“Dire che una donna si identifichi con la propria capacità riproduttiva è già fare un balzo indietro nel tempo di decenni nella linea dell’emancipazione e dell’autorealizzazione femminile.
Quando poi ci si rivolge a una persona che vorrebbe pure realizzare un proprio progetto di vita familiare, ma oggettivamente non ne ha le condizioni, si aggiunge al danno la beffa! Per questo troviamo inaccettabile e offensiva la campagna sul Fertility Day, promossa dal Ministero della salute”. E’ quanto affermano Tania Scacchetti, segretaria Cgil Modena e Tamara Calzolari responsabile welfare Cgil Modena.
“A Modena da tempo circolano i dati di una ricerca della Professoressa Addabbo dell’Università di Modena per la Commissione Pari Opportunità che ha evidenziato chiaramente il gap tra il numero dei figli desiderati e quelli effettivamente avuti dalle coppie modenesi (in media 2 il numero desiderato, 1 quello effettivo).
La motivazione che spinge le donne a rinunciare ad avere i figli desiderati è soprattutto di carattere economico, legata alla precarietà dei rapporti di lavoro e al relativo reddito oltre che all’inconsistenza delle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Lo dicono le ricerche, lo sappiamo bene al Sindacato dove di questi temi abbiamo esperienza quotidiana.
E’ noto (sono dati della Unione Europea), inoltre, che si fanno più figli dove le donne lavorano di più e hanno un reddito che li possa sostenere.
Anche il Jobs Act si era posto l’obiettivo di incidere su queste tematiche per sostenere la genitorialità.
Tuttavia i dati ad un anno dall’entrata in vigore della Riforma del Lavoro ci mostrano l’inefficacia delle ricette assunte anche sulle fasce dei giovani che, quando non disoccupati, rimangono per lunghi anni precari.
Rimane intatto e non si riduce inoltre il divario tra occupazione femminile e maschile con una prevalenza delle donne in rapporti di lavoro precario e nei servizi in appalto.
Per queste ragioni troviamo inutile ed offensivo spendere denaro pubblico in campagne di marketing come quelle del fertility day, mentre riteniamo imprescindibile sostenere la genitorialità attraverso misure concrete che sostengano il lavoro delle donne e i servizi per l’infanzia, tematiche su cui la Cgil è impegnata nella contrattazione territoriale a difesa dei servizi pubblici, oltre che nella contrattazione aziendale.
La CGIL inoltre – concludono Scacchetti e Calzolari – mantiene in campo la propria iniziativa di riforma del mercato del lavoro attraverso la proposta di legge per sostenere la Carta Universale dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori poiché siamo convinti che solo creando le modalità di tutela del lavoro si possa pensare di avere le basilari condizioni di costruzione di un progetto di vita famigliare responsabile”.