Sul fronte della natalità, a Bologna si consolidano le scelte registrate nell’ultimo decennio: i bambini nascono soprattutto da coppie over 30, in un caso su tre non sposate ma con un legame stabile, e quasi 2 neonati su 5 hanno almeno un genitore di nazionalità non italiana. Sono alcuni dei dati contenuti nella fotografia delle tendenze della natalità a Bologna nel 2017 scattata dall’Ufficio comunale di Statistica. “Al centro del bilancio del Comune di Bologna ci sono le persone con i loro progetti di vita – afferma l’assessore comunale al bilancio, Davide Conte -. Questi dati evidenziano un aspetto importante della vita della nostra comunità e delle nostre famiglie, e cioè le bambine e i bambini nati nel corso dell’ultimo anno. I numeri ci descrivono dinamiche sociali e non solo demografiche su cui poniamo particolare attenzione perché rappresentano ormai elementi strutturali nella composizione della nostra comunità”.
Dal 2006 i nati si mantengono sopra quota tremila (3.095 nel 2017): 8 nati ogni mille residenti, un tasso superiore sia rispetto a quello medio regionale (7,6 nati ogni mille abitanti), sia al tasso di natalità nazionale (7,7 nati ogni mille abitanti) stimato dall’Istat. La natalità rimane quindi sui valori di fine anni Settanta, per la nostra città relativamente elevati. Oltre un terzo dei bambini è nato al di fuori del matrimonio (1.168 bambini, pari al 37,7%), mentre sono 1.927 i bambini nati da coppie coniugate (62,3% del totale). Si tratta di un dato che conferma la crescente tendenza a costituire unioni stabili non coniugali con figli: infatti quasi tutti i bimbi nati al di fuori del matrimonio (92,6%) sono stati riconosciuti da entrambi i genitori.
Negli ultimi decenni sono avvenuti importanti cambiamenti nelle scelte riproduttive da parte delle coppie e si diventa genitori sempre più tardi: a Bologna nel 2017 le madri avevano mediamente 33,5 anni, con un posticipo della maternità di quasi tre anni rispetto al 1991, mentre nello stesso arco di tempo i padri sono progressivamente passati da una età media di 33,8 a 37 anni. Le madri sono soprattutto trentenni: la scelta riproduttiva infatti avviene soprattutto tra i 30 e i 39 anni (63,8% delle madri). Un terzo delle madri ha tra i 30 e i 34 anni (33,8%), mentre il numero di donne che affrontano la maternità tra i 35 e 39 anni è progressivamente aumentato ed è quasi raddoppiato nell’arco di poco meno di vent’anni (dal 16,3% del 1991 al 30% nel 2005, dato rimasto pressoché stabile fino ad oggi). In calo la percentuale di madri in età da 25 a 29 anni, passate dal 30,9% nel 1991 al 16,7% nel 2017, mentre i nati da donne over 40 sono l’11,8% (erano appena il 2,8% nel 1991). Più che raddoppiati rispetto al 1991 i parti gemellari: nel 1991 erano 20 (appena lo 0,9% dei parti), mentre nel 2017 sono più del doppio (42) e rappresentano l’1,4% del totale. Su questo fenomeno ha sicuramente pesato l’innalzamento dell’età dei genitori e un più frequente ricorso alla fecondazione assistita con l’impianto di più embrioni.
Lo scorso anno sono nati 1.211 bambini che hanno almeno un genitore straniero, un valore di 7 volte superiore a quello del 1992. Fra questi sono 854 i bambini di nazionalità straniera, che rappresentano oltre un quarto del totale delle nascite (27,6%). Sono invece 357 i figli di coppie miste, che hanno pertanto cittadinanza italiana, pari all’11,5% dei nati nel 2017. In sintesi quasi due nati su cinque hanno almeno un genitore straniero (39,1%).
La fecondità delle donne straniere racchiude al suo interno un’ampia variabilità a seconda della nazionalità; il quoziente di fecondità per le donne straniere in complesso è pari a 58 nati per mille donne straniere in età feconda, quasi doppio rispetto ai 31 nati ogni mille donne italiane. La presenza femminile straniera in città, accompagnata da tassi di fecondità più elevati rispetto alle donne italiane, è senza dubbio uno degli elementi che negli anni più recenti ha influito positivamente sulla ripresa della fecondità e sull’aumento delle nascite. In circa un quarto di secolo la fecondità italiana è cresciuta da 25 a 31 nati per mille donne in età feconda, mentre va lentamente riducendosi la fecondità delle residenti straniere passata da 75 a 58 per mille. La propensione riproduttiva delle residenti straniere tende lentamente a convergere verso quella nazionale. A Bologna nel 2017 il tasso di fecondità totale è pari a 1,26 figli ogni mille donne in età feconda, inferiore ai livelli stimati dall’Istat per la nostra regione (1,38) e per l’Italia (1,34).
La struttura per età della popolazione femminile e le sue modificazioni insieme alla propensione ad avere figli sono i principali fattori che determinano la dinamica delle nascite. La popolazione femminile in età feconda (convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni) è di 82.731 donne, di cui 63.772 italiane e 18.959 straniere. Le donne in età riproduttiva nel 2007 erano oltre un quinto in meno rispetto al 1986 (-21%); ciò a causa dell’uscita delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom e all’ingresso di contingenti di donne sempre più ridotti per effetto del declino delle nascite verificatosi nell’ultimo quarto del secolo scorso. Tuttavia negli anni più recenti l’apporto della migrazione straniera ha progressivamente rallentato la diminuzione, fino a determinare un’inversione di tendenza che ha fatto registrare un incremento delle donne feconde pari al +2,7% tra il 2007 e il 2017. Infatti in questo periodo le intense dinamiche migratorie hanno determinato l’aumento del 57,1% delle cittadine straniere in età riproduttiva che ha neutralizzato il contestuale calo del 6,9% delle coetanee donne italiane. In assenza di questo contributo migratorio, il numero di nati sarebbe in calo da alcuni anni. Le donne residenti straniere rappresentano un gruppo in forte trasformazione che dopo una fase di notevole crescita, dal 2012 risulta numericamente stazionario (+0,6%) e, pur avendo una fecondità ancora elevata, sta progressivamente convergendo verso comportamenti riproduttivi più simili alla popolazione autoctona.
Guardando al futuro, in assenza di migrazioni le donne in età feconda in città sarebbero destinate a calare notevolmente; gli effetti sulla natalità della riduzione del numero di madri potenziali potrà essere solo in parte controbilanciato dai flussi migratori dall’Italia e dall’estero e dalle scelte procreative delle future generazioni.