L’obesità è uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale, perché rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio per molte patologie croniche, quali malattie cardiache e respiratorie, diabete di tipo 2, ipertensione e alcune forme oncologiche. È questa una condizione in grado di compromettere le funzioni vitali della persona e ridurne l’aspettativa di vita. Il paziente obeso presenta, infatti, un’aspettativa di vita ridotta di circa il 25% rispetto a un “normopeso”.
Nel nostro Paese, il numero degli obesi corrisponde a una popolazione di circa 5,5 milioni, dato in costante crescita: l’Italia, in particolare, detiene il triste primato europeo del maggior numero di bambini e adolescenti in forte sovrappeso (pari al 36%) ed obesi (pari al 10-15%). Di fronte a questa grave emergenza, l’arma più efficace resta una corretta educazione alimentare, associata a uno stile di vita dinamico, in cui sia favorita l’attività fisica fin dall’età giovanile.
Quando la modifica degli stili di vita non riesce da sola a risolvere il problema una soluzione possibile è offerta dalla chirurgia bariatrica. È questa una branca della chirurgia il cui scopo è ottenere significativi cali ponderali. Grazie alla introduzione delle procedure laparoscopiche si interviene sul paziente con incisioni molto piccole (dell’ordine di circa un centimetro) attraverso le quali introdurre la strumentazione chirurgica. In tal modo sono ridotti i rischi di infezione e il dolore con una conseguente più rapida ripresa generale del paziente.
Di obesità e dei modi più efficaci per trattarla chirurgicamente si parlerà domani, 17 giugno, in occasione dell’incontro dal titolo “Update in chirurgia bariatrica: le complicanze, i percorsi” organizzato dall’ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) Emilia Romagna, con l’obiettivo specifico di allargare il confronto tra esperienza in ambito regionale.
“Dall’inizio del 2016 all’Arcispedale Santa Maria Nuova, sono stati compiuti enormi progressi per ottimizzare il percorso dei pazienti operati in questo ambito” spiega Stefano Bonilauri, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia “Grazie, infatti, a una più moderna gestione delle sale operatorie, delle tecniche chirurgiche laparoscopiche e anestesiologiche abbiamo la possibilità di ridurre i tempi di degenza, senza ricorrere all’accesso in terapia intensiva o rianimazione. Dopo una breve permanenza in una recovery room“ continua Bonilauri “il paziente viene trasferito direttamente in reparto e alimentato sin dal giorno successivo. Tutto questo” precisa il chirurgo“ ha esiti positivi anche sulla sostenibilità del sistema sanitario. Dall’inizio dell’anno abbiamo operato circa 60 pazienti, il doppio rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, con un significativo risparmio di risorse”.