Anche gli agricoltori modenesi, capitanti dal presidente di Coldiretti Modena, Francesco Vincenzi, e dal direttore Giovanni Duò, hanno lasciato le campagne e hanno raggiunto piazza Montecitorio a Roma, insieme a migliaia di produttori da tutta Italia per fermare il trattato di libero scambio con il Canada (CETA), che per la prima volta nella storia dell’Unione accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici e spalanca le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.
L’iniziativa è stata promossa da Coldiretti insieme a un’inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che, nel giorno di discussione in Parlamento della ratifica del trattato, chiedono di procedere senza fretta ad una discussione approfondita prima di assumere una decisione di ratifica che porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy.
Ad essere colpiti sarebbero soprattutto prodotti dell’Emilia Romagna, in particolare il formaggio italiano più esportato nel mondo, come il Parmigiano Reggiano (60 mila forme esportate in Canada) che dovrà concorrere con la sua imitazione canadese liberamente prodotta e commercializzata nel Paese nordamericano con la traduzione di Parmesan, e il Prosciutto di Parma (oltre 70 mila cosce vendute sul mercato canadese), denominazione che da diversi decenni proprio in Canada è stata usurpata dalla società Maple Leaf Foods, la più grande industria alimentare canadese, che ha registrato il marchio “Parma” e che quindi potrà continuare a metterlo regolarmente in vendita sugli scaffali a fianco del vero prosciutto Dop.
Dopo aver combattuto per anni contro il termine “Parmesan” utilizzato per le imitazioni del Parmigiano Reggiano – commenta Coldiretti Emilia Romagna – arriva il colpo di spugna del CETA che, se approvato, darebbe il via libera ai prodotti di imitazione canadesi tra cui anche un “Mortadella Italia Salami”, imitazione della Mortadella Bolognese.
Dei 44 prodotti a denominazione di origine dell’Emilia Romagna – informa Coldiretti Modena – solo 12 verrebbero riconosciuti dal Trattato, mentre gli altri 32 non avrebbero nessuna tutela. Anche per i prodotti riconosciuti dall’accordo, si profila comunque – secondo Coldiretti Modena – una situazione di grande ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale, ottenuto nel rispetto di precisi disciplinari, da imitazioni di bassa qualità.
“La presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori – sottolinea Coldiretti Modena – mentre si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo”.
Il Ceta non lascia tranquilli neanche i 30 mila produttori di cereali, in quanto l’accordo – ricorda Coldiretti – prevede l’azzeramento del dazio per il grano, spalancando le porte all’invasione di grano duro canadese che viene trattato in fase di preraccolta con il glifosato, vietato invece nel nostro Paese perché accusato di essere cancerogeno. Già con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada – ricorda Coldiretti – nei primi due mesi del 2017 in Italia sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro canadese, mettendo in ginocchio le produzioni nazionali con le quotazioni del grano che viaggiano sui 24 centesimi, ben al di sotto dei costi di produzione.
Il trattato prevede – informa infine Coldiretti Modena – importazioni a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.