Inaugurata la nuova sede di Cosmec in via Tommaso Alva Edison, dove saranno riunite tutte le attività del Gruppo Sacmi nel settore Heavy Clay. Presente al taglio del nastro l’assessore alle Attività economiche della città scaligera, Marco Ambrosini. “Ospitare un’azienda inserita in un grande contesto internazionale è per Verona una grande opportunità”.
Una buona notizia per l’economia locale, e un segnale in controtendenza per un settore – la produzione di mattoni e tegole per l’edilizia – che promette di offrire nuove ed inedite opportunità per la migliore tecnologia italiana. Questo il senso dell’inaugurazione a Verona della nuova sede di Cosmec, storica azienda attiva nella progettazione e commercializzazione di soluzioni per la movimentazione dei laterizi e la lavorazione delle argille che da maggio scorso ha trasferito le proprie attività da Isola Vicentina alla nuova sede di via Tommaso Alva Edison, al centro di un’area ad alta vocazione industriale e manifatturiera.
Regista dell’operazione il Gruppo Sacmi, player globale dell’impiantistica industriale con un giro d’affari di 1,4 miliardi di euro, che ha scelto la città di Verona per insediare il nuovo polo strategico delle proprie attività legate alla produzione di macchine per l’industria del laterizio. Già protagonista nel settore con macchine e impianti completi per la produzione di laterizi, tegole e prodotti estrusi, Sacmi ha infatti acquisito la maggioranza di Cosmec nel 2014, per arrivare, dall’estate scorsa, al controllo del 100% del capitale sociale.
“Riunire in un unico polo strategico tutte le attività del Gruppo legate all’industria del laterizio è l’obiettivo dell’operazione”, spiega Stefano Lanzoni, General Manager del business Heavy Clay del Gruppo Sacmi. Il trasferimento a Verona – la nuova sede di via Tommaso Alva Edison è operativa da maggio, N.d.R. – non riguarda solo Cosmec, ma anche tutte le attività di Sacmi Forni legate al business dell’Heavy Clay, “con l’obiettivo di offrire al mercato servizi sempre più completi e chiavi in mano – osserva Lanzoni – dalle singole macchine all’automation, dalla logistica ai servizi commerciali ed after sales”.
Un’integrazione verticale di filiera che fa parte del DNA di Sacmi che, pur realizzando circa l’87% del proprio fatturato all’estero, mantiene ben saldo in Italia il proprio cuore tecnologico e produttivo mettendo a valore questa ulteriore acquisizione strategica. “Siamo lieti di inaugurare uno stabilimento che ripercorre le radici del nostro Gruppo”, ha rilevato il presidente di Sacmi, Paolo Mongardi. “Sacmi è sempre stata molto attenta a dotarsi di tutte le tecnologie e le competenze necessarie per la gestione completa dei business in cui opera, e questo si è tradotto nel tempo in una grande conoscenza delle macchine e del prodotto. La scelta di Verona, poi, è naturale data la già strutturata presenza del Gruppo Sacmi nel Veronese con sedi e aziende nei settori Beverage, Sanitari e Stoviglie. Inauguriamo oggi quindi con orgoglio questo nuovo sito produttivo, con tutto quello che ne potrà conseguire in termini di sviluppo ulteriore di posti di lavoro e nuove competenze”.
“Questo investimento – ha rilevato l’assessore alle Attività economiche del Comune di Verona, Marco Ambrosini intervenendo all’inaugurazione – dimostra la capacità del tessuto economico veronese di integrarsi in una grande realtà internazionale come il Gruppo Sacmi. Allo stesso modo, dobbiamo dare atto a questa azienda di aver saputo cogliere tale opportunità inaugurando questo nuovo stabilimento che si tradurrà in maggiore benessere per le famiglie veronesi e per tutta la nostra comunità”. Rappresentata, per l’occasione, anche dal parroco Don Aleandro De Berti, della vicina parrocchia di Santa Lucia Extra: “Nostro Signore, lavorando nella bottega di suo padre, ha sottolineato il valore del lavoro per costruire la collaborazione con Dio”, ha spiegato ai presenti durante un breve momento di preghiera. “Da questo punto di vista il lavoro e le attività economiche, quando fatte con giustizia e per il bene di tutti, acquistano una dimensione di sacralità che è nostro dovere riconoscere ed onorare”, ha concluso il parroco, prima di procedere alla benedizione del sito.
Dopo il taglio del nastro e la visita in azienda, gli ospiti internazionali e i partecipanti all’evento inaugurale hanno ripreso la strada per Rimini, dove è in corso in questi giorni la fiera Tecnargilla, 25° Salone internazionale delle tecnologie e delle forniture per l’industria ceramica e del laterizio, preceduta da una breve visita allo stabilimentoe al Centro Ricerche di Imola (Bologna) ove si trova la casa madre nonché sede storica del Gruppo Sacmi.
Meeting the future of SacmiHeavy Clay – Il gotha dell’industria del laterizio a confronto sul Garda
Una giornata, quella di mercoledì, organizzata da Sacmi con finalità duplice: non solo presentare alla città di Verona la nuova struttura, ma anche cogliere l’occasione per un confronto, alla presenza dei massimi protagonisti italiani e internazionali, sui trend del mercato edilizio e, in modo particolare, su nuovi scenari e opportunità che si aprono – a fronte di una timida, se pure costante, ripresa – per le aziende che operano in questo settore. Da qui la scelta di far precedere all’inaugurazione di Cosmec un vero e proprio simposio internazionale, organizzato nella suggestiva cornice del Poiano Resort Hotel di Garda, dal titolo “Meeting the future”, a cui hanno preso parte oltre un centinaio di protagonisti tra produttori, esperti, attuali e potenziali clienti di Sacmi-Cosmec.
Grande realismo – la crisi del 2009 ha lasciato segni indelebili nel settore – unito ad altrettanta fiducia nella capacità dei produttori di sapersi misurare con le nuove sfide di Industry 4.0 – sono stati il filo conduttore dell’incontro, aperto da HeimoSheuch, CEO di Wienerberger, la più importante azienda del mondo nella produzione di laterizi con sede a Vienna. Quello delle costruzioni – ha osservato Sheuch – è oggi un mercato estremamente dinamico che, a fronte di un crollo dei volumi che a fine 2009, per certi Paesi dell’area Ue, ha sfiorato addirittura l’80%, vede un cenno di ripresa sia in Europa (con Germania, Gran Bretagna e Polonia a fare da traino) sia nel mondo, se pure in una cornice profondamente diversa rispetto agli anni pre-crisi. “Come produttori – ha spiegato, snocciolando di fronte alla platea cifre e best practice edilizie – dobbiamo dimostrare al mercato e alle singole comunità di essere all’altezza di trovare soluzioni, attraverso l’innovazione sia di processo sia di prodotto”.
Edifici di mattoni – e senza un grammo di cemento armato – antisismici e a impatto zero, interventi di riqualificazione urbana sia sull’edilizia residenziale sia nei centri storici sono solo alcuni esempi della strategia da percorrere, nell’ambito di quello identificato dal Cresme(istituto italiano di riferimento per analisi previsionali nel settore) come “7° ciclo edilizio”: il quale sembra essere qualcosa di molto di più (e di diverso) rispetto a una “ripresina”. “Tutte le analisi – ha spiegato Lorenzo Bellicini, amministratore delegato dell’Istituto, anticipando alcuni dei contenuti del Rapporto congiunturale e previsionale Cresme che sarà presentato a Bologna il 18 ottobre prossimo – indicano una crescita globale del 50% del mercato nei prossimi 20 anni. Ciò non significa che intercettare questi trend sarà semplice, né che i mercati siano tra loro tutti uguali nelle dinamiche e nelle performance”.
L’Italia, ad esempio, dove a fare notizia non è tanto (o solo) la modesta ripresa del comparto (più 2% nel 2015, tendenziale confermato anche per l’anno in corso), quanto la rivoluzione che vede oramai concentrare oltre il 70% del mercato nell’ambito delle ristrutturazioni e delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, mentre il nuovo stenta a ripartire. Con tutto quello che ne consegue in termini di ricerca di nuove tipologie di prodotto, capacità di intervento in cantiere, sinergie con gli impiantisti. Oppure i principali mercati internazionali, già orizzonte di riferimento per realtà come Sacmi e Cosmec, che se pure in un quadro generale di crescita vedono logiche del tutto peculiari di cui i produttori devono tenere conto.
Algeria, Turchia, Argentina, Russia: quattro angoli del mondo oggetto di altrettanti focus al simposio sul Garda. Dalla prima – vero e proprio salvagente, insieme al resto del Nord Africa, per i produttori europei negli anni della crisi – ci si attende ad esempio un’impennata ulteriore della richiesta di tecnologie evolute, insieme alla capacità di formare ed assistere i tecnici in loco: “Basti pensare – ha sottolineato Luca Casaletti di Bongioanni Stampi – che nonostante questo mercato viaggi su volumi che si avvicinano ai 30 milioni di tonnellate l’anno (più di Spagna e Italia negli anni del boom, N.d.R.) i produttori locali scontano ancora una notevole difficoltà nel trovare partner tecnologici e personale adeguato, con il risultato di volumi decisamente inferiori alla potenziale capacità produttiva”. Oppure la Turchia, rappresentata nell’occasione da GokhanGorciz, presidente e membro del cda di Tukder, la principale associazione turca dei produttori di laterizi e tegole (140 associati, 75% del mercato), un Paese dall’economia e dalla crescita stabili, nonostante le recenti perturbazioni, “dove serviranno almeno 300 nuovi forni nei prossimi anni per sostituire quelli attuali, in gran parte obsoleti”, ha lanciato la sfida Gorciz, invitando tutti i presenti ad una trasferta oltre il Bosforo.
Scenari e peculiarità di un Paese giovane – la Turchia vedrà la propria popolazione superare gli 85 milioni nel 2025 – che fanno da contraltare ad Italia, Germania e Giappone dove spopolano (e sempre di più sarà così in futuro) gli over 65. Mercati tanto diversi tra loro quanto quelli di Russia e Argentina, la prima che ancora sta pagando le conseguenze della crisi Ucraina (e dove sanzioni e svalutazione del rublo hanno fortemente limitato la possibilità di tradurre le iniziali aspettative in opportunità concrete di investimento, ha spiegato Xavier Del Molino, vicedirettore commerciale Verdes), la seconda che al contrario, se pure in uno scenario di mutevoli regole del gioco ed instabilità politica, ha virato decisamente verso la richiesta di prodotti e tecnologie di qualità per una domanda abitativa in continua crescita. “L’adeguamento del costo dell’energia agli standard internazionali e le nuove regole sull’efficienza degli edifici – ha sottolineato Angel Di Benedetto, Gruppo Latercer, che da solo detiene quasi i due terzi del mercato interno – ci impongono un ulteriore salto di qualità nella tecnologia e nel prodotto”. In sostanza nuovi mattoni, più densi, di nuovi materiali compositi, per quello che, bene o male, resterà sempre il prodotto più ecologico, durevole e versatile tra i materiali da costruzione.