Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha scritto al ministro dell’Interno Marco Minniti per ribadire le cinque “condizioni imprescindibili” affinché la città possa accogliere la scelta del Governo, annunciata nei giorni scorsi dal prefetto, di aprire il Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) previsto dal decreto legge 13 del 2017, impiegando la sede destinata anni or sono al Cie. E su quei cinque punti il sindaco ha chiesto un confronto e un protocollo per ratificare gli impegni assunti.
“L’Amministrazione comunale, confortata anche dall’orientamento dei parlamentari modenesi che abbiamo incontrato venerdì 6 aprile, ritiene – scrive Muzzarelli – che l’apertura del Cpr debba essere sottoposta alle seguenti condizioni:
1) il personale dedicato al Centro deve essere aggiuntivo rispetto al personale attualmente in servizio presso la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza della provincia di Modena;
2) il personale deve essere numericamente e professionalmente adeguato a garantire la sicurezza della struttura e del territorio;
3) nell’occasione, anche il personale preposto alla tutela dell’ordine pubblico in provincia deve essere significativamente aumentato, per far fronte a una situazione critica di legalità e di sicurezza che giustamente preoccupa i cittadini;
4) i criteri di gestione del nuovo Centro devono essere trasparenti e tali da garantire il rispetto della dignità delle persone che vi saranno temporaneamente collocate, evitando tassativamente di ripetere l’esperienza fallimentare del Cie;
5) devono essere previste anche possibilità di controllo da parte delle istituzioni locali”.
Il sindaco conclude la lettera al ministro sottolineando che, “considerata l’importanza e la delicatezza dell’argomento, ritengo che prima dell’apertura del Centro sarebbe opportuno che i punti sopra richiamati fossero oggetto di un confronto diretto fra il Governo e l’Amministrazione comunale e tradotti in un apposito protocollo, che consenta all’opinione pubblica di comprendere e verificare le misure adottate dallo Stato per la sicurezza pubblica e il governo dei processi migratori”.