«Siamo contenti di poter contribuire alla realizzazione di un progetto che potrà dare un contributo significativo al reinserimento sociale e lavorativo delle cosiddette “persone fragili” che vivono nel nostro territorio».
È il commento di Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil di Modena e Reggio in merito all’avvio, previsto dal 1 gennaio 2017, delle misure della legge regionale del 30 luglio 2015 n.14, che utilizza fondi europei per rafforzare la coesione sociale nei 38 distretti socio-sanitari in cui è suddivisa l’Emilia-Romagna.
A Modena arriveranno circa 3,5 milioni di euro che verranno investiti in vari strumenti (per esempio tirocini, ma non solo) per offrire un’opportunità di inclusione ai cittadini che soffrono di una qualche forma di fragilità. Si tratta di circa 1.100 persone (di cui 350 a Modena città) tra disoccupati di lungo periodo, disabili, giovani che hanno abbandonato gli studi, persone con malattie psichiche o qualche forma di dipendenza (dall’alcol all’azzardo), famiglie con difficoltà genitoriali. «Tutti gli Osservatori, compresi i nostri, ci segnalano da tempo l’aumento nel nostro territorio di una fascia grigia di disagio – affermano Tania Calzolari (Cgil), Andrea Sirianni (Cisl) e Alberto Zanetti (Uil) – La causa principale è la crisi economica, ma assistiamo anche all’indebolimento delle reti familiari e amicali, all’avanzata di nuove forme di disagio e/o dipendenza. Ormai si sta strutturando una povertà non più solo economica, ma anche relazionale che, come abbiamo più volte segnalato, mette a rischio la tenuta della coesione sociale, cioè uno dei punti di forza del nostro territorio».
I sindacati partecipano ai tavoli di consultazione provinciali e distrettuali, portando il proprio contributo al contrasto delle disuguaglianze economiche e sociali, che sono un elemento di arretramento civile, frenano lo sviluppo, causano la perdita di fiducia nel futuro. Cgil, Cisl e Uil apprezzano la legge regionale n. 14/2015 che, facendo collaborare tra loro i Centri per l’impiego, la sanità e i servizi sociali dei Comuni, mette in rete competenze, esperienze e professionalità di lavoro pubblico che a Modena fortunatamente non mancano.
«Condividiamo l’impostazione della nuova normativa regionale perché, oltre all’assistenza, prevede un processo di attivazione della persona fragile che firmerà un patto con i servizi pubblici in una logica non di mero assistenzialismo, ma anche di autoaiuto. Per noi – continuano Calzolari, Sirianni e Zanetti – è importante che questo progetto si integri con il nuovo strumento nazionale del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) e con l’annunciata analoga misura regionale di lotta alla povertà (Res). Sia l’uno che l’altra devono rendere disponibili risorse aggiuntive rispetto ai tradizionali mezzi che gli enti locali hanno sempre utilizzato in materia di welfare (per esempio, il fondo per contributo affitti), da rifinanziare.
In questo modo si potrà davvero configurare quella sorta di “cantiere sociale”, cioè un mix di provvedimenti in grado di rilanciare e riqualificare ulteriormente il nostro welfare di fronte ai cambiamenti di questi anni.
Per questo – concludono i segretari di Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil di Modena e Reggio – abbiamo proposto un monitoraggio dei risultati di questo primo anno di sperimentazione al fine di valutare l’impatto delle misure proposte».