Inizialmente si pensava ad un decesso per cause naturali ma poi le indagini dei Carabinieri della Stazione di Cadelbosco Sopra hanno permesso di accertare che la morte di un 44enne cittadino pachistano, rinvenuto in stato di incoscienza alla vigilia di Natale del 2015 in una strada del comune di Cadelbosco Sopra e deceduto alcune ora dopo in ospedale a Reggio Emilia, era da ricondurre ad un omicidio maturato negli ambienti dei trafficanti di stupefacenti.
Questo l’esito dell’attività investigativa convenzionalmente denominata “Pak connection” condotta dai Carabinieri della Stazione di Cadelbosco Sopra coadiuvati dai colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia di Guastalla che concordemente condivisa dalla Procura reggiana ha visto il sostituto Dott. Giacomo Forte, titolare dell’indagine richiedere ed ottenere dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia un ordinanza di custodia cautelare in carcere per 2 cittadini pachistani ritenuti responsabili del reato di concorso in omicidio e traffico di sostanze stupefacenti.
Dopo un’articolata attività di localizzazione dei due destinatari dei provvedimenti nelle province di Reggio Emilia e Brindisi, i carabinieri della Stazione di Cadelbosco Sopra con il supporto dei colleghi della Compagnia di Guastalla hanno dato esecuzione alla menzionata ordinanza di custodia cautelare in carcere traendo in arresto i cittadini pachistani U.A., 29enne domiciliato nel mantovano e M.M. 25enne residente a Busto Arsizio.
Il primo è stato e rintracciato a Guastalla mentre il secondo è stato localizzato al Centro Identificazione ed espulsione di Brindisi dove è stato raggiunto ed arrestato dai Carabinieri reggiani poco prima che iniziassero le procedure per il suo rimpatrio. Sono entrambi accusati di concorso tra loro, in omicidio (artt. 575 e 576 co.1 C.P) e traffico di sostanze stupefacenti (art. 73 D.P.R. nr.309/1990).
L’indagine è stata avviata il 24 dicembre 2015 a seguito del ritrovamento, nelle campagne di Cadelbosco Sopra, del 44enne cittadino pakistano Muhammad Asghar, residente in Spagna, il quale, già in stato di profonda incoscienza e di grave crisi ipotermica, decedeva dopo il trasporto all’Ospedale di Reggio Emilia.
Il successivo esame autoptico comprovava che il decesso, originariamente attribuito a cause naturali, era invece scaturito da un’occlusione intestinale a sua volta provocata dalla lacerazione di alcuni ovuli di eroina rinvenuti all’interno dell’apparato digerente.
Le immediate investigazioni, eseguite tramite l’analisi degli spostamenti della vittima, dei suoi contatti telefonici e degli oggetti rinvenuti tra gli effetti personali, consentivano di documentare come il deceduto, il 20 dicembre 2015, fosse giunto all’aeroporto di Milano Malpensa con un volo aereo proveniente da Barcellona (Spagna); acquisire diverse testimonianze in ordine alle ultime ore di vita vissute dal corriere ingoiatore (body paker); identificare ed acquisire incontrovertibili elementi di colpevolezza a carico degli odierni indagati, rispettivamente domiciliati a Busto Arsizio (MI) ed a Bagnolo S. Vito (MN), i quali, la notte del 24 dicembre u.s., avevano abbandonato il complice morente nel luogo del rinvenimento; scoprire come i due arrestati avessero trovato un importante canale transnazionale per l’approvvigionamento di eroina che via Spagna giungeva nella bassa Reggiana.