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Emilia: imprese dinamiche e innovative e alto grado di internazionalizzazione sono i driver della crescita

Sono stati presentati oggi durante la Conferenza annuale “Transformation Capital – Finanza e talento per innovare”, promossa dal Centro studi G.R.O. in collaborazione con EY e lo Studio Legale Tullio & Partners, i risultati della ricerca EY sulla situazione economico-finanziaria del territorio Emiliano.

L’analisi dell’Osservatorio EY, supportata da 35 interviste con imprenditori e dirigenti apicali, individua il livello di attrattività dell’area in termini di investimenti di capitale finanziario e umano, evidenziando i punti di forza e le sfide per la competitività delle imprese emiliane.

In un contesto nazionale in cui crescono gli investimenti diretti esteri e quelli di private equity e con la disponibilità di nuove tecnologie Industry 4.0, le imprese del territorio hanno una grande opportunità per aumentare competitività e crescita, ma devono attrezzarsi per coglierla.

 

Attrattività dell’Emilia rispetto alla Regione, all’Italia e alla Lombardia

“Il sistema economico dell’Emilia può indubbiamente contare su diversi fattori positivi in grado di incoraggiare gli investimenti” dichiara Albero Rosa, Partner EY, Responsabile per l’Emilia-Romagna “Il nostro Osservatorio evidenzia l’elevato livello di vitalità e innovatività del tessuto imprenditoriale (+28% rispetto alla media italiana), l’alta stabilità sociale (+4%), l’ampiezza del mercato domestico (+39%), l’alto grado di internazionalizzazione delle imprese (+51%, performance straordinaria dovuta ai valori particolarmente elevati di export) e la buona situazione della infrastrutture (+21%) che caratterizzano l’area. Questi plus, se accompagnati dalla digitalizzazione dei processi industriali e da una maggiore apertura al contributo di professionalità esterne, possono rappresentare una calamita per gli investimenti e una base formidabile per il successo delle nostre imprese”.

Performance dell’Emilia in tema di internazionalizzazione

Gli imprenditori emiliani intervistati da EY lamentano però la presenza di alcuni fattori di sistema, gestiti prevalentemente a livello nazionale, che frenano gli investimenti, quali la burocrazia, il costo del lavoro e il regime fiscale. Vedono invece tra i punti di forza del contesto in cui operano alcune caratteristiche specifiche del territorio, come la qualità della manodopera, anche se al contempo evidenziano la difficoltà di reperire le competenze necessarie dal sistema scolastico (la cui efficacia, secondo l’Osservatorio EY è inferiore di 3 punti alla media italiana) e una fiducia ancora un po’ timida nelle filiere, ritenute in alcuni casi troppo lente e inadeguate a supportare la competitività dell’impresa.

Gli imprenditori dell’Emilia sono inoltre consapevoli della necessità di affrontare due caratteristiche del tessuto imprenditoriale locale che, specialmente nel contesto attuale dove l’innovazione procede molto velocemente, rischiano di rappresentare un ostacolo alla competitività e alla crescita: la dimensione aziendale – che, nonostante sia superiore di 15 punti rispetto alla media nazionale resta inferiore a quella delle regioni europee economicamente più avanzate d’Europa – e il tasso di managerializzazione che, seppur complessivamente superiore di 8 punti alla media italiana, nelle grandi imprese emiliane appare significativamente più basso della media nazionale e molto distante da quello delle imprese lombarde.

“Gli imprenditori emiliani fotografano con grande lucidità i punti di forza e i punti di debolezza delle proprie aziende e da questo quadro emerge come la managerializzazione e il reperimento di competenze in grado di intercettare e mettere a terra tutte le opportunità della rivoluzione digitale siano una sfida urgente, non sempre affrontata con la necessaria rapidità” afferma Marco Menabue, Partner EY. “Solo 1 impresa su 5 tra quelle intervistate ha un programma ad hoc per la gestione dei talenti, mentre quasi 1 su 3 ha significativi problemi a trattenere le risorse migliori. Per il 64% delle aziende intervistate” prosegue Menabue “la prima fonte da cui attingere i manager più rilevanti per il futuro è la crescita interna, mentre la conoscenza diretta è il primo criterio (40%) per la selezione dei manager esterni, spesso cercati presso i propri competitors. In un sistema ancora piuttosto chiuso alla contaminazione tra settori (solo il 12% delle imprese valuta di attribuire ruoli chiave a manager provenienti da industry diverse dalla propria), il processo di managerializzazione intrapreso appare forse eccessivamente focalizzato sulla ricerca della continuità di competenze, di cultura aziendale e di valori”.

Presenza di manager provenienti dall’esterno dell’azienda nelle imprese emiliane

Antonio Tullio, Presidente del G.R.O., commenta: “Lo sviluppo delle tecnologie digitali, della robotica e dell’intelligenza artificiale oltre a cambiare velocemente i modelli di business del capitalismo, incide sui costumi della società. Il capitale umano, il talento, un’adeguata governance e la managerializzazione devono governare questo rapido processo di trasformazione per garantire una crescita economica inclusiva e sostenibile, attrarre investitori, evitare il rischio di una distorta percezione del rapporto tra macchina e uomo, quale fattore di incremento del rischio di disoccupazione, e non già come veicolo di nuova ricchezza e di futuro benessere”.

Le imprese dell’Emilia, per innovare e sviluppare il proprio business, devono aprirsi maggiormente alla contaminazione di nuovi talenti, provenienti dall’esterno del proprio ecosistema, e sostenere l’innovazione creando un sistema capace di supportare le start-up innovative. Se infatti l’area si caratterizza per un’elevata innovatività del sistema imprenditoriale, con numerose imprese attive nella knowledge economy (+53% rispetto alla media italiana) e start-up innovative (+ 84%), molto inferiore alla media nazionale (-15%) risulta invece il numero di PMI innovative. Ciò può essere attribuito al fatto che il fenomeno relativamente recente delle start-up innovative ha attecchito in maniera significativa in Emilia (anche grazie alle reti di incubatori, fab-lab, centri per l’innovazione, ecc. ecc.), ma non ha ancora contaminato il sistema produttivo locale.

Vitalità e innovatività del sistema imprenditoriale dell’Emilia

 

















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