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Tempi d’attesa e assistenza territoriale in Area Nord, l’Azienda USL di Modena: i fatti raccontano un’altra storia

Tempi d’attesa per l’accesso alla specialistica ambulatoriale rispettati per tutte le prestazioni oggetto di monitoraggio, recupero importante di mobilità, in particolare sulla diagnostica pesante, potenziata con l’obiettivo – pienamente raggiunto – di avere tutte le prestazioni di TAC e risonanze eseguibili sul territorio dell’Unione dei Comuni Area Nord entro i tempi previsti. A dirlo sono i dati che chiunque può verificare a CUP e visibili ai cittadini sul portale regionale (www.tdaer.it), che smentiscono la “vulgata” del tutto priva di dati a supporto, diffusa dal sindacato alle testate giornalistiche. Se da un lato è giusto accettare le critiche su ciò che si può migliorare, e l’Azienda è pronta a farlo, al contrario rispondiamo coi fatti a quelle strumentali e basate esclusivamente su un percepito e rilanciate come se fossero vere. Tutte le aree specialistiche offrono oggi prestazioni disponibili nei tempi su base distrettuale, con anche servizi d’eccellenza tra cui l’endocrinologia e l’endoscopia che hanno visto l’apertura di nuovi ambulatori e l’aumento di sedute. Il tutto riconosciuto come eccellenza perfino a livello nazionale.

Il percorso verso una medicina del territorio dentro le Case della Salute è pienamente attivo e la realizzazione dei progetti edilizi è legata a tempi tecnici e non certo a inerzia: a Finale Emilia la ripresa dei lavori è imminente; l’avvio di Mirandola è previsto per la fine del 2018, nel pieno rispetto del cronoprogramma, in cui sono inserite anche le altre Case. A parlare anche qui sono i fatti: la Casa della Salute di Finale è un’avanguardia a livello regionale sul diabete e le demenze. Se l’ambulatorio infermieristico ha ancora spazi limitati, è in corso la ricerca di alternative, nella consapevolezza che questo rappresenti per la Casa della salute un riferimento che deve disporre di ambienti pienamente adeguati. La Casa della Salute di Cavezzo è punto di riferimento per la gestione delle cronicità, ed è stata individuata dalla Regione per un progetto biennale sul rischio cardiovascolare che ha permesso di intercettare precocemente 187 persone a rischio ed intervenire con misure di prevenzione primaria di iniziativa.  A Concordia si accoglie la medicina di gruppo con ambulatorio infermieristico e un MMG non associato, il punto prelievi, l’ambulatorio ostetrico con screening per la prevenzione del tumore cervico-vaginale, la pediatria di comunità. Infine un’altra Casa a San Felice sul Panaro è in fase di valutazione nel programma regionale. Confermati i due Ospedali di comunità, ed il numero di posti letto, come ripetutamente dichiarato al sindacato dal direttore del Distretto. Questa è medicina territoriale di avanguardia.

Si dice di non volere posti letto in più, ma viene da chiedersi come mai non venga citato il potenziamento dell’attività chirurgica più complessa che negli 8 mesi del 2017 è cresciuta del 9% medio con punte del + 18% della Chirurgia Generale, né i 6 posti letto a valenza riabilitativa attivati ex novo. Per non parlare degli investimenti: in 15 anni in tecnologie per l’Ospedale di Mirandola, anche grazie a donazioni, sono arrivati quasi 12 milioni di euro, di cui 5 solo nell’ultimo quinquennio, con l’acquisizione di circa 600 nuove apparecchiature per l’attività sanitaria che lo rendono un punto nevralgico della rete provinciale. A ciò si aggiungono gli investimenti, già conclusi, sulle strutture, per un valore di tre milioni di euro dal 2010 al 2015 (da cui sono esclusi gli interventi legati al sisma).

Tutto bene dunque? No, conveniamo sulla necessità di attivare il Punto Unico di Assistenza Socio Sanitaria e su questo l’Azienda ha preso un impegno preciso per la sua realizzazione. In collaborazione con la Giunta dell’Unione e attraverso il Fondo per la non autosufficienza, sono attivi percorsi individualizzati su pazienti polipatologici, complessi e fragili: una riorganizzazione dell’assistenza che migliora la presa in carico e l’umanizzazione dell’intero percorso di cura, valorizzando la rete delle Case Residenza Anziani e dell’assistenza domiciliare su tutta l’Area Nord, con l’obiettivo di ridurre l’ospedalizzazione e lavorare sull’appropriatezza degli invii al pronto soccorso. Sono dunque avviati numerosi progetti di integrazione ospedale-territorio condivisi nell’ambito del piano di zona. Davvero singolare, in ultimo, che il Sindacato si preoccupi tanto di muri e cosi poco dello sviluppo professionale del personale. All’Azienda invece questo preme molto ed è su questo che punta il grande intervento formativo in corso soprattutto sul personale infermieristico, in prima linea nell’assistenza sul territorio. L’Azienda USL è presente con fatti: se si vuole un dialogo costruttivo si costruisca su dati di realtà.

















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