Un mese all’estero, in pieno “Erasmus Style”, le prime esperienze lavorative in un Paese straniero, i primi contatti con l’indipendenza e l’integrazione reciproca, le prime responsabilità. È quanto hanno vissuto 98 ragazzi delle quinte superiori di sette scuole del distretto ceramico, catapultati per un mese – tra l’estate e l’inizio dell’autunno – in diverse città europee a fare le attività più disparate, dall’accompagnatore turistico, al meccanico o alla cameriera.
Si chiama “Erasmus Stile” ed è stato un progetto organizzato da Cerform, con il supporto e il sostegno dei comuni di Sassuolo, Formigine, Maranello, Fiorano e Castellarano e di sette istituti scolastici del distretto ceramico. Anche grazie a un partner nazionale che promuove gli incontri e gli scambi culturali, l’associazione per la formazione professionale con sede a Sassuolo ha attivato percorsi mirati per ogni ragazzo o ragazza, tra i 17 e i 18 anni, con l’obiettivo di fargli accrescere il bagaglio di conoscenze e di metterlo in contatto con le problematiche legate al lavoro e all’indipendenza.
“E’ con grande piacere e con grande orgoglio che per la prima volta abbiamo attivato un percorso di questo genere – ha dichiarato la direttrice di Cerform, Paola Careddu – e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalle risposte dei ragazzi, che hanno manifestato interesse e partecipazione fuori dal comune. Nell’ottica di costruire percorsi formativi che avvicinino le persone ad un’attività lavorativa gratificante sappiamo infatti quanto sia importante confrontarsi con l’internazionalità, superare le difficoltà linguistiche e aprirsi verso un futuro sempre più globale. Riteniamo che prima ci si attiva in questo senso, prima ci si accorge di quanto sia bello e stimolante e la risposta dei ragazzi è stata in questo senso il feedback migliore sulla qualità del progetto”.
Martedì scorso, nell’aula Magna dell’Istituto Volta di Sassuolo, i ragazzi si sono ritrovati per condividere le proprie esperienze, fermarsi un momento a riflettere su quanto vissuto, far emergere lati positivi e criticità insieme ai responsabili Cerform e Xena. Ne è emerso un quadro di generale soddisfazione: “Ci fanno notare che è durato troppo poco” scherza uno dei coordinatori del progetto, Fabrizio Dal Borgo.
Le storie di alcuni ragazzi
Storie, quelle dei ragazzi, tutte da ascoltare. Da Alessandro di Sassuolo che a Bordeaux ha organizzato alcuni tour per turisti americani e australiani, allenando così l’inglese e incontrando persone di ogni genere. “Vivevo in una casa con una signora che non c’era quasi mai – ha aggiunto -, cosa che mi ha aiutato ad essere autonomo e indipendente in tutto”.
C’è poi Benedetta, del liceo linguistico Formiggini, che a Barcellona lavorava in un hotel 5 Stelle sulle Rambla, pochi giorni prima dell’attentato terroristico che ha scosso l’Europa nell’Agosto scorso. “Un’esperienza che rifarei – ha raccontato – anche se ho avuto qualche problema di convivenza con la mia coinquilina”. Brillante la soluzione escogitata da Benedetta per gli ostacoli linguistici: “Nel mio hotel i miei colleghi parlavano un mix tra spagnolo e catalano, io a volte rispondevo in dialetto e mi capivano tutti…”.
Poi c’è Davide, che a Vienna “scarrozzava” studenti come lui dall’abitazione al luogo di lavoro. “Ero impegnato ogni mattina ed avevo a che fare spesso con studenti come me per cui curavo ogni spostamento. Ho imparato a relazionarmi con loro, superando le differenze e trovando le soluzioni più pratiche per ogni minimo problema”.
Bella anche la storia di Mattia Groes, studente del quinto anno dell’Ipsia Ferrari Maranello, che è stato in Galles: “Sono stato un mese a Llangollen – ha raccontato Mattia -, una cittadina nell’estremo nord del Galles. È stata un’esperienza molto bella, soprattutto perché ha arricchito il mio bagaglio culturale e anche le mie competenze lavorative: ho fatto il meccanico in un’officina di autoriparazione. Ho trovato colleghi molto disponibili nei miei confronti e molto socievoli. Alla fine del tirocinio mi hanno anche premiato con una torta e un cucchiaio in legno intagliato a mano. Anche la famiglia che mi ha ospitato è stata molto disponibile. Ora mi sento più internazionale e più ricco dal punto di vista delle competenze e anche del mio bagaglio linguistico: l’inglese fa sempre comodo anche per trovare altre possibilità all’estero”.