Presso l’Unità operativa di Pediatria d’urgenza del Policlinico di Sant’Orsola, diretta dal professor Filippo Bernardi, è ricoverato un neonato di 2 mesi affetto da pertosse. Le sue condizioni, costantemente monitorate, sono attualmente stazionarie. Anche la madre è stata ricoverata per la stessa patologia.
“Questo ennesimo caso – spiega il direttore del Dipartimento materno-infantile e della Unità operativa di Neonatologia Giacomo Faldella – rende evidente a tutti come questa patologia, estremamente pericolosa per i neonati, sia tutt’altro che scomparsa. La vaccinazione universale è dunque fondamentale per limitare la circolazione del germe e proteggere i più piccoli che non hanno ancora raggiunto l’età per essere loro stessi protetti dalla vaccinazione”.
“La vaccinazione contro la pertosse – prosegue il professor Faldella – è infatti possibile solo a partire dal compimento del secondo mese di vita. Per ovviare a questa temporanea mancanza di protezione prodotta attivamente dal sistema immunitario del neonato in risposta alla vaccinazione, è consigliata la somministrazione del vaccino alla madre nel terzo trimestre di gravidanza, in modo che gli anticorpi da lei prodotti vengano trasmessi al feto attraverso la placenta e lo proteggano dopo la nascita, nelle prime settimane di vita”.
Fausto Francia, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl di Bologna, ricorda che il vaccino “si è dimostrato sicuro sia per la madre che per il feto” e “che la memoria immunologica della vaccinazione è relativamente breve, per cui è opportuno per le donne in gravidanza che si fossero già vaccinate effettuare comunque un richiamo. Anche chi ha già avuto la pertosse” conclude Francia “può ammalarsi nuovamente, per cui anche in questo caso è consigliata la vaccinazione”.