Tornano le Giornate della laicità: il festival sui diritti civili e di libertà, giunto alla sua settima edizione, si svolgerà a Reggio Emilia sabato 23 e domenica 24 aprile 2016 nella sede dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (viale Allegri 9). Gli incontri, che quest’anno saranno incentrati sul tema “Fare gli italiani”, saranno preceduti da due anteprime: un incontro con Dario Fo, venerdì 22 aprile, e un aperitivo tra musica e cinema in programma giovedì 21 aprile.
Tra i partecipanti, alcuni tra i più importanti intellettuali italiani, quali Paolo Legrenzi, Armando Massarenti, Carlo Flamigni, Nicola Tranfaglia, Gaetano Azzariti, Mariarosa Buttarelli, Pierfranco Pellizzetti, Enzo Marzo, Jacopo Tondelli, Federico Tulli, Enrico Donaggio, Maurizio Mori, Demetrio Neri.
Il programma delle Giornate della laicità 2016 è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il direttore delle Giornate della laicità 2016 Giorgio Salsi; Daniele Catellani, presidente di Arci – sede territoriale di Reggio Emilia, e Valeria Montanari, assessore a Agenda digitale, Cura dei quartieri e Partecipazione del Comune di Reggio Emilia.
Quale contributo può dare la cultura laica, libera e critica al rilancio di un nuovo progetto per ‘formare italiani dotati d’alti e forti caratteri’? “Ci è sembrato indispensabile – ha spiegato Giorgio Salsi – affrontare una questione annosa e fondamentale, sempre elusa nel nostro Paese: la necessità cioè, per lo Stato, di ‘costruire’ quello spazio pubblico di appartenenza e cittadinanza, fondato su principi e valori della Carta costituzionale, attraverso la tutela della libertà di coscienza, del pluralismo, della laicità, della garanzia della libertà degli individui e dei corpi sociali. In Italia qualsiasi progetto di ‘fare gli italiani’ ha dovuto inevitabilmente confrontarsi con l’ingombrante presenza di una gerarchia ecclesiastica molto radicata nella sfera pubblica, che ha generato continue sovrapposizioni e intrecci, e con quegli aspetti negativi tipici del carattere degli italiani, come sudditanza verso il potere, conformismo e scarso senso dello Stato. Da questo punto di vista non aver approfittato della nostra Carta costituzionale – frutto della Resistenza, della lotta antifascista e della Liberazione ma anche di conquiste politiche, sociali, culturali e di apporti ideali che in una storia plurisecolare europea hanno plasmato la nostra vita collettiva – è stata una gravissima opportunità sprecata per rilanciare la formazione di una cittadinanza matura e consapevole e per cambiare quelle caratteristiche proprie degli italiani, una delle cause principali di vent’anni di dittatura e perdurante sudditanza al potere”.
Il presidente di Arci Reggio Emilia Daniele Catellani ha ribadito come “ogni anno le Giornate della laicità crescano e migliorino: quest’anno hanno raggiunto un livello davvero eccelso, ancora una volta grazie al prezioso lavoro dei volontari impegnati nella loro realizzazione. Come Arci collaboriamo con l’organizzazione del festival nella convinzione che la laicità, che è uno dei principi del nostro stesso statuto, sia un terreno fertile dove sviluppare tutti i progetti culturali, in modo da garantire la diversità e il confronto”. L’assessore a Agenda digitale, Cura dei quartieri e Partecipazione del Comune di Reggio Emilia Valeria Montanari ha infine ringraziato i volontari delle Giornate della laicità e Arci che “restituiscono alla città un’occasione di dialogo, approfondimento e ricerca unica sul pensiero laico, che non deve essere data per scontata”. L’assessore ha voluto sottolineare, in particolare, la rilevanza data alla riflessione sul pensiero scientifico. “Oggi siamo in una fase storica nella quale il trasferimento tecnologico rappresenta una competenza in grado di portare la collettività verso il futuro, se sviluppata in concomitanza con una cultura scientifica razionale e forte, che oggi in Italia non è molto praticata. Bisogna recuperare terreno su questo aspetto, per dare maggiori possibilità ai nostri giovani e anche alle donne, che ancora oggi sono una minoranza nella cultura scientifica e razionale”.