Il rischio che l’emergenza-urgenza non sia più pienamente confacente con l’esigenza dei territori montani, è stato palesato anche durante l’ultima Assemblea legislativa. Durante la quale la Lega Nord aveva palesato tutti i propri dubbi, relativamente al riordino del servizio del 118. Adesso, con le modifiche apportate nel rapporto tra i medici di continuità assistenziale e la Centrale operativa 118, «Dal 1° marzo scorso – spiega il consigliere regionale Ln, Stefano Bargi, che ha presentato all’assemblea un’interrogazione – a bordo di ogni mezzo dell’Avap di Zocca, dall’Ausl di Modena viene assicurata la presenza di un infermiere 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. I medici di continuità assistenziale, invece, non percepiranno più alcun contributo relativamente alla funzione del 118, né verranno selezionati e addestrati, in base ai vigenti criteri.» Nella sostanza, i mezzi di emergenza arriveranno a casa dei pazienti, anche in zone montane come Zocca o Montese, per fare alcuni esempi, senza medico a bordo. Infatti, soltanto «qualora l’infermiere intervenuto riscontrasse criticità – dice Bargi – il medico di continuità assistenziale valuterà l’opportunità e la possibilità di un suo intervento.» In assenza di fonti legislative che disciplinino il suo rapporto con il servizio di emergenza-urgenza, si correrà il rischio che i medici di continuità dovranno estendere la copertura della propria polizza assicurativa per la responsabilità messa in gioco nel servizio di emergenza. Bargi interpella, quindi, la Giunta regionale, per chiedere come stiano effettivamente le cose, e come si giudichi la sperimentazione messa in atto dall’Ausl di Modena («mette a rischio la salute dei cittadini?», cercando una soluzione anche per la questione assicurativa dei medici di continuità assistenziale. Per i quali si è creato di fatto un vuoto nei rapporti con il 118.
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