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Consorzio di bonifica Emilia Centrale: importanti misure anti-siccità per arginare i danni all’agricoltura

Se le precipitazioni degli ultimi giorni, cadute per lo più in modo disomogeneo sul territorio, hanno solo marginalmente regalato un timido ma insufficiente sollievo all’agricoltura il grave stato di siccità che sta interessando – ormai da parecchi mesi – la nostra regione ed in particolare il comprensorio del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale impone di valutare ogni possibile modo per mitigare anche nelle annate a venire l’impatto della carenza idrica sulle produzioni agricole e sull’ambiente in cui viviamo. Ciò anche in considerazione del ripetersi con frequenza  di estati caratterizzate da alte temperature e un clima che nel complesso risulta particolarmente siccitoso.

Come noto all’interno del comprensorio irriguo consortile (che ha una superficie complessiva di circa 120.000 ettari) la zona sottesa alla derivazione dal torrente Enza in località Cerezzola, Comune di Canossa, è quella ove lo squilibrio idrico ha assunto connotati di maggior gravità, a causa della portata particolarmente ridotta del torrente Enza. In quest’area la carenza idrica comporta un forte rischio di compromettere le colture servite dalla derivazione irrigua del Consorzio con gravi danni all’economia agricola locale e, in ultima analisi, anche all’ecosistema. Ed è in quest’ottica che i vertici dell’Emilia Centrale guidati dal Commissario Franco Zambelli, riuniti in seduta straordinaria, hanno inoltrato alla Regione Emilia Romagna la domanda di deroga al Deflusso Minimo Vitale (DMV) unitamente al Consorzio di Bonifica Parmense che condivide una parte di competenza sul bacino. Come secondo rilevante provvedimento il Consorzio (con effetto immediato fino a nuova comunicazione), limitatamente alla zona sottesa dal torrente Enza in località Cerezzola, dispone il divieto di attingimento dell’acqua per finalità diverse da quelle destinate alla produzione agricola, tra cui l’irrigazione dei campi sportivi, di orti e giardini, il lavaggio di automobili ed automezzi e pulizia dei piazzali. Di sicura evidenza anche l’avviamento di un sondaggio immediato per verificare la presenza e disponibilità dei pozzi da attivare celermente previo accordi specifici con i proprietari degli stessi.

Ma il summit di Via Garibaldi ha portato ad altri risultati di rilievo tra cui la richiesta  alla Regione Emilia Romagna di aprire al più presto un tavolo tecnico con ENEL per analizzare nei dettagli la fattibilità tecnico-economica di un eventuale utilizzo degli invasi a scopi idroelettrici gestiti dalla stessa ENEL nei bacini dell’Enza e del Secchia; tra quelli indicati l’invaso del Paduli o del Lagastrello in Provincia di Massa Carrara, nel bacino dell’Enza, e quello di Gazzano – Fontanaluccia, tra le Provincie di Reggio Emilia e Modena, nel bacino del Secchia. Si tratta di due invasi aventi complessivamente una capacità di circa 6.000.000 di metri cubi d’acqua il cui, anche solamente parziale, utilizzo anche a scopi irrigui, comporterebbe un rilevante beneficio all’attività di gestione dell’irrigazione nelle zone di alta pianura sottese ai corsi d’acqua nelle Provincie di Parma, Reggio Emilia e Modena, particolarmente esposte al fenomeno della siccità. Inoltre, trattandosi di invasi a tutt’oggi esistenti, il loro eventuale utilizzo anche a scopi irrigui non dovrebbe, teoricamente, comportare i rilevanti costi di investimento dovuti alla realizzazione di un nuovo invaso, traducendosi unicamente in nuove modalità per la gestione degli invasi, improntate alla collaborazione tra i due soggetti gestori, che sono l’ENEL per la produzione di energia idroelettrica e il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale per l’irrigazione. In pratica l’eventuale utilizzo della risorsa idrica accumulata in tali invasi anche per l’irrigazione sarebbe sostanzialmente a “costo zero”. Così pure, l’impatto ambientale di una simile iniziativa sarebbe pressoché nullo.

“Voglio rassicurare la comunità che il Consorzio di bonifica – ha rimarcato il Commissario Straordinario Regionale Franco Zambelli – pur nei limiti che derivano dalla sua natura di mero ente gestore sta facendo, come del resto ha sempre fatto, tutto quanto rientra nelle sue concrete possibilità di intervento per mitigare lo stato di grave crisi idrica”.

 

















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