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Agromafie, Coldiretti: Modena 82° nella classifica nazionale

Collocandosi all’82esimo posto della graduatoria, la provincia di Modena rimane nella fascia a basso rischio delle province italiane rispetto all’estensione e all’intensità del fenomeno agromafia nel 2016. E’ quanto rende noto Coldiretti Modena nel commentare il Rapporto #Agromafie2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, nel quale è stata calcolata l’intensità del fenomeno delle agromafie per provincia sulla base delle risultanze quantitative delle azioni di contrasto specifiche poste in essere dalle diverse Forze dell’ordine per questo particolare aspetto criminale.

Se pur il livello nella nostra provincia rimane basso – commenta Coldiretti Modena – è necessario mantenere alta l’attenzione per evitare che le maglie dell’organizzazione criminose, che in altri settori hanno già ampiamente penetrato il territorio modenese, finiscano per intaccare il ricco settore agroalimentare locale. Tanto più ora – sottolinea Coldiretti Modena – che mentre l’indagine fotografa una concentrazione del fenomeno soprattutto nel Mezzogiorno, si evidenzia la presenza nella top ten di rilevanti realtà del Nord come Genova e Verona rispettivamente al secondo ed al terzo posto dopo Reggio Calabria per i traffici finalizzati al ricco business del falso Made in Italy.

Per quanto riguarda il territorio regionale – informa Coldiretti  – solo Bologna (24esimo posto) e Parma (43esimo posto) si collocano nella fascia a rischio medio, mentre le restanti province si assestano nella posizioni dall’80esimo al 86esimo posto con in testa Ferrara, seguita da Forli – Cesena, poi Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini.

Sono oltre duecentomila, a livello nazionale, i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel 2016 per combattere le agromafie dal campo allo scaffale e garantire all’Italia il primato nella qualità e nella sicurezza alimentare – rende noto Coldiretti. Ma il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno.

Sul fronte della filiera agroalimentare – spiega la Coldiretti -, le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto. Nel 2016 si è registrata un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo nostrano dove quasi quotidianamente ci sono furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali con un ritorno prepotente dell’abigeato.

I poteri criminali si “annidano” nel percorso che frutta e verdura devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani, e che vede uno snodo essenziale in alcuni grandi mercati di scambio per arrivare alla grande distribuzione.

“Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “per l’alimentare occorre vigilare sul sottocosto e sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi se non l’illegalità o lo sfruttamento”.

















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