Con l’assunzione regolare di acido folico scende del 70% il rischio di malformazioni nei neonati, come la spina bifida o l’anencefalia. A ricordarlo è Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, citando i dati emersi nell’ambito dei workshop organizzati a Expo dal Ministero della Salute. Il dottor Paolo Salerno, ricercatore del centro nazionale malattie rare dell’Istituto superiore di sanita, ha spiegato quanto sia fondamentale per prevenire malformazioni congenite dei figli che le donne non accusino una carenza di vitamina B9, nota appunto come acido folico. In gravidanza il fabbisogno di acido folico aumenta e pertanto non lo si assicura più soltanto con un’alimentazione corretta. Di qui la necessità di integrare l’assunzione di acido folico purchè lo si faccia prima della gravidanza e durante le prime settimane. Oltre questo tempo – ha spiegato il professor Salerno – sarebbe solo una spesa sanitaria senza senso. Il tubo neurale, da cui si origina il sistema nervoso centrale, si chiude tra il secondo e il terzo mese dopo il concepimento, significa che nel momento in cui una donna va mediamente dalla ginecologa per accertare una gravidanza, un’eventuale malformazione si è già determinata. Per esercitare quindi un’azione di prevenzione è necessario intervenire prima: ecco perchè le raccomandazioni suggeriscono un’assunzione di 0,4 mg di acido folico al giorno a tutte le donne che programmano una gravidanza già da un mese prima e per i tre mesi successivi. In questo modo si può beneficiare dell’azione preventiva rispetto al rischio di malformazioni congenite del neonato, ma anche quello di esiti avversi della gravidanza, come ritardo di crescita interuterina, parto prematuro, lesioni placentari”. L’Istituto superiore di sanità è attivo in una campagna capillare che porti il messaggio nei luoghi di vita delle giovani coppie, come studi medici, scuole, palestre, corsi prematrimoniali.
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