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Le PMI di Modena e la beffa della tassa sui rifiuti

La solita legge da Azzecca-Garbugli, in pieno stile italiano. Mentre saltimbanchi e circensi discutono di sacchetti biodegradabili e di alleanze sconce la vera Italia (quella composta da chi lavora) naviga senza nessuno al timone, verso una deriva senza precedenti.

Questa volta, a preoccupare il mondo delle piccole e medie imprese modenesi รจ una legge che (probabilmente) รจ stata scritta bene ma applicata male, come spesso avviene in questo meraviglioso paese, dove chi lavora si trasforma nel bancomat abituale di chi invece ha deciso di vivere di espedienti e di campagne elettorali.

Questa volta, lo strumento utile al solito salasso di cui รจ vittima il manifatturiero, รจ una norma che regola il pagamento della tassa sui rifiuti, dazio di cui beneficiano direttamente i Comuni, in questo caso di Modena, attraverso la collaborazione di Hera:ย  “Prima il D.P.R. 915/82 poi il D.L. 6 dicembre 2011 n. 201 (art. 14) ed infine la L. 27 dicembre 2013 n. 147 (art. 1 Comma da 639 a 668) dicono chiaramente che nella determinazione della superficie assoggettabile alla TARI (prima Tares e Tarsu), non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttoriโ€ Cosรฌ Giovanni Gorzanelli, presidente di Confimi Emilia.

In poche parole la norma precisa che se l’azienda ha una sala di lavorazione, la superficie di questa deve essere scomputata dal calcolo della superficie di produzione dei rifiuti in quanto sarร  l’azienda stessa a pagare l’impresa o l’ente addetto che si occupa di smaltire i rifiuti, talvolta materiali ferrosi, tossici o comunque carichi che necessitano di una ditta specializzata allo smaltimento.

Le piccole e medie imprese modenesi si sono rivolte a Confimi per tentare di fare chiarezza sulla beffa,ย a preoccupare รจ l’interpretazione della legge, interpretazione che mette in seria difficoltร  le aziende del nostro territorio: “Hera (e per lei il Comune di Modena quale ente di riscossione) interpreta male la legge in quanto sostiene che in realtร  la sola superficie che non dovrebbe essere presa in considerazione รจ quella su cui poggia il macchinario, non tutta la sala di lavorazione, capannone appositamente creato per ospitare i macchinari di produzione, aumentando di conseguenza tutta lโ€™area di calcolo soggetta a tassazione: in poche parole anche le aree di lavorazione esenti da questa tassa vengono calcolate, aumentando la pressione fiscale su ogni singola azienda. Mi spiego: se costruisci un capannone di 400 metri per ospitare una macchina a taglio laser sarร  esente dalla tassa sui rifiuti solamente la superficie effettiva su cui poggia il macchinario in questione. “L’anomalia รจ stata presa piรน volte in analisi anche dallo Stato, ma Hera e il Comune continuano ad applicare questo metro: “Lโ€™anomalia in realtร  รจ anche giร  stata risolta piรน volte dalla Cassazione e da una circolare del Ministero delle finanze, la n. 47505 del 9/12/2014. Questa afferma chiaramente che non puรฒ ritenersi corretta lโ€™applicazione del prelievo alle superfici destinate alle attivitร  produttive con la sola esclusione della parte di esse occupata dai macchinari affermando pertanto che lโ€™intera sala di lavorazione deve essere scomputata dal calcolo. Hera confida nel fatto che nessuno faccia opposizione, e soprattutto che le piccole e medie imprese rinuncino ad eventuali controversie legali” cosรฌ Gorzanelli, che ha continuato dicendo: “Imprenditori e artigiani sono assediati da tasse, scartoffie, avvocati, commercialisti, spese legali e controversie evitabili. Nella maggior parte dei casi, quando l’azienda รจ di piccole dimensioni, il lavoratore in questione preferisce pagare e andare avanti, pur consapevole di quello che accade intorno a lui. Non tutti hanno il legale interno e questi tipi di ricorsi costano non poco”.

Dello stesso avviso Mario Lucenti, direttore generale di Confimi Emilia: “Siamo colpevoli di fare impresa, di creare posti di lavoro. Una multinazionale non ha questi problemi, perchรฉ hanno a disposizione legioni di avvocati, pronti a rimediare a questa sorta di anomalia, il piccolo imprenditore invece, nella maggior parte dei casi, deve seguire tutti i processi di produzione, deve occuparsi del commerciale e di tutto il resto e non ha la forza e le energie per difendersi da questo tipo di operazione. Vogliono vederci fallire? Se continuano ad esercitare questa pressione fiscale i nostri quartieri artigianali diventeranno delle cittร  fantasma”.

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Nella foto, a sinistra Giovanni Gorzanelli, a destra Mario Lucenti, al centro l’imprenditore Romolo D’Eboli
















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