“È ormai da tempo che gli organi di informazione riportano sempre più frequentemente notizie concernenti l’odioso fenomeno delle truffe agli anziani” – riflette in una nota il Comandante del Comando Interregionale Carabinieri “Vittorio Veneto”, Gen. C.A. Carmine Adinolfi – “Il vile comportamento dei “truffatori”, in prevalenza provenienti dall’area napoletana, si concretizza, di solito:
nell’individuare preventivamente le potenziali vittime, generalmente persone anziane sole, deboli dal punto di vista psicologico e, pertanto, non in condizioni di difendersi;
nel raccogliere, allo scopo, notizie sul loro conto nei luoghi di interesse, per poi utilizzarle nel condurre l’approccio truffaldino;
nel presentarsi come “appartenenti” alle Forze di Polizia o anche ad altri Enti (tecnici del gas, dell’Enel, delle Poste, delle Agenzie delle entrale, etc …) e, in alcuni casi, come Avvocati e Funzionari di Enti Pubblici;
simulando “emergenze” con coinvolgimento di congiunti degli anziani (es. incidenti stradali), per le quali assicurano interventi risolutivi previa consegna di adeguate somme di denaro, “necessario” per le relative spese”.
“I soggetti in questione – prosegue il Comandante Adinolfi – abilissimi nel proporsi e bene organizzati dal punto di vista operativo, spesso riescono con tali ignobili comportamenti a sottrarre, alle povere vittime, non in grado di valutare o di reagire, diverse migliaia di euro, o anche preziosi in oro, con un danno incalcolabile non tanto e non solo sul piano patrimoniale, quanto su quello morale, affettivo e psicologico.
Si tratta infatti di “vigliacchi” che non esitano a esercitare vere aggressioni psicologiche nei confronti di soggetti deboli, di fare leva sui loro affetti e sentimenti, o di violarne la privacy in casa, di incutere timori e usare talvolta violenze pur di sottrarre i pochi risparmi di una vitta, spesso condotta in solitudine.
La tecnica è, in sintesi, quella dell’uso di “artifizi e raggiri” utilizzata con la consapevole certezza che il povero anziano scelto come vittima non avrà nessuna capacità, né possibilità di evitare di cadere nella trappola, né di reagire.
A fronte del rilevante danno sociale prodotto dal reato in questione, l’art. 640 c.p., che disciplina la “truffà”, prevede sanzioni che, seppure in presenza di aggravanti previste dall’art. 61 n.5 c.p. non consentono alle Forze di Polizia ed ai Magistrati di intervenire con la necessaria efficacia.
L’Emilia Romagna è una delle regioni più esposte con un’ evidente azione di pendolarismo dei malviventi in questione che, peraltro con intelligenza deviata, hanno scelto non a caso un’attività criminosa che, con minimo rischio, consente loro di realizzare facili proventi illeciti.
Neppure l’eventuale configurazione di un”‘associazione”, tutta da dimostrare, garantisce l’adozione di provvedimenti più incisivi sul piano penale.
A fronte di tale gravissima situazione, destinata a peggiorare, i Carabinieri del Comando Interregionale “Vittorio Veneto” hanno avviato un’intensa e capillare attività di prevenzione, con la collaborazione dei Sindaci, dei Parroci e dei colleghi in congedo. L’importante iniziativa, particolarmente curata nelle Regioni più colpite (nel Centro -Nord Italia), sta dando buoni risultati. Ma essa resta non sufficiente, poiché non sempre la preziosa informazione dell’Arma giunge nelle case delle persone più deboli e spesso gli interessati non sono in grado di recepirne il messaggio.
Ci domandiamo allora cosa fare.
Certamente è utile parlare sempre più del fenomeno – anche con i ragazzi nelle scuole – o con la collaborazione degli organi di informazione. È evidente che i Familiari devono fare la loro parte dando il necessario sostegno ai congiunti esposti ed evitando che tengano denaro in casa.
Per comprendere meglio il delicato problema occorre immaginare che ad essere colpito da così vili aggressioni possa essere prima o poi anche un nostro congiunto.
Allora, forse, tutti capiremo che c’è un grave fenomeno da risolvere subito e con provvedimenti più incisivi sul piano penale.
Alla solitudine di tanti anziani – conclude Adinolfi – non si può unire l’amarezza del raggiro!”