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Casalgrande ricorda il sindaco Farri

In occasione dell’anniversario dell’attentato avvenuto il 26 agosto 1946, una delegazione dell’amministrazione comunale composta dal Presidente del Consiglio Comunale Gianfranco Silingardi e dal consigliere Paolo Debbi ha posato, assieme al vicesindaco Marco Cassinadri, alcuni garofani sulla tomba dell’ex primo cittadino Umberto Farri.

“E’ un gesto doveroso, ha sottolineato il vicesindaco Cassinadri, compiuto a nome dell’intera cittadinanza che deve a Farri un grande tributo per ciò che egli ha dato a Casalgrande nei drammatici anni della dittatura fascista e durante il secondo conflitto mondiale”.

Farri, già sindaco dal 7 ottobre 1920 all’agosto del 1922, fu infatti nuovamente sindaco di Casalgrande, nominato dal Comitato Nazionale di Liberazione nel giugno del 1945 e riconfermato nelle successive elezioni democratiche fino al 26 agosto 1946 giorno dell’attentato.

Si spense la notte tra il 27 ed il 28 agosto successivo all’Ospedale di Reggio Emilia per le mortali ferite prodottegli.

“UNA VITA ESEMPLARE. Umberto Farri era nato a Casalgrande il 24 luglio 1883 in una famiglia di piccoli coltivatori diretti. Giovanissimo ancora aderì al Partito Socialista Italiano e insieme ad alcuni elementi operai e contadini costituì a Salvaterra, intorno al 1902, la prima Sezione del Partito.

Per le spiccate doti di intelligenza e per il lavoro di dipendente dell’amministrazione del canale di Reggio divenne ben presto l’animatore e il dirigente comunale del Partito Socialista. Il suo quotidiano contato con i cittadini, la sua ragionata e chiara azione in difesa dei diritti dei lavoratori che andavano sotto la sua direzione costituendosi in leghe e in cooperative nelle frazioni, ne fecero l’uomo di punta, il leader delle lotte politiche e sociali in tutto il Casalgrandese.

Nelle elezioni amministrative del 1907, insieme ad altri tre lavoratori, ebbe i primi voti per il rinnovo del Consiglio Comunale.

Nelle elezioni amministrative del 1910 si presentò con una lista di 6 compagni e si ebbe 115 voti conquistandosi un seggio. Tuttavia il seggio di minoranza toccò per anzianità ad un suo compagno.

Entrò invece nell’Amministrazione Comunale nelle successive elezioni del 1914 in minoranza con Franzoni Rodolfo avvocato, Mammi Giovanni contadino e Montanari Vincenzo Dugarolo, suoi compagni di Partito.

Richiamato nel corso della prima Guerra Mondiale prestò servizio nella territoriale. Al suo ritorno il Partito Socialista, che era venuto in vent’anni di lotte aumentando le sue aderenze e la sua forza di penetrazione, specie nelle frazioni della collina, fino allora controllate dai moderati, lo volle capolista per le Elezioni Amministrative del 26 settembre 1920, elezioni che videro la vittoria della lista socialista e Umberto Farri, il 7 ottobre successivo, veniva nominato Sindaco alla prima seduta del Consiglio Comunale.

La sua fu un’amministrazione breve, intensa, ed ebbe soprattutto a cuore i problemi della gente umile e dei lavoratori, verso la soluzione dei quali si svolse tutta la sua azione, specie nel campo assistenziale e dei lavori pubblici.

Estremamente rispettoso dell’altrui pensiero politico, inflessibilmente contrario a qualsiasi violenza, all’insorgere delle prime bravate fasciste nel comune ed alle minacce dirette alla sua persona contrappose la fermezza e la serenità dell’uomo e del socialista sicuro di non aver mai operato ed agito al di fuori dell’interesse collettivo e nell’onestà più limpida. Ne valsero a farlo recedere dal suo atteggiamento le bastonate che si ebbe appunto dai fascisti e le aperte e pubbliche minacce di morte.

Impostogli di lasciare il Comune, lo fece solo quando comprese che non poteva chiedere ai compagni di lotta che formavano con lui la Giunta un inutile sacrificio, visto che ormai la violenza squadrista dominava il campo e non avrebbe esitato a uccidere. Nell’agosto 1922, in una memorabile riunione del Consiglio Comunale, Umberto Farri, alla minoranza moderata che ormai complice dei fascisti che facevano ressa minacciosi contro le transenne della sua consiliare, ne chiedeva le dimissioni, assumendo che la maggioranza socialista non rappresentava più la espressione della popolazione, risposte che egli e i suoi compagni erano e rimanevano gli amministratori eletti dal voto popolare e che solo la violenza fascista ed il sopruso legalizzato gli impedivano di amministrare, pur essendo loro la maggioranza e l’amministrazione legale.

Gli anni del fascismo lo videro appartato, ma inflessibile oppositore, attento agli avvenimenti ed alle sorti della sua gente che a lui spesso si rivolgeva per consigli e che ne serbava intatta la stima e la considerazione, I fascisti ebbero più volte occasione di disturbarlo e ne controllavano quotidianamente l’attività, sapendolo uomo legato profondamente ai lavoratori ed agli ideali socialisti. Alla caduta del fascismo raccolse intorno a sé i vecchi compagni ed i giovani reduci dalle spaventose avventure di guerra e diede vita al primo centro di resistenza armata al fascista ed al tedesco. Costituì il C.L.N. Comunale e lo presiedette sino alla Liberazione. Fu chiamato all’unanimità a reggere le sorti del Comune nella carica di Sindaco all’indomani del 25 aprile e il suo equilibrio e la sua serenità contribuirono non poco ad evitare che i risentimenti e gli odi accumulati nell’animo di coloro che più avevano sofferto dal fascismo e dalla guerra sfociassero in atti consulti di ritorsione e di rappresaglia nei confronti dei fascisti locali.

Nelle Elezioni Amministrative del 1946 fu eletto Sindaco a grandissima maggioranza e si diede ad operare intensamente, pur nelle ristrettezze del momento, al fine di aprire nel nuovo clima democratico e repubblicano le vie della ricostruzione morale e materiale del Comune.

Fu nel corso di quest’opera, a cui s’era dedicato con entusiasmo e che vagheggiava di poter portare a compimento nell’interesse del Comune e della cittadinanza di Casalgrande, che lo colse, la sera del 26 agosto nella sua casa, la mano assassina del sicario, riempiendo l’animo di tutti i compagni ed amici di costernazione e di dolore. Si spense serenamente la notte del 27 agosto successivo all’Ospedale di Reggio Emilia per le mortali ferite prodottegli dal proditorio attentato”.
















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