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Sicurezza e qualità alimentare, a Reggio Emilia al via il progetto ‘Cibi di strada’

È stato oggi presentato il Protocollo che dà inizio al progetto ‘Cibi di strada’, promosso dal Comune di Reggio Emilia con il servizio Sanità pubblica veterinaria dell’Azienda Usl di Reggio Emilia e il dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia per la valorizzazione e la promozione dei luoghi dello street food a Reggio Emilia.

In Italia, ogni regione ha il proprio cibo di strada tipico, specialità gastronomiche che vengono da lontano e hanno radici nelle tradizioni della cucina povera e che rappresentano oggi un modo di nutrirsi veloce, ma di qualità. A Reggio Emilia, sia in centro storico che in periferia, sono numerosi i negozi che, tutti i giorni e in forma stabile, vendono cibo di strada: non solo specialità tradizionali, come “il gnocco” o l’erbazzone ma anche pietanze come kebab, chapati indiano o taboulè, provenienti da paesi esteri, in particolare dall’area del Maghreb, dal Pakistan e dall’India.

A fronte di questa crescente diffusione, l’Amministrazione comunale ha progettato un’attività di valorizzazione di alcuni di questi operatori, che è anche un’occasione per censire, far scoprire o riscoprire i cibi di strada italiani e stranieri presenti in città e per riunirli sotto un unico marchio, al fine di creare una mappa dei luoghi in cui è possibile acquistare cibo di strada di qualità. A questo si aggiunge il progetto che l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, in stretta collaborazione con l’Ausl – che svolge un servizio di prevenzione e controllo nei confronti degli esercizi commerciali coinvolti – sta portando avanti sul tema della microbiologia predittiva, che significa svolgere attente analisi delle carni utilizzate nella ristorazione e, tra queste, la carne utilizzata per il kebab.

HANNO DETTO – Il progetto “Cibi di strada” è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte l’assessora a Sicurezza, Attività artigianali e Commercio Natalia Maramotti, il dirigente del servizio Sicurezza Alberto Bevilacqua, il direttore del Servizio di Sanità pubblica dell’Ausl di Reggio Emilia Mauro Grossi e la presidente del corso di laurea magistrale in “Controllo e sicurezza degli alimenti” Patrizia Fava.

“Dalla collaborazione tra enti nasce un progetto che, nel costruire una vera e propria filiera all’interno di una rete stabile di soggetti uniti da un comune logo, interviene su qualità dei cibi ed estetica dei luoghi, nonché comunicabilità delle attività coinvolte – ha detto l’assessora Natalia Maramotti- Questo significa lavorare non soltanto sulla promozione della qualità dei cibi e dei contesti commerciali, ma anche sulla sicurezza urbana, un tema fondamentale per i contesti specifici da cui partiamo, come via Roma o via Turri, risultati più vulnerabili rispetto ad altre zone della città”.

IL PROTOCOLLO – Il progetto riguarderà nella sua prima fase solo alcune aree della città – la zona della Stazione ferroviaria, via Roma, via Emilia Santo Stefano e via Emilia San Pietro – dove sono presenti circa una ventina tra forni e rivenditori di kebab.

Il progetto verrà presentato ai singoli artigiani di queste zone e verrà loro proposto di aderire alle diverse attività che ‘Cibi di strada’ prevede: incontri di informazione e formazione sulle tematiche relative alla preparazione dei cibi e alla conservazione, alla gestione amministrativa con gli uffici comunali , alle possibili attività di restyling dei punti vendita. I partecipanti avranno la possibilità di essere promossi all’interno di strumenti di comunicazione e iniziative che l’Amministrazione organizza (ad esempio lo Street food festival in zona stazione).

Per valorizzare e promuovere la rete dei Cibi di strada saranno realizzati alcuni strumenti  quali una vetrofania, una cartina con informazioni utili sui vari esercizi e gli aderenti saranno citati sulla pagina del sito web del Comune dedicata al progetto: bit.ly/cibidistrada

(Nelle foto, da sinistra: Patrizia Fava, Natalia Maramotti, Mauro Grossi e Alberto Bevilacqua)

















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