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Sabato la presentazione della nuova Squadra di Sicurezza Fluviale della Consulta Provinciale del Volontariato per la Protezione Civile

Squadra-Sicurezza-FluvialeNuova nata in casa della Consulta Provinciale del Volontariato di Protezione Civile di Modena, la “Squadra Sicurezza Fluviale” ha come logo ha una nutria. Sono tutti volontari, una ventina per ora, e saranno gli angeli custodi dei Volontari operativi nelle criticità e nei contesti particolari di una  emergenza idraulica. La nuova squadra sarà ufficialmente presentata ai cittadini e alle autorità sabato mattina alle 10.00 a Campogalliano, presso il Jonathan Ecocampus di Via Albone 14, con alcune dimostrazioni pratiche.

Si tratta di un Team altamente specializzato, composto da volontari appartenenti ai diversi gruppi che formano la Consulta con particolari attitudini in tecniche alpinistiche e natatorie, e che solo dopo aver superato un test selettivo psico-fisico d’ingresso, hanno accesso al corso specialistico. Corso che impone anche aggiornamenti e addestramenti con cadenza almeno mensile, pena l’esclusione. E’ richiesta anche la disponibilità operativa su tutto il territorio regionale.

“Abbiamo realizzato una formazione innovativa, che non ha precedenti in altri gruppi di protezione civile – afferma Roberto Ferrari, Presidente della Consulta modenese – raccogliendo la passione e le attitudini di un gruppo di Volontari al servizio di altri Volontari. Solo a loro, e non alla popolazione, è rivolta questa iniziativa, non volendo e non potendo in alcun modo sostituire chi questa attività svolge come mestiere e con grande professionalità tutti i giorni”.

“L’iniziativa nasce infatti dall’esigenza di proteggere da cadute accidentali in acqua i nostri volontari – dichiara  Gianluca Ugoletti, coordinatore della squadra – sempre più spesso impegnati in attività di sorveglianza idraulica sui fiumi Secchia e Panaro. Basti pensare che in occasione della piena di fine febbraio più di 700 volontari sono stati impegnati in attività di vigilanza e di intervento, in condizioni spesso rischiose, perché svolte in mezzo all’acqua e al fango, spesso con scarsa visibilità. Il nostro intervento è di prevenzione, non di soccorso vero e proprio, affiancando i volontari in operatività, fornendo loro dispositivi di protezione personale, formazione specifica e assistenza in loco”.

















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