Monti che aveva portato all’arresto di otto napoletani responsabili di appartenere ad una banda che era solita aprire bancomat armata di fiamma ossidrica. Con questo modus operandi, la notte del 12 ottobre 2016 dopo avere forzato la porta di emergenza laterale dell’agenzia 8 del Monte dei Paschi di Siena di Reggio Emilia, sita in via Emilia all’Ospizio, con l’ausilio di una fiamma ossidrica scassinavano lo sportello bancomat ed asportavano la somma in contanti di oltre 20.000.

In manette con l’accusa di concorso in furto aggravato, per mano dei carabinieri di Castellarano e Castelnovo Monti, finirono 6 napoletani,tra i 30 ed i 44 anni tutti residenti a Napoli nonché un 41enne residente a Castellarano. Un ottavo 44enne arrestato e stato poi assolto. Quella condotta dai militari era stata un’attività figlia dell’eccezionale connubio tra la capillare attività di controllo del territorio e gli approfondimenti investigativi su dati raccolti nel corso dei servizi. Nello specifico i carabinieri di Castellarano registrarono nel loro territorio la presenza di alcuni napoletani, con a carico anche precedenti specifici proprio sui furti ai bancomat. Tali presenze sono state monitorate per giorni fino ad accertare che i partenopei erano ospiti di un loro concittadino dimorante a Castellarano. L’attività cognitiva svolta dai militari della locale stazione, unitamente al fatto che in quei giorni era stato censito un furto presso uno sportello della Banca del Monte dei Paschi di Siena proprio a Reggio Emilia e proprio con l’utilizzo della fiamma ossidrica, faceva ritenere non solo plausibile, ma altamente probabile che l’abitazione del napoletano abitante a Castellarano fosse utilizzata dai componenti del gruppo criminale come base logistica nella quale trovare rifugio e dalla quale partire per commettere i colpi.

L’analisi investigativa dei dati raccolti portava al blitz nell’abitazione che si concludeva positivamente. Durante la perquisizione oltre al proprietario venivano identificati 7 ospiti. Durante la perquisizione i carabinieri sequestravano in disponibilità dei presenti: circa 20.000 euro in contanti ritenuti provento del furto alla banca MPS del 12 ottobre precedente, una decina di scanner sintonizzati sulle frequenze radio delle forze di polizia, 6 inibitori di trasmissioni radio-cellulare, un computer portatile contenente un file con l’esatta ubicazione di innumerevoli banche di tutto il nord Italia tra cui la Monte dei Paschi di Siena visitata, numerosi attrezzi da scasso, diversi accessori per il travisamento (capelli, guanti, passamontagna, parrucche, scalda collo etc..) e numerosi apparati cellulari e schede telefoniche.

Alla luce di quanto accertato e avendo raccolto incontrovertibili elementi di responsabilità di tutti i presenti in ordine al furto compiuto la notte del 12 ottobre all’MPS di Reggio Emilia, i presenti venivano sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e ristretti al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura reggiana. Quindi l’iter giudiziario con il Tribunale di Reggio Emilia che il 5 settembre 2017 emetteva condanne da 4 (peri i recidivi) e 3 anni per 7 arrestati con l’ottavo che veniva assolto. Il 2 maggio scorso la Corte d’Appello di Bologna confermava le sentenze di primo grado.

















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