Sono oltre 531 mila i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna, pari all’11,9 per cento della popolazione complessiva. È uno dei dati emersi dall’illustrazione della clausola valutativa della legge 5 del 2004 per il triennio 2014-2016, portata in commissione Politiche per la salute presieduta da Paolo Zoffoli dall’assessore alle Politiche di welfare Elisabetta Gualmini.
Per quanto riguarda le singole province, i residenti stranieri a Piacenza sono 40.281 su un totale di 287.246 (14%), a Parma sono 60.552 su un totale di 448.207 (13,5%), a Reggio Emilia sono 65.450 su un totale di 533.392 (12,3%), a Modena gli stranieri sono 90.916 su 702.949 residenti (12,9%), a Bologna se ne contano 118.013 su un totale di 1.010.417 residenti (11,7%), a Ferrara sono 30.367 su 349.692 (8,7%), a Ravenna sono 47.570 su 392.517 (12,1%), a Forlì-Cesena 41.515 su 394.974 (10,5%) e, infine, a Rimini ci sono 36.364 stranieri su 337.924 residenti (10,8%).
Osservando i movimenti demografici, nel corso degli anni Duemila la popolazione residente in Emilia-Romagna è aumentata di circa 560 mila persone (+ 14,3%). Quella italiana è salita di circa 121 mila abitanti (+3,2%) e quella straniera di circa 437.500 (+468%). I minori residenti, al primo gennaio 2017, sono quasi 115 mila, pari al 16,1% del totale dei minori. Nel 2016, in Emilia-Romagna sono nati 8.357 bambini stranieri, quasi un quarto (24,2 per cento) del totale dei bambini nati nell’anno. Per quanto riguarda la condizione giuridica degli stranieri, secondo i dati Istat, all’1 gennaio 2017, in Emilia-Romagna il totale dei permessi (soggiornanti di lungo periodo e con scadenza) era pari a 427.609, i quali rappresentano l’11,5 per cento degli oltre 3 milioni e 700 mila presenti in Italia. Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, nel corso del 2016 la banca dati Inail mostra 318.431 lavoratori dipendenti stranieri occupati in Emilia-Romagna. Si tratta del 20,9 per cento dei lavoratori complessivi e nel 2016, i nuovi assunti stranieri erano pari al 40,8 per cento del totale. Sul versante del lavoro autonomo, si registra una graduale crescita di titolari di imprese straniere: al 31 dicembre 2016, i titolari stranieri di un’azienda attiva in Emilia-Romagna erano oltre 38 mila (in netto aumento, se si pensa che nel 2000 erano meno di 10 mila).
Il Pil creato da lavoratori immigrati in Emilia-Romagna è pari al 12 per cento del Pil regionale (16,1 miliardi). Altro aspetto affrontato è quello dell’accesso ai servizi e ai contributi. Nel 2015 le persone che hanno presentato domanda sono state 122.719: gli stranieri sono stati 43.555 (pari al 35,5%). La maggior parte delle domande presentate riguarda il sostegno economico (ad esempio assegni per il nucleo familiare o integrazione al reddito e contributi per l’affitto), molto più richiesto da persone straniere (49,5%) piuttosto che da italiani (28,3%). Per quanto riguarda i minori, quelli stranieri in carico ai servizi sociali rappresentano il 49% del totale (circa 27 mila). Gli alloggi Erp assegnati a famiglie straniere, nel 2016, sono state oltre 8.400 (pari al 16,8% dello stock residenziale pubblico). Riguardo ai bambini stranieri nelle scuole pubbliche, l’Emilia-Romagna ha mantenuto il primato in Italia dell’incidenza percentuale di alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado: si è passati dagli 86.900 dell’anno scolastico 2011/2012 ai circa 96 mila dell’anno 2015/2016. Se, da un questionario promosso dalla Regione, emerge che c’è un “generale apprezzamento dell’operato” dell’ente nelle politiche che riguardano l’accoglienza, aumenta però l’opinione che “accogliamo troppi stranieri”. Anche se, per quanto riguarda i richiedenti asilo, l’assessore Gualmini ha spiegato come ad agosto 2017 fossero 14.186 e a dicembre 2017, invece, 12.193. Con un ulteriore calo registrato nel febbraio 2018, quando se ne contavano 11.867.