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Dalla Regione un aiuto alle potenziali vittime di tratta. Sono soprattutto nigeriane migranti, anche minorenni

È attraverso il “Progetto Oltre la Strada” che la Regione andrà in aiuto alle potenziali vittime di tratta presenti all’interno del sistema di accoglienza profughi della nostra regione. Un progetto portato avanti 1996 in collaborazione con le Amministrazioni locali e soggetti qualificati del Terzo settore, nell’ambito del quale, in considerazione delle novità normative relative al raccordo tra le Amministrazioni che intervengono in materia di tratta e in materia di asilo, la Regione Emilia-Romagna ha programmato per quest’anno e per il prossimo, azioni sperimentali e innovative per la tutela delle donne migranti di origine nigeriana che arrivano nei nostri centri di accoglienza.
Provengono da villaggi poverissimi della Nigeria, in particolare quelli intorno a Benin City, come poverissime sono le loro famiglie. Vendute ai trafficanti dai loro parenti, che vedono in loro una possibilità di riscatto sociale ed economico o in alcuni casi di mera sopravvivenza. Ci sono anche loro tra le migliaia di migranti che ogni anno sbarcano sulle nostre coste e che le reti criminali agganciano al loro arrivo in Italia e seguono nei centri di accoglienza per poi avviarle alla prostituzione. È un altro aspetto, drammatico, dei flussi migratori affrontato oggi a Bologna, nella sede della Regione, nella riunione del Tavolo di coordinamento dell’emergenza profughi che, oltre all’Amministrazione regionale, raccoglie al suo interno anche i 38 principali Comuni emiliano-romagnoli e i rappresentanti del Ministero. Presente anche la Prefettura di Bologna, a cui compete istituzionalmente il coordinamento dell’accoglienza dei profughi.
Il fenomeno delle ragazze nigeriane (spesso minorenni) vittime di tratta presenti all’interno dei flussi migratori non programmati è divenuto dal 2015 oggetto di forte attenzione a livello europeo, e ha assunto rilevanza nazionale anche mediatica grazie ai report di Enti specializzati e alle operazioni di forze dell’ordine e autorità giudiziaria.
Secondo i dati disponibili, il numero delle donne nigeriane arrivate in Italia via mare ha registrato un sensibile incremento rispetto agli anni precedenti: 433 nel 2013, 1.450 nel 2014, più di 5.000 nel 2015; secondo l’organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), almeno l’80% sono destinate allo sfruttamento sessuale. Oggetto di reclutamento tra i migranti da parte di sfruttatori (spesso proprio di origine nigeriana) ci sono anche uomini provenienti dal Pakistan e Bangladesh destinati a forme di sfruttamento lavorativo.

“Sono molto soddisfatta dell’incontro di oggi che ha visto ancora una volta Regione, Comuni, Anci, prefettura, protezione civile e sistema sanitario lavorare insieme sul tema dei richiedenti asilo.- ha commentato Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al Welfare e alle Politiche abitative- L’unico modo per affrontare una sfida globale e complessa come quella degli sbarchi è lavorare insieme con molta serietà e senza farsi prendere da insicurezze e paure. I numeri- spiega Gualmini- sono in linea con quelli dello scorso anno, per ora lievemente inferiori, ma per assicurare una accoglienza responsabile e civile, ribadiamo con forza che non possiamo ospitare tutti e buttare sulle spalle dei sindaci dell’Emilia Romagna impegni a cui non riescono a rispondere. Dunque vigileremo con attenzione affinché il principio dell’equa distribuzione tra le regioni italiane sia sempre rispettato. Oggi- prosegue la vicepresidente- abbiamo anche parlato dell’aumento tra i flussi migratori delle donne vittime di tratta, un vero e proprio sfruttamento di giovani donne a cui viene fatta la promessa di salvarsi arrivando in Europa per poi essere immediatamente inserite in giri criminali di tratta. Ogni donna, ogni ragazza, ogni essere umano che riusciamo a sottrarre a pratiche disumane di sfruttamento, abuso e vessazione è per noi motivo di orgoglio e di successo”.

Durante l’incontro si è poi fatto il punto sul numero dei migranti accolti dall’Emilia-Romagna, sulle misure da attuare in relazione ai nuovi arrivi a seguito degli sbarchi previsti nel periodo estivo, sulle criticità del sistema di accoglienza nella nostra regione e sui minori non accompagnati. Secondo gli ultimi dati (20 luglio scorso) messi a disposizione dalle prefetture, dal primo gennaio 2016 ad oggi in Emilia-Romagna sono stati infatti accolti più di 9 mila richiedenti o titolari di protezione internazionale o umanitaria: circa il 7% degli oltre 130 mila sbarcati nel nostra Paese. 8.110 le persone presenti nei Centri di accoglienza straordinaria. Al 31 maggio 2016 (fonte SIM / Ministero Lavoro DG Immigrazione) i minori non accompagnati presenti in Emilia-Romagna e ospitati nelle diverse comunità di accoglienza erano 820, prevalentemente di età compresa tra i 16 e i 17 anni. Le nazionalità più rappresentate sono quella albanese (458 minori), pakistana (52), marocchina (50), nigeriana (30). Oltre a questi vanno considerati i 53 ragazzi temporaneamente ospitati nell’Hub (struttura di prima accoglienza) di via Mattei a Bologna e i 50 nell’Hub minori creato, sempre a Bologna, nelle ex Scuole Merlani in via Siepelunga (dati al 25 luglio 2016). Sul piano sanitario, la Regione interviene direttamente negli ambulatori presenti nel centro di primissima accoglienza con una prima visita di screening dei profughi, e successivamente, mediante le strutture sanitarie del territorio, alla profilassi vaccinale. Ad oggi sono stati assistiti circa 2.300 profughi, in maggioranza di sesso maschile (90%), con un’età media di 21 anni. Le donne sono in maggioranza nigeriane. 27 quelle in stato di gravidanza.

















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