L’indagine, condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna (dal Compartimento per l’Emilia Romagna col coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni), ha preso spunto da una querela sporta da un’agenzia di viaggi del capoluogo emiliano.
Gli investigatori, attraverso una certosina attività tecnica, sono così risaliti ad un sodalizio criminale, al cui vertice è risultato esservi un quarantaseienne di origini bolognesi, già noto alle forze dell’ordine e condannato in passato per altri analoghi reati contro il patrimonio, da tempo dedito a truffe articolate commesse mediante l’utilizzo illecito di documenti elettronici di pagamento.
Le indagini hanno permesso di individuare numerose “agenzie di viaggio” operanti a Bologna e hotel delle riviera romagnola vittime dell’articolato raggiro, per un danno di diverse centinaia di migliaia di euro.
Nella giornata di mercoledì, il personale della Polizia Postale di Bologna ha eseguito i decreti di perquisizione domiciliare, personale ed informatica, emessi dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna Dott. Michele Martorelli, a carico dei cinque indagati presenti sul territorio nazionale, responsabili di associazione per delinquere, indebito utilizzo di carte di credito continuato, truffa continuata, fatti aggravati dalla transnazionalità.
Tra le fila del sodalizio, tre giovani bolognesi di cui uno attualmente detenuto in carcere, un siciliano ed un genovese, con precedenti per reati contro il patrimonio ed un peruviano, incensurato residente a Bologna.
Numeroso il materiale informatico sequestrato (personale computer e smartphone) dal quale sono emerse fonti di prova a riconferma dell’impianto accusatorio.
Ecco come operava il sodalizio criminale
Il gruppo criminale, attraverso una capillare attività di social engineering, utilizzava le informazioni acquisite per contattare, via telefono o e-mail, le agenzie di viaggi spacciandosi per facoltosi – quanto fantomatici – mediatori, in grado (a loro dire) di erogare titoli di viaggio su tratte internazionali tra paesi esteri a prezzi straordinariamente convenienti.
A fronte di richieste di viaggi e servizi turistici particolarmente allettanti, le agenzie aderivano alle richieste, e così veniva conclusa la trattativa per l’acquisto di costosi titoli di viaggio i cui importi venivano però pagati con carte di credito “clonate”.
Solo in un secondo momento, a contratti perfezionati con gli ignari clienti, le agenzie di viaggio ricevevano le segnalazioni sull’irregolarità delle transazioni per l’acquisto dei titoli di viaggio o delle prenotazioni alberghiere dai circuiti delle carte di pagamento che segnalavano l’impiego di documenti “clonati” (ovviamente all’insaputa dei legittimi titolari).
A quel punto, però, era già troppo tardi e le agenzie – vittime di truffa – si sono viste costrette a rifondere i creditori (clienti, compagnie aeree, strutture alberghiere, noleggio auto, tra cui anche lussuose limousine).
Il gruppo criminale aveva sostanzialmente creato una vera e propria agenzia di viaggi clandestina (omonima di un’agenzia modenese realmente esistente ma estranea alla vicenda).
La falsa agenzia ha colpito anche alcuni hotel della riviera romagnola: millantando la gestione di vari pacchetti di viaggio collegati all’EXPO 2015, il gruppo criminale richiedeva prenotazioni di numerosi soggiorni, pagandoli
anche in questo caso con carte di credito clonate e riuscendo così a farsi corrispondere le commissioni normalmente spettanti all’agenzia intermediaria.
In seguito agli hotel giungeva la segnalazione della frode, quando però ormai gli importi per le commissioni erano stati pagati con ingente danno per le strutture alberghiere.
Le carte di credito utilizzate erano sempre intestate a cittadini stranieri per ritardare la possibilità di verifica della regolarità dell’impiego del titolo di credito “clonate”.
Per carpire ulteriormente la fiducia dell’operatore turistico di turno, il gruppo criminale agiva anche sulle impiegate dell’agenzia, alle quali venivano inviate cento rose rosse, accompagnate da una lettera galante: ovviamente le rose erano state pagate con una carta di credito clonata.
Il gruppo agiva in Italia ed in Spagna, anche se allo stato non sono note le frodi perpetrate in territorio iberico; paese nel quale è comunque accertato confluissero i proventi e dove presumibilmente risiederebbero i vertici dell’organizzazione criminale.
Sul fenomeno delle carte di pagamento elettronico, la Polizia Postale e delle Comunicazioni partecipa già da tempo ad operazioni ad ampio raggio che la vedono impegnata nel controllo di titoli di viaggio acquistati fraudolentemente attraverso l’indebito utilizzo delle carte di credito.
L’illecito utilizzo dei dati delle carte di credito per l’acquisto illegale di biglietti aerei è un fenomeno che comporta non solo enormi perdite finanziarie per le compagnie aeree ed il settore della monetica, ma facilita anche altre forme di illecito, fornendo mezzi di trasporto e generando fondi per il finanziamento della criminalità organizzata a livello globale.
L’ultima in termini di tempo, è l’Operazione “Global Airport Action Day” che ha interessato circa 100 aeroporti in 31 Stati dei cinque continenti, resa possibile anche grazie alla fattiva collaborazione di circa 40 vettori operanti nel campo del trasporto aereo, di Mastercard, Visa, American Express, Diners, Discover, IATA e Perseuss, ed il contestuale supporto di Interpol, Europol, Ameripol, Frontex, Eurojust e Iata.
L’operazione si è resa possibile solo grazie ad un’attività d’intelligence consolidata da una partnership pubblico e privato con la preziosa collaborazione degli uffici antifrode delle varie società emittenti ed intermediarie di carte di pagamento.
Nella direzione del contrasto alle frodi commesse con strumenti elettronici di pagamento si muove OF2CEN (on line frauds cyber center and experts network) che rappresenta un innovativo sistema per il contrasto del Financial Cybercrime in condivisione con le principali realtà bancarie italiane e che, a fronte dei positivi risultati raggiunti, sarà esportato negli altri paesi dell’Unione Europea grazie al nuovo progetto EUOF2CEN, già approvato e finanziato dalla Commissione Europea.