«Il progetto di legge regionale relativo alla nuova disciplina sulla tutela e l’uso del territorio rappresenta probabilmente il più importante atto di questa legislatura e andrà a regolamentare per i prossimi 20 anni un settore, quello delle costruzioni, dalla filiera lunghissima che produce oltre il 10 per cento del Pil regionale e anche nazionale; un comparto che è ormai entrato nel decimo anno di una crisi pesantissima per le imprese e per i lavoratori».
È con queste parole che Stefano Betti, presidente di Ance Emilia-Romagna ha commentato l’atto approvato dalla Giunta regionale nei giorni scorsi.
Betti ha inoltre espresso parere positivo sulla scelta fatta dalla Regione di creare un testo unico che andrà a sostituire totalmente la precedente disciplina, contenuta nella legge regionale 20/2000, troppo complessa e non più adeguata a regolamentare la rapida evoluzione dovuta alla globalizzazione industriale. «Nel nuovo progetto di legge sono stati inseriti i temi più significativi per il settore: dalla rigenerazione urbana alla riqualificazione degli edifici, dagli interventi di adeguamento sismico alla semplificazione delle procedure».
Ance Emilia-Romagna giudica importante e proficuo il lavoro di confronto durato vari mesi con tutti i principali interlocutori in materia che è stato portato avanti dall’assessore regionale Raffaele Donini e dal suo staff, che ha consentito di migliorare il testo originale della legge, nell’interesse non solo delle attività produttive del settore ma di tutta la società regionale.
Le imprese di costruzione hanno da tempo maturato la consapevolezza che la “risorsa suolo” è un bene finito e non è interesse di nessuno consumarne senza limiti, in maniera immotivata.
«Auspichiamo, però», sottolinea il presidente di Ance Emilia-Romagna, «che sia ancora possibile, durante il dibattito in Assemblea legislativa, migliorare e/o esplicitare meglio alcuni contenuti della proposta di legge strettamente legati al settore delle costruzioni, che riteniamo imprescindibili».
Fra i temi da approfondire, Stefano Betti ha evidenziato, per esempio, il ruolo e il contributo dell’edilizia residenziale privata all’attrattività di un territorio e al soddisfacimento delle dinamiche demografiche. E ancora: il contenimento dell’incremento eccessivo della rendita fondiaria sulle aree e sugli immobili nel territorio urbanizzato; la tutela delle legittime aspettative degli investitori sorte con l’acquisizione di aree in Piano di sviluppo comunale (PSC) a seguito dell’approvazione di questo piano da parte delle amministrazioni comunali; gli incentivi urbanistici, edilizi ed economici concreti per la rigenerazione urbana; l’equità nella tassazione e prescrizione di dotazioni ecologiche e ambientali.
In questa ottica, l’associazione regionale dei costruttori proseguirà nella sua attività di interlocutore “costruttivo” per fornire proposte nei prossimi mesi, fino all’approvazione del testo definitivo, intensificando anche il percorso di confronto continuo con le altre associazioni regionali di categoria interessate al processo di revisione della legge urbanistica, con particolare riferimento a Confindustria Emilia-Romagna.
«La proposta di legge, nell’ultima versione approvata», riconosce Betti, «è fortemente orientata al sostegno dello sviluppo e dell’occupazione. Infatti, consente di non computare nel tetto del 3 per cento di occupazione di nuovo suolo le opere pubbliche o di interesse pubblico, gli insediamenti strategici regionali e gli ampliamenti delle attività produttive esistenti, rendendole possibili, a meno che non vi siano alternative in termini di riuso e di rigenerazione dell’esistente».
Infine Betti ha auspicato che il ritorno a un unico strumento urbanistico per i Comuni (il Piano urbanistico generale e le attuazioni complesse attraverso “Accordi operativi”, che regoleranno nel dettaglio gli interventi da realizzare) possa essere uno stimolo forte per le amministrazioni locali consapevoli e responsabili: utilizzandoli al meglio, si potranno migliorare le condizioni di vita dei cittadini e, al tempo stesso, si ridarà forza a un comparto produttivo strategico per il territorio, sia in termini di investimenti che di lavoratori coinvolti.