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Scuola: domani sciopero nazionale e presidio davanti alla prefettura di Modena

Sciopera domani – venerdì 20 maggio – per tutta la giornata il personale della scuola (docenti, ata e dirigenti scolastici). La protesta è proclamata a livello nazionale dai sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Confsal Snals. A Modena a partire dalle 10 si tiene un presidio davanti alla prefettura di Modena; i partecipanti sono invitati a portare con sé un libro per simboleggiare la richiesta al governo di maggiori investimenti in istruzione.

«Domani scioperiamo perché il nostro contratto non viene rinnovato da sette anni – spiegano i sindacati – Si stima che il mancato rinnovo contrattuale abbia causato ai lavoratori della scuola una perdita mensile media di 220 euro. A fronte di ciò, nell’ultima legge di Stabilità il governo ha stanziato una cifra che corrisponde a un aumento mensile di 7 euro. La Corte costituzionale ha sentenziato l’illegittimità di ulteriori rinvii. Il governo non ha più alibi per giustificare il mancato avvio della contrattazione, essendo tra l’altro anche stato già sottoscritto l’accordo quadro sui comparti del pubblico impiego, preliminare all’avvio della contrattazione».

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Confsal Snals spiegano che il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (cosiddetto ata) è ignorato dalla legge 107/2015 (“La Buona Scuola”), ma in compenso è oggetto di provvedimenti inaccettabili contenuti nelle ultime leggi di Stabilità, che tagliano gli organici e impediscono di sostituire gli assenti. Perciò i sindacati chiedono lo sblocco del turn over, assunzioni, concorsi per i dsga (dirigenti amministrativi), incremento dell’organico e semplificazione amministrativa.

«Scioperiamo – continuano i sindacati – anche perché vogliamo la scomparsa completa e definitiva del lavoro precario attraverso il riconoscimento pieno di chi ha maturato il diritto all’impiego per avere prestato servizio per almeno 36 mesi da supplente e per avere maturato titoli validi alla stabilizzazione».

Cgil, Cisl, Uil e Snals si battono per una valorizzazione della professione docente centrata, diversamente da quanto prevede la legge 107, sulla valutazione del lavoro collegiale e sull’impegno individuale, alleggerito dagli attuali eccessi burocratici, attraverso l’introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera da definirsi in ambito contrattuale.

«Il salario va ricondotto a un accordo fra le parti e sottratto all’arbitrio di un organo monocratico», ricordano i sindacati, che per i dirigenti scolastici chiedono un riallineamento retributivo rispetto alla dirigenza pubblica, la fine del sistematico ricorso alle reggenze (con l’indizione di un concorso preannunciato e atteso ormai da due anni), l’eliminazione di responsabilità improprie, il ripristino delle risorse regionali sul salario accessorio, la riconduzione alla contrattazione della mobilità e dei conferimenti di incarico.

 

















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