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Modena, il bando nidi nel nuovo piano dei servizi educativi

Nido_4“Le iscrizioni ai nidi d’infanzia sono state posticipate di qualche settimana – e abbiamo già annunciato l’apertura per il 20 aprile – per consentire di inserire il servizio tradizionale in un Piano complessivo dei servizi educativi frutto di un’ampia riflessione sul tema che portasse a individuare risposte ai bisogni espressi dalle famiglie e a proporre sperimentazioni. Dal 18 aprile sarà possibile visitare i nidi e il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 19 maggio”.

Lo ha annunciato il vice sindaco assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza in Consiglio comunale oggi, giovedì 14 aprile, rispondendo a due interrogazioni relative ai nidi e sottolineando che “in queste settimane ci siamo confrontati con i genitori, per approfondire i contenuti dell’indagine sui bisogni delle famiglie, con le educatrici e il personale della scuola. Abbiamo incontrato i sindacati. E ci siamo confrontati con la maggioranza”.

La prima delle due interrogazioni, presentata dal consigliere di Fas Francesco Rocco, chiedeva i motivi del ritardo del bando e riferendosi alla possibilità che le famiglie, nell’attesa, si rivolgessero a strutture private, il consigliere affermava che “si potrebbe delineare in prospettiva un depotenziamento del settore pubblico e una progressiva dismissione del servizio per cause naturali che tali non sono perché provocate ad arte”. La seconda interrogazione, presentata dal capogruppo di Per me Modena, Giuseppe Campana, chiedeva quali politiche si intendano avviare per modificare il trend in atto di riduzione del numero di bambini frequentanti i nidi; come si intenda usare la struttura del nido Todi; se si intenda chiudere anche il nido Triva; come si delineerà in futuro il sistema educativo 0/6 anni rispetto a gestione comunale e a quella in appalto.

“Maggiore diversificazione dell’offerta con la sperimentazione di aperture oltre l’attuale calendario, in particolare a luglio, e di servizi innovativi e più flessibili per rispondere alle esigenze delle famiglie tenendo conto anche dell’indagine condotta. E stimoli alla domanda attraverso il contenimento delle tariffe in un’ottica di equità, con una riduzione delle rette per quasi 100 mila euro, che andrà ad incidere soprattutto sulle famiglie con le situazioni economiche più svantaggiate. Queste – ha spiegato l’assessore Cavazza – le leve su cui intendiamo agire. In questa azione, i servizi integrativi rappresentano un tassello importante di offerta dei servizi 0-3 anni, che sarà rafforzato e consolidato anche attraverso la sperimentazione presso il nido Triva di diversi servizi in grado di andare incontro alle esigenze delle famiglie: dai centri bambini genitori, ai laboratori per genitori, allo Spazio lettura il Sognalibro, alla sperimentazione di un servizio di nido al sabato mattina. Non abbiamo quindi nessuna intenzione di chiudere quello che è stato a Modena il primo servizio educativo rivolto alla fascia 0-3 – ha sottolineato Cavazza – riteniamo anzi sia il luogo ideale in cui sperimentare nuove forme di servizio in grado di rispondere alle richieste delle famiglie in un quadro in cui stanno rapidamente cambiando le condizioni professionali e logistico familiari, oltre che le condizioni economiche e le richieste di sostegno anche in termini educativi”.

Per l’assessore, inoltre, “ è importante agire anche sul fronte del consolidamento di una cultura tra le famiglie che rafforzi la concezione del nido quale opportunità educativa per i figli; un aspetto su cui lavoreremo attraverso iniziative di informazione a diversi livelli. Per quanto riguarda il Todi, per il quale già lo scorso anno le domande erano andate esaurendosi (nella stessa zona i nidi Barchetta e Stella danno una risposta soddisfacente alla richieste), riteniamo che la struttura possa essere trasformata in scuola d’infanzia, di cui c’è per altro bisogno, anche in grado di valorizzare risposte didattiche innovative”. Lo stesso edificio ospitò in passato un servizio di questo tipo.

In merito all’intero sistema 0/6, il vice sindaco ha ricordato che l’attuale quota di posti a gestione pubblica diretta è stabilmente sopra il 50 per cento del totale dell’offerta nel segmento 0-3 anni e oltre il 40 per cento in quello 3-5 anni, considerando anche le scuole statali. “E si intende mantenere forte la presenza del Comune nel governo dell’intero sistema dei servizi educativi. Sulle formule gestionali indirette (appalti, concessioni, Fondazione Cresci@Mo), con cui giungiamo alla totalità dei servizi di nido e a oltre due terzi di quelli di infanzia, il Comune esercita un forte ruolo di indirizzo e controllo attraverso la programmazione dei servizi erogati, la gestione del coordinamento pedagogico, le iscrizioni con criteri di accesso omogenei, la formazione del personale, la partecipazione dei genitori, la definizione e il controllo delle tariffe. A fronte di oltre venti dipendenti in meno (per pensionamenti o passaggi allo Stato di insegnanti) e nell’impossibilità per il Comune di assumerne altrettanti, “abbiamo scelto di trasformare questi vincoli in opportunità andando a rafforzare la presenza del pubblico nel sistema scuola, con un ruolo centrale per la Fondazione Cresciamo alla quale saranno attribuite tre nuove scuole d’infanzia, passando così da sette a dieci. I minori costi di questa soluzione, che garantisce la possibilità di avere il personale per i nidi comunali evitando quindi di doverli appaltare, consentono – spiega Cavazza – di attivare le sperimentazioni sui nidi e sulle scuole d’infanzia, come l’apertura a luglio nell’estate del 2017, almeno per una o due settimane, ma anche di intervenire in modo significativo sulle rette dei nidi e di prevedere incentivi economici per il personale comunale e per quello della Fondazione, con assunzioni di insegnanti a tempo indeterminato e un intervento sulla produttività per un maggiore equilibrio dei compensi rispetto ai dipendenti comunali. Per la definizione dei contenuti dei servizi flessibili continueremo il percorso di confronto con gli operatori attraverso specifici tavoli tecnici, così come continuerà il confronto con le rappresentanze sindacali del settore.

 

GLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI

Nel dibattito sottolineati i nuovi bisogni delle famiglie e la necessità di adeguarsi ai cambiamenti, i limiti agli enti locali imposti dal governo e il rischio di un calo del welfare.

Le due interrogazioni sul tema dei nidi, presentate dai consiglieri Francesco Rocco di Fas-sinistra italiana e Domenico Campana di Per me Modena nel Consiglio comunale di giovedì 14 aprile, sono state trasformate in interpellanze dopo la risposta dell’assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza.

Aprendo il dibattito per il Pd, Grazia Baracchi ha ricordato come “quelli che sono stati definiti ritardi nell’apertura del bando, siano dovuti anche alla necessità di elaborare proposte adeguate ai bisogni delle famiglie emersi dall’indagine effettuata e dettati anche da un’organizzazione familiare e lavorativa che non è più quella di quando i servizi sono nati. Il nido viene vissuto in modi diversi, ma dobbiamo rafforzare il concetto che è un servizio educativo, che deve avere al centro il bambino, ma ha anche un valore sociale che, attraverso l’incontro e il confronto che i genitori hanno chiesto di aumentare, rafforza la comunità”. Paolo Trande ha ribadito che, con i cambiamenti in atto, bisogna puntare a “far crescere oltre il 40 per cento attuale il livello di frequenza ai nidi. Uno dei segreti della nostra economia è aver permesso a migliaia di donne di lavorare e uno dei motivi per cui ricrescita non parte è che abbiamo un tasso di occupazione femminile ancora troppo basso”. Per Caterina Liotti “dovremo avere attenzione sulla qualità del progetto educativo e la risposta dell’assessore sulla Fondazione ci rassicura. Credo che questa sia una sfida grande, perché non è semplice cambiare ma dovremo impegnarci tutti per farlo al meglio, le famiglie devono sapere che se decideranno di fare un bambino avranno a disposizione un servizio, di sicuro, non eventualmente se entreranno in graduatoria”.

Per il M5s Elisabetta Scardozzi ha chiesto una serie di approfondimenti su cosa si intende per servizi innovativi, su come saranno gestiti e da chi, con quali modalità saranno comunicati, ponendo inoltre il problema di come mai la Fondazione riesca ad avere costi minori rispetto al Comune. Viene pagato meno il personale o riescono ad avere risparmi che come Comune potremmo replicare?”.

Marco Cugusi di Sel ha sottolineato il taglio, da parte del governo, delle autonomie locali, “messe ai margini, senza nemmeno più il potere di decidere per i nostri territori. È per questo, per il fatto che non possiamo sostituire il personale, che oggi ci ritroviamo a discutere di come gestire i nidi continuando a rispondere ai bisogni delle famiglie”. Una seconda questione, secondo il consigliere, è la necessità di rivedere i contratti degli educatori, in modo che i nidi possano restare aperti anche a luglio.

Nella replica Francesco Rocco ha sostenuto che è “del tutto evidente che, con l’impossibilità di sostituire i dipendenti che vanno in pensione, non esisterà più un sistema Modena o Reggio. Sono d’accordo sulla Fondazione solo perché mi rendo conto che non possiamo fare diversamente, ma cosa succederà quando qualcuno dall’alto vi dirà che la fondazione non è del Comune?”. Anche Domenico Campana ha sottolineato la “condizione di necessità nella quale si trova l’Amministrazione ma sono preoccupato che ci sia uno scivolamento verso una continua riduzione del welfare locale che non è solo questione di custodia ma di crescita educativa. La sperimentazione va fatta a livelli ampi perché è inedita la realtà, con grandi cambiamenti demografici ed etnici, che abbiamo di fronte”.

Nell’intervento conclusivo l’assessore Cavazza ha ribadito che “partiamo dalla necessità di dare risposte, anche nuove, ai bisogni nuovi espressi dalle famiglie. A Modena abbiamo un sistema di welfare misto, che è stato valutato positivamente sia da chi l’ha utilizzato direttamente che da chi lo conosce solo attraverso le descrizioni, basato su un principio di realtà che da una parte ci fa indagare i bisogni delle famiglie e dall’altra ci mette di fronte ai vincoli, amministrativi ed economici, che abbiamo. Noi dobbiamo tenere ferma la barra sul governo pubblico e sulla qualità dei servizi, poi la bontà della nostra proposta sarà valutata dal tasso di adesione delle famiglie”:

















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