Come si comportano i pazienti che assumono contemporaneamente più di un farmaco, insieme ad integratori, nutraceutici o prodotti naturali? È questa la domanda alla quale ha cercato di dare risposta una ricerca scientifica condotta da Silvia Alboni, ricercatrice dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in sinergia con alcune delle farmacie Federfarma di Modena e provincia. I risultati di questa indagine conoscitiva sono stati esposti nel dettaglio nella serata di martedì 15 marzo, presso la sede di Federfarma Modena. All’incontro hanno partecipato non solo i ricercatori coinvolti e i farmacisti, ma anche una rappresentanza dell’Azienda Usl di Modena e dell’Ordine dei Medici, a sottolineare l’importanza trasversale dell’indagine e del tema delle interazioni pericolose tra farmaci.
LA RICERCA – Durante i mesi scorsi, 34 farmacie hanno sottoposto centinaia di clienti ad un questionario, nel quale sono state riportate le diverse specialità medicinali e altri tipi di prodotti che i pazienti assumevano in contemporanea. Lo scopo era quello di valutare in quanti casi si potevano riscontrare le interazioni pericolose tra diverse sostanze documentate nella letteratura scientifica. In altre parole, il sondaggio aveva lo scopo di comprendere il comportamento dei cittadini-pazienti, alle prese con un consumo di farmaci sempre in crescita, che non si limita solo alle prescrizioni mediche , ma anche ad un fenomeno “fai da te” dovuto all’ampliamento delle fonti di informazione sul web.
NUMERI – I dati – su un campione di popolazione vasto, rappresentato in percentuale prevalente da donne e da un’età media di 66 anni – hanno dimostrato come molte persone arrivano a “consumare” con maggiore frequenza 5 differenti prodotti in contemporanea, cifra alla quale si raggiunge una certa probabilità di interazioni farmacologiche rischiose. Le interazioni rischiose, tuttavia, riguardano quasi esclusivamente le specialità medicinali, con un consumo di integratori che risulta al di sotto delle stesse aspettative dei ricercatori. Nel corso dell’indagine è stato sperimentato anche un software specifico, Interaction Explorer ©, realizzato dal docente di psicofarmacologia Marco Venuta: questo strumento ha permesso al farmacista di accedere ad un database sempre aggiornato con tutti i casi di interazioni pericolose accertati dalla ricerca medica.
Il progetto, che potrà avere ulteriori sviluppi in futuro, segna una svolta significativa sotto diversi punti di vista. Il primo è sicuramente il rapporto tra farmacia e paziente, dove il cittadino entra a far parte di un percorso sempre più incentrato sulla tutela della salute nel rapporto con un professionista sempre aggiornato e scrupoloso: la ricerca, infatti, ha dato la possibilità di un ulteriore aggiornamento professionale in un campo scientifico ancora controverso e poco esplorato. Sono stati gli stessi cittadini, venuti a conoscenza del progetto, a chiedere direttamente informazioni al farmacista, con il quale molte volte hanno un dialogo più diretto e completo che non con i diversi medici e specialisti a cui si rivolgono.
In secondo luogo, ma non meno importante, è stata avviata una riflessione che dovrà divenire sempre più concreta sul rapporto tra medico e farmacista. Durante il progetto infatti, i casi di interazioni rischiose sono stati oggetto di segnalazione da parte del farmacista al medico curante del paziente o, nei casi più scientificamente rilevanti di eventi avversi, all’Agenzia Italiana del Farmaco. Sempre nell’ottica della tutela della salute del paziente, è emersa con forza la necessità di migliorare e rendere sempre più stabile la comunicazione tra chi prescrive i farmaci e chi li distribuisce.