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Debiti, prostituzione e vecchi rancori: madre e figlia arrestate a Bologna per tentata estorsione, rapina e lesioni personali

carabinieri_15I Carabinieri della Compagnia Bologna Centro hanno arrestato una 45enne e una 26enne, nate in Moldavia, residenti a Bologna, per tentata estorsione, rapina e lesioni personali in concorso. I fatti risalgono al pomeriggio del 23 aprile scorso quando, una pattuglia dei Carabinieri, transitando in Piazza dell’Unità, notava un’aggressione in atto da parte di due donne nei confronti di altre due donne che chiedevano aiuto. Avvicinandosi per capire cosa stava succedendo, i militari ricostruivano la vicenda: la lite era scaturita a seguito di una violenta rapina che la 45enne e sua figlia 26enne avevano commesso nei confronti di due connazionali, una 42enne e sua figlia 21enne.

Indagando più a fondo, i Carabinieri hanno scoperto che la rapina celava vecchi rancori nati nel 2004, quando la 42enne era giunta in Italia dal paese d’origine con un viaggio che le era stato pagato dalla 45enne, sua cognata. Dovendo restituire i soldi, la 42enne, esortata dalla cognata, aveva cominciato a prostituirsi per le strade di Bologna. Due mesi dopo, però, la donna cessava l’attività di meretricio, tagliava ogni rapporto con la cognata e andava a vivere da un’amica residente in provincia. Tornata a Bologna nel 2009, la 42enne riusciva a trovare lavoro regolare come badante, ma due anni dopo, alla morte dell’anziano che curava, trovandosi nuovamente disoccupata, si vedeva costretta a vivere facendo dei lavoretti in “nero” in zona “Barca”. A dicembre, la 42enne, mentre si trovava al mercato della “Piazzola”, in compagnia del fratello, incontrava casualmente la 45enne che, dopo averle manifestato l’intenzione di farla uccidere dai suoi amici marocchini e rumeni, le intimava di restituirle, entro un mese, i soldi del viaggio, compresi gli interessi maturati, per un totale di 5.000 euro, che le aveva anticipato undici anni fa. Non riuscendo a far fronte alla richiesta, la 42enne non effettuava alcun pagamento. A febbraio, la 21enne, mentre si trovava a passeggio in via Saragozza, veniva avvicinata dalla zia 45enne, rapinata del suo telefono cellulare e minacciata di morte per le stesse ragioni economiche.

Fino ad oggi, le vittime non avevano mai sporto denuncia perché temevano per la loro incolumità, ma grazie alla professionalità dei militari intervenuti, la cui preparazione professionale prevede anche il caso in cui si affrontino situazioni sociali complesse e persone in difficoltà, si sono sfogate raccontando tutta la storia. Durante la rapina avvenuta in Piazza dell’Unità, le vittime, private dei loro effetti personali, sono state prese a pugni, a calci e anche a morsi. Accompagnate al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna per essere medicate, sono state successivamente dimesse con una prognosi di: 7 giorni per la madre 42enne e 3 giorni per la figlia 21enne.

Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, la 45enne e la figlia 26enne sono state tradotte direttamente in carcere e dopo tre giorni, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna, sono state rimesse in libertà.

 
















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