In Emilia-Romagna, dove c’è una Casa della salute l’accesso al pronto soccorso per codice bianco è sceso in media del 26%, pur con andamenti differenziati nei territori. L’assistenza a domicilio degli infermieri ha registrato un +50%, quella dei medici di medicina generale (rivolta a persone perlopiù anziane, e affette da patologie gravi) è aumentata del 7%.
Sono alcuni dei dati emersi in occasione del convegno nazionale “La Casa della salute: esperienze e punti di vista. Percorsi di innovazione nell’assistenza primaria”, oggi in Regione, a Bologna.
Le Case della salute, frutto di un percorso di riqualificazione dell’assistenza territoriale e ospedaliera avviata in Emilia-Romagna a partire dalla fine degli anni ’90, “non sono un’etichetta, ma una realtà di promozione del benessere più vicina al luogo in cui vive il cittadino; un nucleo dell’integrazione socio-sanitaria, in cui si garantisce un accesso e una gestione dei problemi rapida, sburocratizzata ed efficace- ha ricordato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in apertura del convegno-. Dall’inizio del mio mandato ad oggi sono state aperte una ventina di Case della salute. Oggi siamo a 81 e continueremo ad aprirne di nuove nei prossimi anni”.
“Le Case della salute rappresentano anche una scommessa culturale- ha ribadito l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, nel corso della tavola rotonda-. Noi dobbiamo lavorare per spiegare sempre di più l’importanza di questo cambiamento, di questa nuova modalità organizzativa dei servizi territoriali all’interno dell’evoluzione complessiva del sistema sanitario, e perché le Case rappresentino realmente la porta d’accesso alla sanità”.
Le Case. Dati, servizi, caratteristiche
Un punto di riferimento certo per i cittadini. Una garanzia dell’accesso e dell’erogazione delle cure primarie, della continuità assistenziale, dell’attività di prevenzione. Con medici di medicina generale, specialisti, infermieri, pediatri di libera scelta, ostetriche, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, a servizio dei cittadini. Tutto questo, in estrema sintesi, sono le Case della salute, facilmente riconoscibili e raggiungibili dalla popolazione di riferimento (in Emilia-Romagna il 40% del totale). Dall’approvazione, da parte della Giunta regionale (febbraio 2010) delle indicazioni per le prime Case della salute a oggi (giugno 2016), le strutture funzionanti sono 81: 50 tra medie e grandi (il 61%), 31 piccole (39%). Quarantadue quelle programmate per i prossimi anni, di cui 22 hanno già un finanziamento previsto.
Pur nel rispetto di un modello organizzativo preciso, e quindi in presenza di denominatori comuni, tra le 81 Case funzionanti si registrano particolarità e peculiarità. Come le esperienze di continuità territorio-ospedale, rappresentate da Bettola (Pc) e San Secondo (Pr). La Casa della Salute di Bettola (Azienda Usl Piacenza) è la prima in Emilia-Romagna che da luglio garantirà al proprio interno un percorso oncologico con chemioterapia: un oncologo dell’ospedale andrà periodicamente nella struttura, dove effettuerà la terapia con un infermiere esperto in cure oncologiche. Questo percorso rappresenterà un vantaggio rilevante per la qualità della vita dei circa 100 pazienti (e dei loro familiari), che fino ad ora dovevano recarsi a Piacenza per sottoporsi alla chemioterapia.
Un altro esempio di continuità territorio-ospedale è rappresentato dalla Casa della Salute di San Secondo (Azienda Usl Parma) con l’Ospedale di Vaio. Questa Casa è stata la prima in Emilia-Romagna a garantire al proprio interno percorsi per pazienti affetti da sclerosi multipla e morbo di Parkinson, operando in stretta integrazione con i neurologi dell’Ospedale di Vaio.
Le Case della salute di Forlimpopoli (Azienda Usl Romagna) e Copparo (Azienda Usl di Ferrara) sono tra quelle che più hanno contribuito alla riduzione dei ricoveri ospedalieri per patologie croniche e l’accesso al pronto soccorso per codici bianchi.
Nella Casa della salute di Puianello (Azienda Usl di Reggio Emilia) si sta sperimentando un percorso “partecipativo” locale, che va oltre all’integrazione socio-sanitaria: propone infatti un laboratorio aperto ai contributi delle associazioni, del volontariato, delle istituzioni e dei singoli cittadini per attualizzare in pieno il concetto di comunità.
Già oggi nella Casa della salute di Castelfranco Emilia (Azienda Usl di Modena), oltre alle attività di carattere sanitario e socio-sanitario che caratterizzano l’assistenza ai pazienti cronici e fragili, si svolgono attività chirurgiche che riguardano più discipline, erogabili in regime ambulatoriale. Si tratta di interventi che, fino a poco tempo fa, venivano svolti in regime anche di ricovero. Tutto ciò testimonia l’elevato livello di complessità, anche tecnologica, che è possibile raggiungere in una Casa della salute.
Modernità e ampiezza (superficie complessiva di 4.500 metri quadrati) caratterizzano la Casa della salute di Casalecchio di Reno (Azienda Usl di Bologna- immagine), una delle ultime a essere inaugurate. Una struttura che si inserisce nel tessuto delle “Case” di Casalecchio (Casa della conoscenza, Casa della solidarietà, Casa per la pace). Una parte rilevante delle attività saranno dedicate alla medicina di iniziativa e ai percorsi di presa in carico delle cronicità, con particolare riferimento allo scompenso cardiaco cronico, al diabete, all’infarto miocardico acuto, al Parkinson, oltre che alle fragilità di carattere socio-sanitario.