Nella mattinata del 30 giugno personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro di beni, ex art. 20 D.Lgs. n. 159/2011, emesso dal Tribunale di Reggio Emilia nei confronti di B.C., imprenditore reggiano operante nel settore della meccanica.
Tutto ha avuto inizio nel mese di agosto 2014, quando uomini della Polizia di Stato, nel corso di un controllo amministrativo in materia di armi sul conto del soggetto, costatavano che lo stesso aveva nella propria disponibilità 2.600 armi da fuoco e denaro contante per circa 1.000.000 (tra euro e dollari americani).
In quella circostanza, personale della Polizia di Stato, traeva in arresto il B.C. perché ritenuto responsabile del reato di detenzione abusiva di munizionamento per armi da guerra; le armi furono tutte ritirate, anche per il venir meno delle condizioni che avevano, a suo tempo, dato luogo al rilascio della licenza di collezione.
Di tanto veniva informato il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, che immediatamente avviava un’attività di verifica fiscale nei confronti della ditta individuale riconducibile al soggetto.
La verifica si concludeva lo scorso mese di febbraio con la constatazione di imponibili sottratti a tassazione per circa 5 milioni di euro e la denuncia dell’imprenditore per i reati previsti dall’art. 3 (dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici) e dall’art. 10 (occultamento o distruzione di documenti contabili) del D.Lgs. 74/2000 e, nella circostanza, a garanzia del debito tributario veniva avanzata la richiesta di “sequestro per equivalente” per oltre 3 milioni di euro.
Stante la pericolosità economico – fiscale emersa all’esito della verifica, i militari della Guardia di Finanza di Reggio Emilia avviavano accertamenti patrimoniali nei confronti dell’imprenditore e dei componenti del nucleo familiare.
L’incisiva attività svolta dai finanzieri evidenziava l’esistenza di una netta sproporzione fra i redditi dichiarati e le patrimonialità accumulate, che veniva partecipata alla dottoressa Maria Rita Pantani della Procura della Repubblica reggiana che, condividendone le risultanze, inoltrava al Tribunale di Reggio Emilia la richiesta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale a carico del soggetto.
Allo stesso Tribunale perveniva, altresì, la proposta di applicazione di misura personale e patrimoniale da parte della Questura.
Il Tribunale, acclarata l’esiguità dei redditi leciti dichiarati (non sufficienti neppure a coprire il costo della vita determinato dall’Istat), valutava le disponibilità patrimoniali acquisite sin dal 2004 come frutto del reimpiego dei proventi illeciti dell’evasione fiscale e, pertanto, emetteva provvedimento di sequestro ex art. 20 del D.Lgs. 159/2011 di tutti i beni e delle patrimonialità individuate.
Quindi, nella mattinata del 30 giugno scorso militari della Guardia di Finanza e personale della Polizia di Stato hanno dato esecuzione al predetto provvedimento, ponendo sotto sequestro: n. 3 unità abitative e relative pertinenze per un valore di circa 500.000 euro; complesso aziendale composto da n. 3 capannoni industriali con relativi impianti, macchinari e prodotti (valore in corso di determinazione); n. 1 motoveicolo, n. 8 autoveicoli (valore in corso di determinazione); n. 2.400 armi da fuoco (valore per circa 1,5 milioni di euro); n. 169 pezzi tra orologi di pregio, anelli, collane e bracciali d’oro (valore in corso di determinazione); saldo attivo presente nei vari conti correnti e depositi, per € 1.425.142 e 3.100 dollari americani.
Poiché nel corso dell’operazione si rinvenivano armi da sparo e munizioni, detenute illegalmente, l’imprenditore veniva tratto in arresto.