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In Emilia-Romagna vince lo sport. Ecco la nuova legge regionale: più praticanti, attività e sicurezza

Da due leggi a una, per semplificare e concentrare in diciotto articoli nuove opportunità per lo sport in Emilia-Romagna. Con un obiettivo: portare sempre più persone – soprattutto i giovani –  a misurarsi e divertirsi nei campi di gioco, nelle palestre, nelle piscine, negli spazi all’aperto. Poi la conferma di voler di puntare sul turismo sportivo legato ai grandi eventi e alle grandi competizioni. E un imperativo: fuori chi bara, per cui le associazioni e i soggetti che hanno ricevuto contributi regionali e che hanno indotto o consentito l’assunzione di prodotti dopanti nelle loro strutture si vedranno revocare i fondi e non potranno averne per almeno 5 anni.
E’ il progetto di legge per la promozione e lo sviluppo delle attività motorie e sportive voluto dalla Giunta regionale, inviato ora all’Assemblea legislativa per l’iter consiliare che porterà al suo esame e all’approvazione finale, che da Piacenza a Rimini prevede nuovi interventi lungo quattro direttrici. Salute e benessere, con il coinvolgimento attivo delle scuole per avere più sport, anche in orario extrascolastico, in collaborazione con le associazioni. Programmazione e contributi, con un piano triennale che comprenda progetti e azioni di promozione dell’attività sportiva, contrasto all’abbandono e integrazione delle persone con disabilità, miglioramento dell’impiantistica e sinergie di sviluppo legate al contesto territoriale e ambientale, con appunto il sostegno al turismo sportivo. E ancora, in un rapporto di maggiore fiducia (e meno burocrazia), l’allargamento dei soggetti che riceveranno fondi regionali: oltre a quelle presenti nel registro regionale, saranno ammesse ai bandi anche le associazioni dilettantistiche iscritte al registro del Coni, del Cip e delle Federazioni sportive nazionali, o da tali sigle riconosciute. Sicurezza, con presidi di primo soccorso negli impianti sportivie la professionalità certificata richiesta a chi terrà i corsi, che dovrà passare per due possibili figure di garanzia: istruttore qualificato e istruttore di specifica disciplina, entrambi in possesso di specifici requisiti di studio e abilitazione. Legalità e trasparenza, con misure per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione e il varo di specifica Carta etica. L’applicazione del piano triennale sarà poi oggetto di monitoraggio e valutazione, con la Giunta che dovrà produrre una relazione sui progetti realizzati, i contributi erogati e i destinatari.

“Sarà una buona legge- afferma il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini- con la quale vogliamo semplificare e, allo stesso tempo, mettere in campo un piano complessivo per fare ancora di più dello sport un perno della società regionale, veicolo di valori come la lealtà e il rispetto dell’altro, l’inclusione, il fare comunità. E lo sport sempre di più associato al diritto alla salute e al benessere psico-fisico delle persone, capace di incidere in modo positivo sugli stili di vita, dai più giovani alla popolazione anziana. Lo sport e l’attività motoria anche per riportare i ragazzi a una realtà vera e meno virtuale, per crescere in gruppo, coi compagni di squadra, anche solo tornando a inseguire i sogni dietro un pallone in un prato verde o dentro un palazzetto di periferia. Il tutto- chiude il presidente della Regione- senza escludere nessuno. Per questo abbiamo praticamente inaugurato il mandato aumentando i fondi per lo sport e quest’anno metteremo 20 milioni di euro per l’impiantistica e gli spazi sportivi nell’ambito della programmazione dei Fondi europei per lo sviluppo e la coesione, per un investimento complessivo di 25 milioni di euro nell’ambito della legislatura”.

Il nuovo impianto normativo fin dal primo articolo individua la salute, il benessere, la formazione dei giovani, la promozione delle pari opportunità, il rispetto dell’ambiente, uniti alla valorizzazione sociale ed economica, come elementi cardine della promozione sportiva. E i 20 milioni stanziati potranno essere utilizzati anche per la costituzione di fondi di garanzia o consorzi fidi a sostegno degli investimenti in ambito sportivo.

“Con questa nuova legge diamo valore allo sport come infrastruttura sociale fondamentale del territorio. Siamo orgogliosi del lavoro svolto- aggiunge il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Andrea Rossi- frutto di un progetto condiviso con associazioni, autorità sportive, a partire dal Coni, ed enti di promozione sportiva. Abbiamo cercato di dare voce e risposte agli 800 mila iscritti a enti di promozione sportiva, ai quasi 370 mila atleti aderenti alle federazioni e ai circa 3 milioni di praticanti le attività motorie in Emilia-Romagna, un mondo fatto al 90 per cento di volontariato. Crediamo nello sport anche come occasione di sviluppo per il territorio dal punto di vista culturale, turistico e economico e prevediamo di valorizzare ancora di più i grandi eventi sportivi e gli atleti emergenti”.

I contenuti della legge
Sono quattro le direttrici della riforma voluta dalla Giunta regionale.

Salute e benessere – Un diritto della persona che la Regione Emilia-Romagna vuole garantire anche attraverso la pratica sportiva. Per questo, in primo luogo è prevista una capillare attività di promozione a partire dalla scuola, sede privilegiata di diffusione dei valori e dei principi educativi della pratica motoria, attraverso il coinvolgimento attivo delle associazioni sportive per ampliare l’offerta di sport anche in orario extrascolastico e con forme di collaborazione tra scuola e mondo delle associazioni. La formazione è l’altro tassello individuato per sensibilizzare i cittadini: per questo è prevista una stretta collaborazione tra Regione, enti locali, Coni, Cip, scuola e aziende sanitarie.

Programmazione e contributi – Per dare gambe al progetto, la legge prevede l’elaborazione di un Piano triennale (proposto dalla Giunta e approvato dall’Assemblea legislativa) che identifichi azioni sia di promozione, integrazione delle persone con disabilità e contrasto all’abbandono della pratica sportiva, sia di sviluppo, con riferimento all’impiantistica e al contesto turistico e ambientale. Fondamentale sarà il ruolo dei Comuni e delle Unioni comunali, attraverso il Consiglio delle autonomie locali, che concorreranno alla stesura del Piano.
Nasce poi un nuovo organismo, la Conferenza sullo sport, con funzioni consultive in riferimento alle attività di programmazione, tutela delle persone, monitoraggio e ricerca. In carica per tutta la durata della legislatura, il nuovo organismo comprenderà il presidente della Regione (o un suo delegato), quattro rappresentanti degli enti locali, un rappresentante del Coni e uno del Cip e due designati da enti di promozione sportiva. La partecipazione ai lavori della Conferenza sarà a costo zero: non sono previsti infatti rimborsi o compensi da parte della Regione. Inoltre, si allarga la platea dei futuri beneficiari dei contributi regionali: oltre alle associazioni iscritte al registro regionale, potranno partecipare ai bandi anche le associazioni dilettantistiche iscritte al registro del Coni, del Cip e delle Federazioni sportive nazionali, o riconosciute da tali sigle.

Sicurezza – Lo sport in condizione di sicurezza è un altro caposaldo della legge. Per questo strutture, spazi e ambienti dovranno vedere rispettati i requisiti necessari, a partire dai presidi di primo soccorso, o, nel caso, essere adeguati: su questo, saranno possibili contributi regionali se i relativi progetti figureranno nel Piano di programmazione. Per ottenere i finanziamenti gli impianti sportivi dovranno possedere requisiti di pubblica utilità e gli eventuali progetti di adeguamento dovranno essere conformi alla pianificazione urbanistica con contenimento del consumo del suolo, in un quadro di valorizzazione e tutela del patrimonio naturalistico e ambientale. La legge tiene conto anche dell’intervento pubblico in caso di dichiarato stato di emergenza nazionale per ripristinare, con contributi in conto capitale, gli impianti sportivi danneggiati in seguito a eventi naturali. Ma la sicurezza passa anche attraverso la professionalità di chi tiene i corsi. Due sono le figure di garanzia richieste: istruttore qualificato e istruttore di specifica disciplina. Il primo, a cui viene affidato il coordinamento e la responsabilità della applicazione corretta delle attività finalizzate a sviluppo, mantenimento, recupero psico-fisico e miglioramento dell’efficienza fisica delle persone, attività che si svolgono in strutture aperte al pubblico, dovrà essere in possesso del diploma di laurea Isef o della laurea in Scienze motorie. L’istruttore di specifica disciplina dovrà invece essere in possesso di una qualifica prevista dalle Federazioni sportive o dagli enti di promozione riconosciuti dal Coni e dal Cip.

Legalità e trasparenza – La promozione della pratica sportiva come fattore di inclusione e tutela va di pari passo con la diffusione della cultura della legalità, la legge prevede quindi misure per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione. La Giunta regionale varerà perciò, previo parere della Conferenza sullo sport, una apposita Carta etica. Per quanto riguarda la trasparenza, il Piano triennale e la sua applicazione saranno oggetto di monitoraggio e valutazione. Gli impianti sportivi non gestiti direttamente dagli enti locali dovranno essere affidati con procedure pubbliche improntate ai principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità adeguata. L’Osservatorio regionale dello sport dovrà poi raccogliere informazioni e dati (in collaborazione con Enti locali, Coni, Cip, enti di promozione sportiva) sull’efficacia delle misure adottate, sul fabbisogno delle persone e dei territori, sull’adeguatezza degli interventi pubblici. La Giunta, ogni tre anni, produrrà una relazione sulle attività realizzate, con un elenco puntuale delle misure di sostegno erogate, i progetti e le iniziative finanziate insieme ai soggetti destinatari e all’ammontare dei contributi.Inoltre, le organizzazioni che beneficeranno dei contributi dovranno dimostrare di essere virtuose: aver indotto o consentito l’assunzione di prodotti dopanti all’interno delle strutture comporterà la revoca dei contributi regionali e l’impossibilità di accedervi per cinque anni.

















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