La fusione dei due ospedali modenesi, Policlinico di Modena e Ospedale civile di Baggiovara ha innescato un processo di riorganizzazione dei servizi che coinvolge tutti gli ospedali del territorio provinciale con ricadute positive su tutta la rete ospedaliera, nuove opportunità e percorsi dei pazienti.
Tale processo ha trovato una puntuale definizione nel “Piano di riorganizzazione della rete sanitaria integrata territoriale provinciale” approvato martedì 6 giugno dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria composta da sindaci, dai rappresentanti delle componenti della sanità modenese, sindacati delle diverse categorie professionali e Università.
Hanno partecipato all’incontro Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute, Gian Carlo Muzzarelli e Alberto Bellelli, copresidenti della Conferenza stessa, Ivan Trenti, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria, Massimo Annicchiarico, direttore generale dell’Azienda USL di Modena, e il rettore dell’Università di Modena e Reggio Angelo Oreste Andrisano.
Hanno partecipato sindaci, rappresentanti sindacali delle diverse categorie professionali coinvolte e dell’Università.
«La fusione dei due ospedali modenesi – ha sottolineato Muzzarelli – rappresenta l’occasione unica per adeguare tutta l’organizzazione. Con questo Piano completiamo una prima fase del percorso grazie anche alla positiva disponibilità di tutte le componenti, dai medici, all’Università ai sindacati, superando un’ottica competitiva favorendo la collaborazione. Ora la Regione deve assicurare le risorse necessarie a sostegno della ricerca e dell’innovazione per valorizzare ulteriormente le nostre strutture ospedaliere». Concetti ripresi anche dall’assessore Venturi che ha parlato di «progetto innovativo che rappresenta un punto di riferimento per tutte le realtà regionali e che sarà premiato anche in termini di risorse. L’integrazione degli ospedali e la valorizzazione delle singole vocazioni significa che i cittadini hanno maggiori certezze sulle risposte».
Come ha illustrato Annicchiarico nella presentazione del Piano «la chiave strategia della riorganizzazione è l’integrazione tra tutti gli ospedali con equipe di professionisti in grado di operare su più sedi, articolate in piattaforme specialistiche comuni, valorizzando le vocazioni delle singole strutture per migliorare qualità e sicurezza delle prestazioni, ridurre i tempi di attesa e garantire prossimità nella risposta ai principali bisogni».
Le proposte contenute nel Piano sono suddivise per aree territoriali: nell’area nord il Piano individua un percorso di integrazione di diversi servizi per gli ospedali di Carpi e Mirandola; nell’area centro dalla fusione dei due ospedali modenesi, Policlinico e Baggiovara nasce un hub provinciale punto di riferimento di tutta la rete, mentre nell’area sud l’ospedale di Sassuolo sarà al centro di una rete di funzioni e servizi comuni con gli ospedali di Pavullo e Vignola.
LE PROPOSTE NELL’AREA NORD: INTEGRAZIONE CHIRURGIA PER CARPI E MIRANDOLA
Garantire vocazioni specialistiche e integrare le funzioni chirurgiche degli ospedali di Carpi e Mirandola per garantire la qualità delle prestazioni e ridurre il tempo di attesa per i ricoveri chirurgici programmati. Sono questi gli obiettivi della riorganizzazione sull’area nord, che punta sulla creazione di due piattaforme a vocazione diversa: a Carpi quella oncologica, a Mirandola quella della chirurgia non oncologica.
All’ospedale di Carpi saranno centralizzati gli interventi e i trattamenti ad alta complessità con particolare riferimento alle neoplasie e saranno consolidate le collaborazioni con il Policlinico di Modena.
Mirandola avrà invece una vocazione “week surgery” multispecialistica per interventi a medio-bassa complessità con degenza inferiore a cinque giorni. Sempre all’ospedale di Mirandola è prevista anche la novità del Centro per disturbi del sonno, sindrome delle apnee notturne, in collaborazione con la Neurologia dell’ospedale di Carpi.
Per quanto riguarda la rete ortopedica, a Carpi sarà centralizzata la traumatologia del femore e la chirurgia per pazienti ad elevato rischio clinico, mentre a Mirandola saranno sviluppati la chirurgia protesica di anca, ginocchio e piede e il polo riabilitativo di area nord.
Per la rete della salute mentale, è partita a Carpi la sperimentazione del modello per intensità di cura in area psichiatrica che comprende Servizio psichiatrico diagnosi e cura (Spdc) e Residenza trattamento intensivo (Rti) e consentirà il percorso post acuzie e la riabilitazione di pazienti di tutta l’area nord nella nuova palazzina completamente ristrutturata.
SASSUOLO SARÀ UN “HUB” DI RETE. 5,5 MLN PER PAVULLO, NUOVI SERVIZI A VIGNOLA
Il filo conduttore del piano per l’area sud è una maggiore integrazione tra le attività degli ospedali.
L’ospedale di Sassuolo garantirà nella propria sede i servizi sul modello “hub and spoke”, che prevede la concentrazione della casistica più complessa proveniente dagli ospedali di Pavullo e Vignola.
L’equipe della chirurgia generale dell’ospedale utilizzerà le piattaforme operatorie degli ospedali di Vignola e Pavullo, consentendo la riduzione delle liste di attesa attraverso un recupero di efficienza e produttività.
All’ospedale di Vignola, dove è prevista la conferma delle attività esistenti, e in quello di Pavullo saranno rafforzati nella rete provinciale e potranno contare su una unica unità operativa di ortopedia e traumatologia con un incremento dell’attività ambulatoriale, chirurgica e per le urgenze come la frattura del femore di pazienti anziani, oltre alla conferma dei.
Per l’ospedale di Pavullo è stato presentato un piano di riqualificazione complessivo che comprende diversi investimenti strutturali: l’attivazione di un’auto medica h24, l’ampliamento e rifacimento del pronto soccorso, dei parcheggi e delle sale operatorie; in programma anche la riqualificazione operativa del pronto soccorso, del 118, dell’elisoccorso, delle chirurgie generale, ortopedica e l’estensione della Tac migliorando così l’offerta per tutto l’alto Frignano. Accanto a ciò, il potenziamento del percorso nascita territoriale e la proposta di cessazione dell’attività di parto sulla quale il presidente della Ctss Muzzarelli ha chiesto di svolgere un approfondimento con l’ulteriore coinvolgimento dei territori di riferimento.
Per la riqualificazione a Pavullo è previsto un investimento in risorse umane: arriveranno in più un medico radiologo, un anestesista, un ortopedico, 10 infermieri e un operatore sociosanitario.
Questo piano investimenti ha un costo di cinque milioni e 700 mila euro che, come ha assicurato l’assessore regionale Venturi nel corso della Ctss, saranno messi a disposizione dalla Regione.
I PROGETTI DELLE NUOVE STRUTTURE, CASE DELLA SALUTE E OSPEDALI DI COMUNITÀ
Nel corso della Conferenza territoriale sociale e sanitaria di martedì 6 giugno sono stati illustrati anche i progetti relativi alle Case della salute, il cui sviluppo va di pari passo con la riorganizzazione degli ospedali.
Oltre alle 11 già attive, sono in programma quelle di Modena nord, Mirandola, Carpi e Formigine. Nell’ottica di avvicinare i servizi territoriali ai cittadini, sono in fase di valutazione le Case di San Felice, Soliera, Modena sud, Vignola e Montese.
Accanto agli ospedali di comunità di Castelfranco Emilia e Fanano, sono già programmati anche gli OsCo a Finale Emilia e Mirandola; si tratta di strutture di degenza territoriale con la presenza di infermieri e operatori sociosanitari 24 ore su 24, assistenza garantita da medici di Medicina Generale e dai Medici della Continuità assistenziale, con il supporto di specialisti.
Previsto anche l’Hospice di Castelfranco Emilia; per l’area nord (San Possidonio) e sud (Fiorano), sarà necessario il reperimento delle risorse per la parte di edilizia.
IL PUNTO SULLA FUSIONE A MODENA, REALTÀ CON 1.100 POSTI LETTO E 3.800 DIPENDENTI
La riorganizzazione degli ospedali modenesi scaturisce dall’avvio del percorso di unificazione tra il Policlinico di Modena e l’Ospedale civile di Baggiovara. Nel corso della Ctss, Ivan Trenti, direttore del Policlinico che dal 1 gennaio ha assunto le direzione unica delle due realtà, ha fatto il punto del percorso che porterà alla nascita di una struttura con 1.100 posti letto, 3.800 dipendenti, 80 strutture complesse e due stabilimenti.
«Saranno valorizzate le rispettive specificità – ha evidenziato Trenti – evitando duplicazioni per migliorare la qualità delle prestazioni. Nasce un polo ospedaliero all’avanguardia, punto di riferimento di rilievo nazionale e nodo strategico per la rete provinciale dei servizi sul territorio con equipe di medici disponibili ad effettuare attività integrata anche presso altri ospedali della rete provinciale».
Il Policlinico si distinguerà per le vocazioni materno-infantile (con il nuovo centro in costruzione), oncologia e centro trapianti, mentre Baggiovara per emergenza-urgenza, neuroscienze e chirurgia robotica, oltre a una serie di vocazioni comuni sempre più integrate, come la chirurgia generale, medicine interne e ortopedia.
Per quanto riguarda il percorso effettuato, dal 1 gennaio il patrimonio immobiliare dell’ospedale di Baggiovara è stato trasferito dall’Ausl all’Azienda ospedaliera Policlinico ed è stata approvata la delibera di assegnazione temporanea dei 1250 dipendenti di Baggiovara.
Già unificati diversi servizi interaziendali e attivate integrazioni tra i professionisti operanti nei due presidi per quanto riguarda Emodinamica, Radiologia interventistica e Endoscopia digestiva. Avviato anche il percorso per potenziare le consulenze specialistiche a Baggiovara di professionisti del Policlinico per le discipline di chirurgia plastica, pneumologia, chirurgia maxillo-facciale, oculistica, chirurgia vascolare, neurologia, neurochirurgia e medicina riabilitativa.
Sempre sull’area centro, a Castelfranco Emilia è prevista una nuova piattaforma chirurgica ambulatoriale presso la Casa della Salute, dove opereranno equipe dell’ospedale unificato di Modena e dell’Ausl.