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A quattro anni dal sisma: l’impegno per le comunità dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola

A quattro  anni dal sisma che ha cambiato per sempre la fisionomia della  bassa Modenese,  facciamo il punto  degli interventi per gli edifici  di culto, le opere parrocchiali e le canoniche del nostro territorio realizzati nell’ultimo anno. L’ufficio  ricostruzione post sisma, organismo diocesano che segue l’iter degli interventi, dal momento che la diocesi è considerata a tutti  gli effetti stazione appaltante,   fotografa in questo modo la situazione, al 20 maggio.

“In merito ai lavori della ricostruzione per i danni del terremoto  del  2012  – dice il Vicario Generale  mons. Giuliano Gazzetti – si è cercato con la massima sollecitudine  di dare priorità alla riapertura delle chiese per  renderle agibili e unitamente provvedere al ripristino delle strutture parrocchiali dei centri più colpiti.  Si è cercato innanzitutto di garantire ad ogni parrocchia di avere  almeno un luogo in cui la comunità parrocchiale potesse celebrare la liturgia e svolgere le attività pastorali”.

Sono 47 gli interventi relativi al Piano opere pubbliche 2013-14, con circa 40 milioni di euro erogati; di questi 12 sono con progettazione preliminare in corso; 21 con progettazione esecutiva in corso: 2 con bando di gara in corso di stesura: la chiesa di San Francesco a Modena e la chiesa di Sant’Egidio Abate a Cavezzo; 2 con procedura di gara per affidamento dei lavori: la chiesa di Cittanova;  e la chiesa di San Giorgio a Modena; 1 con lavori in corso, l’Abbazia di Nonantola.

I lavori conclusi  sono  7: la chiesa della Madonna delle Grazie di San Clemente; la chiesa di San Pietro Apostolo a Modena; la chiesa di San Lorenzo della Pioppa; San Pio X a Modena; l’oratorio Madonna del Bosco a Camposanto; l’oratorio di Sant’Anna a Cavezzo; e l’oratorio della Gaviola, a Disvetro di Cavezzo.

Le chiese con lavori in corso relativi all’ordinanza 83/2012 (denominata 9 chiese) sono due, quella di Rivara e quella di Camposanto che sarà riaperta il prossimo  29 maggio,.Gli edifici aperti sono 16, 31 quelli ancora chiusi

Gli edifici in possesso dei requisiti di abitazione civile,  come canoniche o appartamenti abitati, in accordo con la Struttura Tecnica del Commissario Delegato, sono stati spostati dal Piano opere pubbliche alla piattaforma MUDE, da cui ora ricevono direttamente il finanziamento). Sono per lo più canoniche (circa 19) su cui le parrocchie stesse procedono direttamente al ripristino dei danni in accordo con gli uffici diocesani.

Gli interventi relativi all’ordinanza 83/2012 (denominata 9 chiese) sono appunto 9, di cui 6 edifici aperti e 3 con lavori in corso: Rivara, Camposanto e Bomporto, dove si sono resi necessari ulteriori lavori a causa dell’alluvione del 2014.

Sono già stati stanziati altri 9 milioni di euro (ordinanza n. 11/2016) che permettono all’Arcidiocesi, con il Piano Annuale Beni Culturali 2015-16, di completare tutti gli interventi iniziati con il Piano precedente. I criteri della destinazione di questo  stanziamento, come ci segnala l’Ufficio  ricostruzione,  sono stabiliti nell’ordinanza stessa,validi per tutti  i beneficiari  degli stanziamenti  e che tutelano tutti allo stesso modo; il rispetto  dei criteri  osservato in tutti i precedenti finanziamenti  fa sì che la Diocesi possa accedere anche a queste ulteriori  erogazioni.

“Attraverso il lavoro perseverante e competente dell’Ufficio Ricostruzione   – prosegue il Vicario generale – della nostra diocesi, che ringraziamo per quanto svolto, si è potuto dare, fin dall’inizio, la massima trasparenza e legalità alle procedure  di assegnazione dei lavori di ricostruzione,  seguendo le ordinanze che, di volta in volta, la regione ha emanato. E questo senza dimenticare di custodire il patrimonio storico culturale e artistico delle nostre chiese.

Rimane il problema della chiese “nane” (le chiese che hanno avuto crolli o lesioni superiori al 50%) dove si auspica un percorso condiviso con la Sovrintendenza e la Regione per decidere gli interventi più opportuni.  Il lavoro ci impegnerà ancora per diversi anni, ma ci sembra comunque doveroso fin d’ora ringraziare i sacerdoti e le loro comunità parrocchiali  e unitamente la Regione, la Sovrintendenza, le amministrazioni comunali e la protezione civile.

Non possiamo dimenticare infine che le parrocchie e i loro parroci sono state sul territorio una lodevole testimonianza di fede e speranza per tutti”.

 

 

















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