L’emergenza smog, sempre più cronica, non conosce stagioni. Quest’anno il picco di polveri sottili nell’aria non ha aspettato il rigido inverno, anzi è arrivato con largo anticipo, prima in primavera e poi in autunno, complici i cambiamenti climatici e la mancanza di interventi strutturali da parte di Regioni e Sindaci per arginare il problema.
Con un autunno quasi estivo e l’assenza di piogge, da gennaio a metà ottobre sono ben 4 i capoluoghi dell’Emilia Romagna che hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo previsto per le polveri sottili (PM10): Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena.
Da domani inoltre, a seguito del superamento del limite per 4 giorni consecutivi, saranno attive le misure emergenziali di primo livello in 9 comuni della regione, tra cui Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ferrara oltre a Carpi, Castelfranco Emilia, Formigine, Sassuolo e Cento. Misure che prevedono, oltre al blocco di tutti i diesel euro 4 (e precedenti) ed il potenziamento dei controlli sulla circolazione, anche la riduzione delle temperature a 19° nelle case.
Problematico il recepimento delle norme contenute nel Piano Aria da parte dei Comuni: se tutti i Sindaci recepiscono nelle loro ordinanze i limiti alla circolazione, non si può dire lo stesso per le limitazioni alle temperature degli edifici. Dei 30 Comuni che aderiscono al PAIR, solo 24 hanno adottato nelle delibere le norme che prevedono il controllo delle temperature degli edifici.
Per quanto riguarda la norma che prevede l’obbligo di tenere le porte chiuse degli esercizi pubblici per evitare sprechi energetici, solo il Comune di Reggio Emilia ha recepito l’indicazione, definendo anche sanzioni pecuniarie per il mancato rispetto dell’ordinanza.
Caso opposto quello del Comune di Sasso Marconi, che ad oggi non risulta aver recepito nessuna misura del Piano Aria, rimandando ad una trattativa diretta con la Regione per misure ad hoc da attuare sul territorio.
“E’ evidente – sottolinea Legambiente – come molti Sindaci abbiano deciso di abdicare al loro ruolo di primi responsabili della salute pubblica. Se le ordinanze di molti Comuni, spesso poco pubblicizzate, non recepiscono per intero le misure contenute nel Piano Aria Regionale, viene il dubbio che difficilmente le stesse saranno poi oggetto di controlli e sanzioni; con il rischio che gran parte delle misure per contenere l’inquinamento nelle nostre città siano completamente inefficaci.”
È quanto denuncia Legambiente che fa il punto sull’aria inquinata con i primi dati sul PM10, nel report nazionale “L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo” (scaricabile dal sito www.legambiente.it). In Italia si continua a morire per l’aria inquinata con oltre 60mila morti l’anno nel nostro Paese a causa dell’esposizione ad inquinamento da polveri sottili (PM 2,5), ossidi d’azoto (NO2) e ozono (O3). Per questo Legambiente torna a ribadire che, per liberare le città dalla cappa dello smog, è fondamentale il ruolo delle Regioni e dei Sindaci nel predisporre piani e misure con nuovi fondi da destinare a progetti innovativi, a partire dal settore della mobilità.
Per l’associazione ambientalista non si può più perdere tempo ed è urgente che i Sindaci definiscano politiche che ridisegnano le città in maniera più sostenibile, mettendo a sistema quanto già è stato fatto di positivo nel Piano Aria dell’Emilia-Romagna.
Tra le altre questioni che Legambiente solleva nel report, c’è poi il blocco della circolazione dei diesel Euro 2 e delle auto a benzina Euro 1, e il problema dei riscaldamento negli edifici pubblici e privato. Nel primo caso l’associazione ambientalista lamenta la mancanza di controlli e multe nei confronti dei trasgressori. L’ANCI e i Comuni hanno chiesto da tempo alle Regioni e al governo di essere dotati di strumenti e modalità di controllo. Ad oggi sono pochi i comuni che fanno ciò, tra questi c’è ad esempio il comune di Bergamo che ha predisposto squadre di vigili che registrano i passaggi con telecamere e costosi software di riconoscimento validati dal Ministero dei Trasporti. Per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici, ancora oggi un terzo delle abitazioni risulta non a norma con l’applicazione di strumenti automatici di controllo della temperatura.
“Le politiche contro l’inquinamento atmosferico e a favore della mobilità sostenibile – continua Legambiente – devono passare necessariamente anche su scelte coerenti in termini di infrastrutture ed investimenti. Su questo versante però le scelte di investimento attestate dai bilanci regionali continuano a privilegiare le infrastrutture autostradali a discapito di investimento in trasporto pubblico a servizio dei pendolari. In particolare nella Pianura Padana, centro dell’emergenza nazionale sull’aria si sprecano i progetti di ulteriori autostrade, bretelle e collegamenti per il traffico su gomma. Proposte infrastrutturali smodata e sbagliate per realizzare le quali si impiegano risorse politiche e finanziarie enormi, che poi mancano altrove.
Paradossale la situazione di questi mesi dell’attraversamento sul Po tra Casalmaggiore e Parma che unisce Emilia Romagna e Lombardia. Il ponte è chiuso dall’estate senza prospettive di aperture a breve perchè non ci sono i soldi per la manutenzione. E le linee ferroviarie esistenti sulla direttrici sono malridotte e con frequenze inadeguate a garantire i pendolari.
Anche sul versante delle merci le politiche nazionali hanno continuato a privilegiare il trasporto via camion, sia in termini di incentivi che di infrastrutture.
Su www.legambiente.it il dossier di Legambiente: L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo” – edizione straordinaria Mal’aria