Aveva provato a fare shopping in Piazzola con una banconota da 20 euro falsa, ma l’operazione non gli è riuscita: un quarantenne di origini campane è finito in manette, è stato processato per direttissima e condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione. Il brutto week end è iniziato nel primo pomeriggio di venerdì scorso, 9 giugno, quando M.G., queste le iniziali dell’uomo, acquista della merce a un banco del mercato della Piazzola e dà in cambio una banconota da 20 euro.
L’ambulante la guarda e non è convinto, così il quarantenne se la riprende e tira fuori una banconota da 5 euro, conclude l’acquisto e si allontana. L’ambulante però non ci sta, lo insegue e lo porta al cospetto di una pattuglia di vigili urbani che si trova nelle vicinanze. Il quarantenne su richiesta dell’ambulante mostra la banconota da 20 euro: al tatto sembra normale e non ha segni di alterazione, ma a guardar bene, a confronto con 20 euro autentici, gli agenti si accorgono che ci sono discordanze. Per esempio nella qualità sia dell’immagine frontale degli archi interni della basilica riportata al centro della banconota e sia del ritratto contenuto all’interno della finestrella nella parte posteriore. A questo punto i vigili fanno una verifica in un negozio dotato del dispositivo di verifica e scoprono che in effetti i 20 euro di M.G. sono falsi. Mentre gli agenti chiedono all’uomo le generalità (con fatica, visto che non ha documenti ma solo un biglietto del treno che riporta un altro nome rispetto a quello dichiarato), notano che il quarantenne sta schiacciando con le mani una bottiglietta di plastica dove ha nascosto un rotolo di banconote da 20 euro. E’ lui stesso, a quel punto, a dichiarare che sono false.
I vigili lo arrestano e in centrale analizzano il rotolo: 17 banconote da 20 euro, tutte false. Intanto si scopre che l’uomo non è nuovo a questo tipo di reato. Il processo per direttissima si svolge il giorno dopo i fatti, sabato 10 giugno: il giudice lo condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione, multa di mille euro più il pagamento delle spese processuali. Per M.G. si sono aperte le porte del carcere della Dozza.