Che ne sarà del settore agricolo modenese dopo che il recente Decreto Legge 25/2017 del Governo, ne impedisce l’acquisto a partire dal 18 marzo scorso e ne prevede l’abolizione dal 1° gennaio 2018?
“Rispetto al coro di proteste delle associazioni agricole locali – afferma Marco Bottura, segretario sindacato agroindustria Flai/Cgil Modena- vorremmo precisare che le imprese agricole potranno regolarmente utilizzare per i loro dipendenti un contratto di lavoro “stagionale” che prevede la chiamata giornaliera dell’ “operaio agricolo a tempo determinato” anche per un solo giorno all’anno, anche per le sole ore necessarie a svolgere l’attività richiesta. Si tratta di un vero e proprio lavoro a chiamata che, tra l’altro, non fa scattare alcun obbligo di stabilizzazione del posto di lavoro, come ben sanno i tanti lavoratori “avventizi” impegnati nelle nostre campagne, soprattutto nella raccolta delle pere e dell’uva.
Il “contratto di lavoro” si conclude consegnando semplicemente al lavoratore la comunicazione unica obbligatoria prevista dalla legge, contenente alcuni dati essenziali: dati dell’azienda, dati del lavoratore, giornate “previste” di lavoro (si badi bene: “previste” e non “garantite”, perché appunto, in agricoltura, condizioni atmosferiche e quantità di prodotto possono far variare anche la quantità del lavoro necessario).
Durante le prossime campagne di raccolta, le aziende agricole potranno quindi utilizzare questa tipologia contrattuale, tra le più flessibili esistenti in Italia, corrispondendo al lavoratore una tariffa oraria che ad oggi ammonta a 7,57 euro lordi all’ora (pari a un costo del lavoro complessivo aziendale intorno ai 10,00 euro).
Il tanto decantato “strumento dei voucher” – prosegue il segretario sindacato agroindustria Flai/Cgil Modena – si è rivelato uno strumento a senso unico, a favore del datore di lavoro, per il semplice motivo che con il voucher non c’è alcun obbligo di rispettare i contratti di lavoro che fissano i minimi salariali. Con il voucher inoltre il lavoratore non può accedere né all’indennità di malattia, né all’indennità di disoccupazione, né agli assegni familiari.
Per quanto riguarda il lavoro nero o grigio, non sarà uno strumento di legge risolverà questa piaga. Si provi a parlare con chi lavora in campagna e ci si accorgerà quanto sia diffusa la pratica della retribuzione in regola mescolata a quella in nero, tanto con i contratti quanto con i voucher. I voucher non hanno certo risolto il problema. Per combattere il lavoro nero o grigio in agricoltura – conclude Bottura – servono più risorse per gli enti ispettivi e più controlli”.