Dopo l’allarme sul prezzo del latte, è la volta del grano italiano reduce da un’annata di quotazioni in caduta libera: il tenero ha perso il 12% e il duro è crollato a – 26%.
Secondo il sondaggio on line condotto da Terra e Vita-Confagricoltura Bologna su un campione di 3.660 intervistati, divulgato oggi nel capoluogo emiliano in occasione degli Stati Generali del Frumento, la commercializzazione dei cereali non è trasparente per il 60% e lo è solo per il 4,8%. Dal quadro emerge tutta l’insoddisfazione degli agricoltori nei confronti delle criticità del mercato e delle dinamiche che determinano la formazione dei prezzi. Quali sono, dunque, le aspettative dei cerealicoltori? Il 52,4% promuove i contratti di coltivazione tra industria e produttori, che sembrano definire una quotazione minima garantita indipendente dalla volatilità del mercato internazionale.
«È necessario fare chiarezza sui meccanismi che determinano il prezzo dei cereali – ha detto il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Gianni Tosi aprendo i lavori del convegno. Auspichiamo un maggiore impegno da parte di tutta la filiera – produttori, stoccatori e trasformatori – nell’intento di promuovere sempre più la differenziazione del prodotto, quale base per una conseguente valorizzazione economica dello stesso. Una differenziazione che sia in grado di premiare le differenti caratteristiche qualitative dei grani».
L’Emilia Romagna rappresenta la culla dei cereali: il 30% della coltivazione di grano tenero in Italia, su terreni particolarmente vocati. Ed è la prima regione del Nord per la produzione del duro. Vanta altresì un contesto del tutto eccezionale che vede al centro il primo grande polo industriale di trasformazione (cioè la Barilla); il sistema cooperativo che guida la regia dello stoccaggio dei cereali e il principale porto di arrivo dei grani esteri (Ravenna), oltre alla storica Borsa Merci bolognese.
Come andare verso una maggior trasparenza nella determinazione dei prezzi? «Con un sistema di rilevazione dei prezzi attraverso contratti di coltivazione registrati on line, in una banca dati unica» sostiene il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, nell’ambito della tavola rotonda. Come uscire dalla crisi? «Siamo tutti responsabili all’interno della filiera. Noi agricoltori dobbiamo coltivare solo le varietà di grano richieste dal trasformatore. Si ritiene, inoltre, indispensabile una dichiarazione dell’industria sul quantitativo di frumento annuo che intende acquistare in Italia. Alle Istituzioni – prosegue – spetta invece il compito di aiutare l’agricoltore a produrre meglio, senza intralci burocratici insostenibili o norme troppo stringenti sull’utilizzo dei fitofarmaci. Infine il grano non deve essere miscelato all’interno dei centri di stoccaggi, ma ritirato in maniera separata perché così avviene in tutto il mondo. La Barilla? E’ un bene per il Paese, però la nostra italianità dobbiamo saperla declinare in maniera intelligente».
Emilio Ferrari della Barilla ha confermato la volontà di “andare incontro alle richieste ed esigenze del consumatore (di gusto, sostenibilità, rispetto dell’ambiente e tracciabilità). In più, c’è l’impegno dell’industria di Parma “a promuovere con forza lo strumento degli accordi di filiera individuando meccanismi evoluti che consentano una maggior stabilità dei prezzi”.
Lugi Polizzi del Ministero delle Politiche Agricole ha sottolineato “il lavoro che il dicastero sta svolgendo sulla trasparenza, attraverso la definizione di meccanismi di regolazione del mercato condivisi con tutti gli attori della filiera”.
«Abbiamo creato – conclude Polizzi – una cabina di regia solo per il comparto del frumento. Sono già stati stanziati 200 milioni di finanziamento agevolato e 100 milioni di finanziamento in conto capitale per incentivare gli accordi di filiera».
Gli Stati Generali del Frumento sono stati organizzati da Confagricoltura Bologna, in collaborazione con Terra e Vita-Edagricole, con il Patrocinio della Regione Emilia-Romagna e della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Bologna. Sponsor Banca di Imola.