“Che l’Ape Sociale fosse solo un miraggio per i lavoratori edili era certificato dai requisiti previsti per legge, ovvero, quella continuità contributiva che, diversamente da altri settori, nell’edilizia sta divenendo sempre di più l’eccezione e non la regola”, dichiara Marcello Beccati, segretario sindacato edili Fillea/Cgil Modena.
“Se pensiamo che, dal 2008 ad oggi, nel comparto edile a livello nazionale vi è stato un calo del 45% dei posti di lavoro, del 50% della massa salari, del 58% delle ore lavorate e del 44% delle imprese, è facile capire come parlare di continuità contributiva in un settore così martoriato dalla crisi sia realmente parlare di “eccezioni”, in quanto sempre di più, il lavoro edile è un lavoro discontinuo, fatto da più contratti (magari con aziende differenti) nell’arco dell’anno, che appunto non garantiscono al lavoratore quei requisiti utili per accedere all’Ape Sociale (6 anni di contributi continuativi negli ultimi 7 anni di lavoro).
Aggiungiamo anche, oltre al danno di cui sopra, la beffa della recente circolare Inps 99/2017 che prevede per il lavoratore soggetto a lavoro pesante e pericoloso l’obbligo di presentare una dichiarazione del datore di lavoro che certifichi il periodo di lavoro svolto (se il lavoratore ha avuto più rapporti va presentata dichiarazione per ciascun datore di lavoro)”.
“Gli operai edili – prosegue il segretario sindacato edili Fillea/Cgil Modena – mediamente hanno tre rapporti di lavoro all’anno, che moltiplicato per sette anni significa 21 dichiarazioni da presentare, considerando che con la crisi (come riportato sopra) è sparito oltre il 40% delle imprese edili, al povero muratore non rimarrà che rivolgersi a maghi e chiromanti per ottenere le dichiarazioni dalle aziende trapassate.
Per il sindacato Fillea/Cgil il Ministero del lavoro e l’Inps hanno affrontato la questione dell’anticipo pensionistico con incompetenza ed inettitudine, agendo in modo indegno per un paese civile.
Come Organizzazione Sindacale più volte abbiamo segnalato che per gli operai edili le attestazioni sono facilmente reperibili nelle casse edili, le quali sommano tutti i rapporti di lavoro dell’operaio, e sono certificate, visto che servono per il rilascio del Durc.
Gli operai edili sono perfettamente identificabili nel sistema Inps perché in Italia quelle edili sono le uniche imprese che hanno l’obbligo di versare il 4,7% di contributi per la cassa integrazione. Dunque l’Inps ha già tutto quello che serve per conoscere la vita contributiva del lavoratore edile. Se i dirigenti del più grande sistema informatico del Paese non riescono ad estrarre i dati dal loro ‘cervellone’ direi che stiamo messi molto male. Per questo chiediamo a Ministero ed Inps di intervenire immediatamente per porre fine a questa ignobile ingiustizia, utilizzando i dati in loro possesso o richiedendo al sistema della Casse Edili tutte le certificazioni necessarie.
Per questo riteniamo che – conclude Marcello Beccati – l’Ape sociale per i lavoratori del comparto edile, sia oggi, una grande presa in giro, una porta di accesso alla pensione anticipata sbarrata già all’origine che nega l’Anticipo Pensionistico Agevolato alla stragrande maggioranza degli edili che hanno già compiuto 63 anni”.