E’ “allarme legionella”, negli ospedali modenesi, come quello di Baggiovara. Sono i numeri a dirlo: sia quelli riferiti alla presenza del pericoloso batterio nelle acque presenti nell’ospedale di Modena, sia gli stanziamenti ingenti (4 milioni e mezzo) fin qui spesi in azioni di contrasto all’infezione, investiti per gli ospedali della città e della provincia. Il consigliere regionale della Lega Nord, Stefano Bargi, ha presentato un’interrogazione all’Assemblea legislativa, per vederci chiaro sulla questione. «Sappiamo che, della somma stanziata, l’Ausl ha destinato 3,6 milioni di euro per gli ospedali di Baggiovara, Carpi, Castelfranco, Mirandola, Pavullo e Vignola; ed altri 130 milioni per l’ospedale di Sassuolo – avverte Bargi –. La versione ufficiale è che il motivo risiederebbe nell’azione corrosiva delle tubature, anche per un ospedale praticamente nuovo come quello di Baggiovara».
Per la cronaca, la spiegazione al dilagante fenomeno della legionella, risiede nel fatto che la zincatura messa a protezione delle tubature sarebbe “particolarmente sensibile”, a temperature superiori a 60 gradi e all’azione del cloro. In pratica, se nel 2010 uno studio del Dipartimento di Ingegneria dell’Università non avrebbe individuato difetti costruttivi nell’ospedale cittadino, pare (da fonti ufficiali) che una volta intaccata la tubatura, l’azione corrosiva divenga inarrestabile.
«Vorremmo capire, una volta per tutte, se il problema sia questo – dice Bargi – o se il fenomeno della legionella sia legato invece ad un inquinamento microbico della falda acquifera, dalla quale pescano i pozzi che riforniscono l’ospedale. In tal caso, sarebbe opportuno riferire se altre strutture pubbliche o private utilizzino le stesse fonti idriche e se non si ritenga utile (anche ai fini di evitare ingenti costi di manutenzione degli impianti) allacciare l’ospedale all’acquedotto di Modena, risolvendo in modo definitivo il problema».