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Il segreto dell’Homo sapiens: docente Unibo alla guida di un team di ricerca

Come è riuscito l’Homo sapiens a colonizzare l’Europa e il mondo? E che cosa ha portato all’estinzione dell’uomo di Neandertal? In altre parole, quali sono le caratteristiche che hanno reso unica la nostra specie? Sono le domande che guideranno il lavoro di Stefano Benazzi, docente al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, vincitore del progetto quinquennale dell’European Research Council “The earliest migration of Homo sapiens in Southern Europe: understanding the biocultural processes that define our uniqueness”.

Finanziato con circa due milioni di euro, il progetto studierà i cambiamenti bio-culturali avvenuti in Italia durante la fase di transizione tra uomo moderno e uomo di Neandertal, con lo scopo di capire quando la nostra specie sia arrivata nell’Europa meridionale, i processi bio-culturali che ne hanno favorito il successo adattativo e le cause che hanno portato all’estinzione del Neanderthal.

L’uomo anatomicamente moderno, comunemente conosciuto come Homo sapiens, ha fatto la sua comparsa in Africa in un periodo compreso tra 200mila e 100mila anni fa. Poi, tra 60mila e 50mila anni fa, per cause ancora ignote, ondate consistenti di uomini moderni si spinsero in Eurasia, in territori che all’epoca erano occupati da altre specie umane come il Neandertal e il Denisova. Come sia avvenuta la colonizzazione dell’Eurasia e quali rapporti siano intercorsi fra l’uomo moderno e le altre specie umane autoctone è tuttora argomento di acceso dibattito in paleoantropologia.

Questo periodo, compreso tra 50mila e 40mila anni fa, è allora cruciale per capire le cause che hanno favorito la diffusione dell’uomo moderno in tutto il mondo e l’estinzione di tutte le specie umane arcaiche.

Recenti studi suggeriscono che l’uomo moderno abbia raggiunto l’Europa circa 45mila anni fa, mentre le ultime attestazioni della presenza dell’uomo di Neandertal risalgono a circa tra 40mila anni fa. Durante questo periodo di potenziale convivenza fra i due gruppi umani, si registrano cambiamenti culturali senza precedenti nel panorama europeo: gli strumenti di pietra subiscono modifiche, compaiono oggetti in osso e artefatti ornamentali (ad esempio, conchiglie e denti forati utilizzati come pendenti), nascono le prime forme di utilizzo di coloranti.

Tutti questi indizi rendono conto di un comportamento e di capacità cognitive tipicamente “moderne”, tanto che queste culture vengono chiamate di “transizione” o del Paleolitico Superiore Iniziale.

Da più di cento anni la comunità scientifica è divisa sul significato di questi cambiamenti e soprattutto su chi ne sia stato l’artefice. Alcuni suggeriscono che sia stato l’uomo di Neandertal, più o meno influenzato dall’arrivo dell’Homo sapiens, a sviluppare queste culture “moderne”. Altri pensano invece che la comparsa di culture più evolute sia da attribuire all’uomo moderno e che questa sua inedita capacità di espressione sia alla base del suo successo evolutivo.

È all’interno di questo scenario che si inserisce il progetto di Stefano Benazzi. Il team guidato dal docente Unibo cercherà risposte ai tanti interrogativi ancora da sciogliere, con l’obiettivo di svelare quale sia quella nostra unicità che potrebbe aver portato alla scomparsa di tutte le specie umane arcaiche e all’origine dell’umanità attuale.

 

















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