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“Noicontrolemafie” al via, Reggio unita per la legalità

noi1“Linguaggi dell’arte & crescita civile” è il tema che ha aperto questa mattina nell’aula magna dell’Università “Noicontrolemafie”, il Festival della legalità promosso per il sesto anno alla Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con diversi Comuni e Rosa Frammartino e con la direzione scientifica dello scrittore e studioso di mafie Antonio Nicaso. Dunque del contributo di letteratura, cinema e teatro a favore della legalità e contro le mafie – ma inevitabilmente anche di televisione, con la recente discussa intervista di Bruno Vespa a Salvo Riina – al centro della riflessione proposta in avvio di festival agli studenti di Ariosto, Canossa, Chierici, Galvani-Iodi e Zanelli.

Ad aprire la giornata, lo stesso direttore scientifico di “Noicontrolemafie”, Antonio Nicaso, che ha ricordato come la mafia “oltre ad essere reazionaria perché mai sta dalla parte dei poveri contro i ricchi o dei deboli contro i forti, ma cerca sempre di stringere rapporti e affari con il potere, è più che un modo di essere un modo di fare e dunque è esportabile e riesce a raggiungere altre regioni, come dimostra il processo Aemilia, nato da una imponente operazione contro la ‘ndrangheta e che si sta celebrando proprio in questi giorni”.

Ma per Nicaso, “è opportuno non farsi distrarre dal frastuono dell’albero che cade, ma concentrarci anche sul rumore della foresta che cresce, come lo straordinario lavoro che da sei anni qui a Reggio Emilia si sta facendo nelle scuole e con le scuole per far comprendere ai giovani la pervasività e la pericolosità delle mafie, nonché l’importanza di scegliere subito da quale parte stare”.

“Non è più tempo dell’impegno straordinario di pochi, ma dell’impegno ordinario di molti, un impegno che deve partire dal non dimenticare, perché purtroppo abbiamo sempre tradito la memoria collettiva in questo Paese gattopardesco in cui tutto cambia per restare com’è – ha aggiunto – Riflettere su tutto quello che abbiamo già vissuto, anche qui in questa che è terra di Resistenza, oggi chiamata a una nuova Resistenza e a una nuova Liberazione”. Nicaso ha quindi concluso ricordando agli studenti che possono “fare davvero tanto, innanzitutto capire l’importanza delle regole e dell’onestà, non cedere alla logica dei compromessi che ci spinge a trovare scorciatoie nella vita e capire da quale parte stare: una scelta che io, purtroppo, ho dovuto fare a soli 6 anni, quando il papà del mio compagno di banco, che da quel giorno ha smesso di sorridere, è stato ammazzato come un cane in piazza davanti a tanta gente che ha preferito passare 48 ore in carcere più di dire quello che aveva visto…”.

Sul rumore della “foresta che cresce” si è soffermato anche il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi: “E’ vero, a un paio di chilometri da qui si sta celebrando il processo Aemilia, la giustizia farà il suo corso, ma la comunità reggiana, di cui voi giovani siete la componente più importante e preziosa, per una settimana a partire da oggi rifletterà e si confronterà sul pericolo delle mafie e sulla volontà di opporci alle infiltrazioni. E al vostro fianco ci sono tutti gli enti locali, dalla Regione ai Comuni passando per la Provincia, che con umiltà e disponibilità hanno voglia di faticare, di mettersi in discussione per vedere cos’altro si può fare per respingere ogni forma di mafia. E ci sono anche tutte le istituzioni, dalla Prefettura alle forze dell’ordine, perché tutti noi, come direste voi ragazzi, andiamo d’accordo e lavoriamo insieme per generare un sistema che sia efficace contro le mafie”. Proprio questa unità di intenti a livello istituzionale, “che non è scontata e che purtroppo non si verifica ovunque, specie laddove prevale il protagonismo, è una buona notizia, così come il fatto che  il processo Aemilia alla fine si stia facendo qui a Reggio Emilia, grazie all’impegno di tanti enti perché nessuno ha voluto nascondere la testa sotto la sabbia, o come i tanti strumenti che dal punto di vista amministrativo ci stiamo dando per svolgere al meglio il nostro lavoro quotidiano e rafforzare il contrasto all’illegalità”.

“Questo è un territorio che è stato resistente e che resistente vuole rimanere, ma ci riuscirà solo attraverso la scelta di una intera comunità, perché l’impegno parziale di qualcuno non basta”, ha concluso il presidente Manghi.

Dopo i saluti portati da Felicita Buscaino a nome del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Reggio Emilia Antimo Ponticiello, Donato Santeramo – ordinario di letteratura italiana e di teatro e spettacolo all’Università di Queen’s del Canada – ha svolto la prima relazione, incentrata sull’“influenza della cultura nelle cose degli umani, a partire da come è percepito il crimine organizzato e soprattutto la mafia, oggi un nome-contenitore che si utilizza per qualsiasi organizzazione criminale”. Dal debutto di questo termine in un dramma teatrale del 1863 al cortometraggio muto The black hand del 1906, fino ai film della saga del Padrino con le romanze della “Cavalleria rusticana” e a un “terribile spot della Pepsi” (mai per fortuna giunto in Italia…), Santeramo si è soffermato sui pericoli della creazione del “mito-mafia”, sottolineando come “simbolismo, riti e miti alimentino più del denaro e del potere la cultura mafiosa e la facciano perdurare nel tempo”. “Demistificare le mafie significa allora anche decostruire i significati artificiosi e falsi dei loro simboli e rivelare la loro vera brutale natura e ragion d’essere”, ha concluso.

Da Francesco Maria Gallo, mass-mediologo e director Public affairs di @Publivideo2, il primo riferimento alla discussa intervista del figlio del boss dei boss Totò Riina a “Porta a porta”: “ Bisogna evitare che la tivù  di Stato possa garantire palcoscenici a chi lancia messaggi e non contribuisce a farci conoscere il fenomeno mafioso – ha detto – Non  voglio criminalizzare Salvo Riina, ma mi chiedo che effetto faccia questa persona che promuove il suo libro su una televisione pubblica di cui ora siamo obbligati a pagare il canone: personalmente ritengo offesa la mia dignità di persona che ogni giorno con la propria intraprendenza cerca di sbarcare il lunario da un messaggio che sembra voler dirci che l’essere figlio di un criminale o associarsi alla criminalità paga molto di più…”.

“Vero che sulla Rai troviamo anche belle trasmissioni come “Report” Gabanelli, ma alla fine da venti giorni si parla ovunque dell’intervista di Vespa e Salvo Riina sta stravendendo il suo libro, mentre voi magari che siete dei talenti non trovate nessuno ad aiutarvi se non i vostri coraggiosi insegnanti”, ha aggiunto citando anche il caso di un “mio caro amico, Alessandro Valtulini, straordinario talento musicale e giovanissimo direttore di orchestra che ha scritto opere sinfoniche meravigliose, le ha sottoposte alla Scala di Milano e a diversi impresari senza manco ricevere una mail di rifiuto, e che a 25 anni è stato chiamato a Londra a dirigere la Philharmonia Orchestra, perché là non esiste il nepotismo”. Nepotismo  che è un “fenomeno di mafiosità – ha aggiunto – Anche il non riconoscimento del talento altrui porta a una concezione distorta e sbagliata del nostro modo di essere, spinge a scendere a compromessi,  significa contaminarsi, annegarsi nella pratica della criminalità”. Dopo aver definito “veri e propri eroi sociali gli insegnanti che tra mille difficoltà si impegnano a farvi crescere e a scegliere bene”, Gallo ha quindi esortato gli studenti a studiare, leggere e informarsi “perché solo la formazione e la conoscenza portano al cambiamento e a comprendere ciò che è bene e ciò che è male”.

Ultimo intervento quello del sindaco di Rubiera Emanuele Cavallaro, che ha pure fatto riferimento all’intervista a Salvo Riina: “Come hanno smascherato le Iene, il figlio del boss ha preteso e ottenuto di avere le domande in anticipo, non siamo più dunque nel genere giornalismo, ma nella fiction, e quella intervista contribuisce purtroppo a pieno titolo a  propagare il mito della mafia e, come si diceva giustamente prima, a intossicare la nostra società: esattamente come l’atteggiamento di quella famiglia di camorristi che arrivò a Rubiera negli anni Settanta e che, presentandosi al bar col “Ferrarino”, lanciava un chiaro messaggio di come i soldi facili e rapidi li facessero i furbi e i prepotenti”.

Da qui l’importanza “di investire sulle infrastrutture culturali, in grado di progettare a lungo periodo, come la stessa scuola o come la “Corte ospitale” di Rubiera, un centro di produzione teatrale che ha ospitato i lavori di una bellissima “Gerusalemme liberata” realizzata con studenti e detenuti del carcere di Castelfranco Emilia, ha concluso il sindaco Cavallaro dando appuntamento per domani sera al teatro ’Herberia di Rubiera per lo spettacolo “Knockout” realizzato con gli studenti a cura di Alessandro Gallo.

A conclusione della mattinata, Nicaso ha sottolineato l’attenzione con cui le classi di Ariosto, Canossa, Chierici, Galvani-Iodi e Zanelli hanno seguito le relazioni e ha invitato gli studenti a prendere carta e penna per annotarsi un aforisma dello statista e filosofo irlandese Edmund Burke sul quale riflettere: “L’unica cosa necessaria perché il male trionfi è che i buoni non facciano nulla”.

 

















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